[Forumlucca] Lettera aperta

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Autor: Eugenio Baronti
Data:  
A: FORUM LUCCA
Assumpte: [Forumlucca] Lettera aperta
Lettera aperta agli iscritti e ai simpatizzanti di rifondazione comunista
della Toscana



Care compagne e cari compagni,



non so quanti potranno leggere questa lettera, la scrivo nella speranza che
possa raggiungere, magari con un passa parola, tutti/e voi. Credo sia
giunto il momento di chiarire pubblicamente la mia posizione rispetto al
PRC. Da quello che si dice in giro, ma anche da quello che si scrive sulla
stampa locale, si evince che quasi tutti continuano a considerarmi ancora
un dirigente di questo partito, cosa del tutto comprensibile in
considerazione del fatto che per diciannove anni ne sono stato dirigente e
figura pubblica riconosciuta, soprattutto nella provincia di Lucca. Ho
sempre avuto importanti responsabilità politiche: membro del Comitato
nazionale per diversi anni, del Comitato politico regionale, segretario di
federazione, consigliere comunale e infine assessore comunale a Capannori e
poi, per ultimo, Assessore regionale in Toscana. Non ho intenzione
assolutamente di cancellare questa mia lunga storia di militanza politica
che mi appartiene e rivendico con orgoglio, fino in fondo, perché questo
partito rappresenta una bella parte di storia della mia vita.



Pur tuttavia ho deciso che quest’anno non rinnoverò la tessera di
iscrizione, è una decisione meditata, ponderata e irrevocabile, perché mi
sento fuori da questa esperienza per diversi motivi: il primo è
squisitamente politico, penso che questa esperienza sia andata esaurendosi;
la scommessa politica della rifondazione di un nuovo pensiero e di una nuova
cultura politica comunista, all’altezza delle sfide di questo nuovo
millennio, è sostanzialmente fallita, non c’e l’abbiamo fatta, prova ne sia
che, a 19 anni di distanza, siamo stati addirittura cancellati dalla
rappresentanza istituzionale nelle aule parlamentari. Sopravviviamo in
maniera del tutto marginale in qualche consiglio regionale di qualche
regione, provincia e comune, sopravviviamo appunto, che è cosa ben diversa
da essere politicamente vivi e attivi. Il secondo motivo è che personalmente
ritengo la prospettiva della federazione della sinistra una proposta
politica che viene fuori tempo massimo, se fosse stata avanzata prima dello
sciagurato congresso del PRC, forse potevamo scrivere una pagina diversa
della nostra storia, adesso, a mio modesto parere, rappresenta una non
prospettiva, perché praticamente si rivolge e coinvolge fantasmi politici,
gusci vuoti, il PdCI, che tra declino e scissioni praticamente si è
liquefatto, Socialismo duemila che rappresenta, con tutto il dovuto rispetto
per alcuni suoi personaggi, quattro amici intimi, e infine, rifondazione che
rimane sicuramente la forza di gran lunga più significativa ma che nel giro
di qualche anno ha perso per strada più di diecimila iscritti solo nella
rossa toscana, dove ormai è ridotta ai minimi storici. Non credo possa avere
un qualche speranza di successo una prospettiva politica che mette insieme,
con grande difficoltà, tensioni e un intollerabile tasso di litigiosità,
delle forze politiche alcune delle quali socialmente e politicamente
inesistenti, quando il grosso del popolo della sinistra è fuori, da un’altra
parte, nel disimpegno o nell’impegno dentro l’estesa e variegata rete
dell’associazionismo democratico e di sinistra diffuso. Il terzo motivo è
più personale ma anche questo di portata squisitamente politica. E’del
tutto inevitabile che una forza in crisi registri un tasso di litigiosità
più elevato e riesca a dare il peggio di se, ma anche al peggio io penso si
debba porre un limite oltre al quale non è lecito andare e bisogna trovare
il coraggio e la forza di dire basta e di fermarsi. Sarò sincero, mi da un
grande fastidio sentire parlare di democrazia partecipata e di solidarietà
in un partito dove non si riesce più a praticarla nemmeno nelle sue forme
più minime. Nei tre anni che sono stato in Regione ho conosciuto un partito
in cui mi sono sentito estraneo, l’ho vissuto da separato in casa.
Intolleranza nei confronti di chi dissente con conseguente emarginazione
politica; metodi inaccettabili di cooptazione dall’alto che ha imposto in
segreteria uomini che rappresentano solo se stessi senza alcun radicamento
sociale nel proprio territorio di provenienza; responsabilità politiche di
settore distribuite per garantire una rappresentanza a tutti i piccoli
gruppi di potere interni indipendentemente dalle capacità e competenze. Ho
visto al lavoro un ceto politico puro che pensa ed agisce solo per
autoconservare se stesso, che si riempie la bocca di belle parole e buone
intenzione, praticando modi forme e pratiche distanti anni luce da quello
che viene proclamato. Ho visto un partito che si è progressivamente svuotato
di competenze, professionalità, saperi, esperienze, affetto da un male
oscuro che ne debilita lentamente e inesorabilmente il suo fisico e lo
impoverisce culturalmente e politicamente.

