«La tortura non è reato penale»
Il governo tradisce gli impegni dell'Onu: non la
includeremo nel codice
Italia sotto esame su razzismo, rom,
respingimenti e affollamento nelle carceri
Matteo Bartocci
L'Italia non inserirà nel codice penale un reato
specifico contro la tortura. Il governo lo ha dichiarato ufficialmente
al Consiglio diritti umani delle Nazioni unite che ha sede a Ginevra.
Secondo l'ambasciatrice Laura Mirichian «manca un testo unico ma in vari
capitoli dei nostri codici per la tortura sono già previste pesanti
sanzioni». Il governo inoltre si rivela recalcitrante non solo alla
punizione specifica dei maltrattamenti da parte di pubblici ufficiali ma
anche alla loro possibile prevenzione, quando ammette che non
ratificherà il protocollo aggiuntivo dell'Onu contro la tortura «finché
non sarà istituita un'Authority nazionale in materia».
E' una
decisione contraddittoria perfino per il centrodestra. Perché il
protocollo fu firmato proprio dal governo Berlusconi nel 2003. E lo
stesso sottosegretario agli Esteri Vincenzo Scotti che ieri ha sostenuto
la giravolta italiana ha anche firmato, da parlamentare, una delle
tante proposte bipartisan che giacciono alle camere. Attendere il varo
del garante nazionale che può prevenire i maltrattamenti verificando i
diritti dei detenuti, infine, si rivela un puro esercizio dilatorio:
perché quello stesso protocollo concede giustamente per vararlo un anno
di tempo dopo la ratifica. A conti fatti, il nostro è l'unico tra i
grandi paesi d'Europa a non averlo ancora ratificato (tra i 15, gli
inadempienti sono Portogallo, Irlanda, Olanda, Belgio e Austria).
L'Italia
insomma stecca il suo debutto alla commissione di Ginevra (vedi box
sotto). Sulle 92 raccomandazioni fatte dall'Onu al nostro paese per una
maggior tutela dei diritti umani spiccano ben 12 no. Tra cui svetta,
oltre al reato di tortura, anche quello alla ratifica dei principali
trattati internazionali in materia di immigrazione finché non
distingueranno tra «immigrati regolari» e «immigrati irregolari».
«L'Italia
ha bisogno del reato di tortura e la decisione di non introdurlo nel
codice penale è un messaggio estremamente negativo», commenta il
presidente del comitato europeo per la prevenzione della tortura (Cpt)
Mauro Palma. «La tradizionale posizione dell'Italia secondo cui nel
nostro ordinamento non c'è bisogno di questo reato specifico - spiega
Palma - non vale più perché nel frattempo ci sono stati casi, come
quello del G8 di Genova, per il quale i giudici hanno sottolineato
proprio la mancanza del reato di tortura lamentando i rischi elevati di
prescrizione per comportamenti simili a tortura ma identificati come
reati minori. La non introduzione del reato dunque modifica la
percezione di gravità dei comportamenti e non consente la necessaria
maggiore trasparenza nei luoghi di detenzione di ogni paese civile». Un
garante nazionale a tutela di tutte le persone private delle libertà non
è un'eresia. Esiste, per dire, non solo in Inghilterra e Germania ma
anche in paesi come Armenia, Ucraina, Albania, Brasile, Mali (cfr. Opcat
su
www.apt.ch).
E' dal 1989 che il parlamento prova a vietare la
tortura per legge. Nel '91 Domenico Modugno, da radicale, si spese
personalmente insieme a Franco Corleone. Ma Pdl e Lega non sono nuovi a
figuracce imbarazzanti su una materia così sensibile. Nell'aprile 2005
Carolina Lussana della Lega affondò una proposta quasi unanime chiedendo
e ottenendo il divieto solo della «tortura reiterata». Cioè farlo una
sola volta era permesso. La legge si insabbiò poi nella vergogna. Anche
il centrosinistra però, quando al governo, non ha mai mantenuto le
promesse. Nel 2008 il reato fu approvato alla camera e calendarizzato in
senato per gennaio, con il governo Prodi di fatto già in crisi.
Oggi
un no pubblico e quasi orgoglioso di fronte al massimo organismo
mondiale per i diritti umani. Una riluttanza peraltro censurata più
volte anche dall'Alta Corte di Strasburgo per i diritti umani. Italia e
Belgio sono gli unici paesi Ue condannati per tortura negli ultimi anni
(l'ultima per il nostro paese è dell'aprile scorso).
La vergogna non
finisce qua. L'ultima ciliegina sulla torta è stato infatti
l'affollamento carcerario. L'Italia ha propinato ai funzionari di
Ginevra il piano straordinario Ionta-Alfano giurando di fronte alle
Nazioni unite di aver ha già disposto l'assunzione di 2mila nuovi
poliziotti penitenziari e la costruzione di nuove carceri per 21mila
posti in più oltre ai 44mila regolamentari oggi esistenti.
fonte "il manifesto" del 10062010
Ugo Beiso
Non potendo rafforzare la giustizia si è giustificata la forza B. Pascal