Si è chiusa una esperienza regionale travagliata, che al suo inizio aveva
anche procurato forti dissensi, senza nemmeno un minuto di discussione e
di verifica politica collettiva. E’ stata giusta questa scelta? Ne è valsa
la pena, quali risultati abbiamo ottenuto ? Cosa facciamo per il futuro,
confermiamo questa strategia, rilanciamo questa alleanza di governo?
Niente di niente. Nel dicembre 2009 inviai una lettera al partito con un
bilancio dell’ assessorato che mi era stato affidato, con gli obiettivi
raggiunti e quelli mancati. Ne è seguito un silenzio assordante, non si
doveva parlare di questa esperienza e di fatto nemmeno su questa è stata
fatta una verifica del lavoro svolto e sui risultati raggiunti. Non
pretendevo ne elogi ne riconoscimenti, poteva anche essere una stroncatura
totale senza appello di tutto il mio lavoro, poteva anche essere giudicato
un fallimento totale che giustificava la mia destituzione perchè richiedeva
un taglio radicale con il passato per avviare una nuova stagione con uomini
e progetti diversi e innovativi. Niente di tutto questo. Io non ero
affidabile per il partito perché dissenziente sull’attuale linea politica e
questo basta e avanza per giudicare l’azione di un amministratore pubblico.
Nemmeno uno straccio di lettera da parte della segreteria per dire:
comunque grazie, soprattutto per non aver mai usato la mia posizione per
sparare polemiche contro il partito, per danneggiarlo. Nell’ultima campagna
elettorale mi sono fatto da parte in silenzio chiedendo solo a tutta la
sinistra divisa un atto di coraggio e una lista unitaria di tutta la
sinistra Toscana, è andata diversamente dai miei desideri, ho portato a
termine gli impegni presi con questo partito, nonostante tutte le plateali
azioni di delegittimazione politica che ho dovuto subire, mi sono iscritto
anche nel 2009, ho versato regolarmente al partito una parte del mio
stipendio come stabilito, ma oggi questa esperienza è conclusa, oggi, mi
sento fuori e distante da queste pratiche e modi di pensare e fare politica
e ho preso questa decisione con un liberatorio sospiro di sollievo.



Uscire dal PRC non significa per me ritirarmi a vita privata, continuo con
la stessa passione e lo stesso impegno di prima dentro il dibattito di
tutta la sinistra, PRC compreso, dentro l’esperienza innovativa e unitaria
di Sinistra per Capannori, per contribuire nel nostro piccolo a ricercare un
nuovo inizio per una storia nuova di una più grande sinistra unita,
popolare e plurale in cui potremo ritrovarci insieme e di cui ce né un
grande bisogno.



Oggi non è più il tempo della raccolta, perché c’è rimasto poco da
raccogliere, perché da anni ormai abbiamo smesso di seminare. Oggi è il
tempo della semina e questa è una precondizione essenziale se vogliamo
sperare di fare un buon raccolto nel prossimo futuro. Seminare cultura,
valori, idealità e buone pratiche, ognuno a partire dal proprio luogo di
vita e di lavoro, dal proprio territorio, non per chiudersi in piccole isole
felici ma per aprirsi al mondo. Pensare globalmente agire localmente per
ricostruire reti relazionali, unità, soluzioni possibili a problemi inediti
per portata e natura, per misurarci con le grandi sfide di un’epoca dalla
grande complessità e dai grandi paradossi e contraddizioni. L’umanità è
minacciata da un modello di sviluppo che sta dilapidando risorse naturali
non riproducibili a ritmi frenetici, alterando gli equilibri naturali con
conseguenze potenzialmente catastrofiche, siamo messi per la prima volta di
fronte a questa terribile realtà: la nostra stessa sopravvivenza è a
rischio. Io non mi rassegno, penso che una grande crisi economica
strutturale e di sistema come è quella che viviamo oggi, può essere
portatrice di drammi umani e sociali terribili ma può essere anche levatrice
di grandi opportunità per iniziare a costruire un nuovo modello di sviluppo,
stili di vita improntati alla sobrietà e un modello di consumo responsabile
e consapevole.

Ricostruire una nuova idea di società per un altro mondo possibile è su
questa lunghezza d’onda che si potrà ricostruire la nuova sinistra del
futuro.

Ai tanti compagni e compagne generosi e meravigliosi che ho conosciuto un
arrivederci a presto perché penso che ci ritroveremo in un contesto diverso,
più ampio, con energie fresche e giovanili, con un clima politico e
culturale migliore da quello che oggi si respira dentro il PRC soprattutto
quello Toscano. Vi lascio con questa mia speranza.



Arrivederci


Eugenio Baronti
Capannori li, 11 giugno 2010