tra l'acqua e il carbone (e una vita precaria), un bello spe…

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Autor: retecosenza
Data:  
Para: retecosenza
Assunto: tra l'acqua e il carbone (e una vita precaria), un bello spettacolo teatrale...







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ACQUA PUBBLICA. CI METTO LA FIRMA!
E' possibile firmare ai seguenti banchetti
COSENZA: piazza XI settembre dalle 18.00 alle 20.00 di giovedì,
venerdì, sabato e domenica (anche la mattina dalle 10.30 alle 13.00).
CASTROLIBERO: domenica 13/06 dalle 8.30 alle 12.30 piazza papa Giovanni
XXIII (parrocchia)
CAMPANA: sabato 12 giugno alle ore 18.00 in piazza Sant'Antonio
DIPIGNANO: allo Steel Country Games, con pony, cavalli e gente che si
terrà dall'11 (venerdì) al 13 (domenica) giugno.

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Sabato 12 giugno ore 10.30 mercatino biologico Utopie Sorridenti, area
ex capannoni ferrovie della calabria

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Sabato 12 giugno ore
19.00 @ Piazza
Bernardino Le fosse, Rossano (CS)
Manifestazione popolare NO AL CARBONE SI ALL'ENERGIA PULITA
ALLE ORE 16 (luogo da definire) IL FORUM AMBIENTALE CALABRESE SI
INCONTRA.

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SABATO 12 E DOMENICA 13  GIUGNO ORE 21
AL TEATRO DELL'ACQUARIO  (via Galluppi - CS) andrà in scena

TOURBILLON LYRIQUE
con Lorenzo
Aristodemo, Valerio Canonaco, Serena, Ciofi, Giovanni Fantozzi, Sandra
Innocente, Francesco Oliva, Emilia Reda, Mario Lino Stancati,luci e fonica Alessandro Rizzo
ultimo lavoro dell' Hotel
de la Béance




Tourbillon Lyrique è la messa in scena di una iperbolica quanto
poliedrica ondata sonora e, allo stesso tempo, è la messa in onda di
una scena che si fa: sia evocativo orizzonte dell’ascolto esaltato, che
tempio barocco dell’emissione espressiva. Tempio degenerato e
dolcemente acefalo, offerto com’è alle illuminazioni e sparizioni di un
dire sconsacrato, senza scampo, incivile, illetterato e santamente
fuorilegge. Orizzonte opaco e decadente, privo di scopo fin nelle
mutande, amaro come l’amore fuor di senno, furioso come la voce senza
lingua, tremendo come la vita, sempre inesprimibile, da benedire e
obliare.
Lo spazio scenico è pensato, quindi, come atrio e centrifuga di tracce
notturne, di traumi roventi e algide preghiere, di sussulti
caleidoscopici e abbagli fulminei. Come dinamitarda e dinamica cassa di
risonanza dove forsennati dispiegare variazioni ritmiche, modulazioni
vocali, flussi armonici, alterazioni sintattiche, afonie elettriche,
epifanie coreografiche, peripezie glottiche e sinfonie gestuali. Ma,
soprattutto, dove annichilire ogni traiettoria logica o linearità
argomentativa, ogni intenzione significante o precipitato discorsivo,
ogni progetto didascalico o presunzione narrativa. Tale deriva o
tendenza decisamente nichilista, sgorga dall’urgenza irresistibile di
abrogare e frantumare la consueta quanto soffocante concezione
dominante, che vuole il Teatro come uno fra i tanti mezzi umani, utile
per approntare e offrire ai gentili e rispettabilissimi paganti una
prestazione altamente comunicativa e formativa, ossia una quanto più
semplice e chiara esperienza razional-intellettiva o, tutt’al più,
sentimental-emotiva. Tale secolare e dogmatica concezione dominante,
può essere distrutta se si pensa il Teatro come Hotel de la Béance,
ossia come inotturabile falla liminare o frantumato campo di forza in
eterno preda dell’ oscillazione insopprimibile tra esserci e
non-esserci, logos e mania, presenza e assenza, verità ed enigma. In
questo Hotel che è Teatro, nostra è la “stanza”, ma mai la “chiave”.
Occorre allora pensarci – gli astanti come gli attanti – come abitanti
precari e giocatori momentanei, come tramonti morenti e aurore
ultraterrene, ospitati da e ospiti di quel Sacro Buio, mistico e
carnefice, assolutamente altro da noi, che ci mostra e dimostra ciò che
non sapremo, ciò che ci manca, ciò che non siamo.
In Tourbillon Lyrique, le note arpeggiate di una chitarra classica, i
canti di due umbratili gole da sempre inattuali, i versi malconci di un
lirismo paradossalmente orfano di soggettività, il vibrare delle pelli
e il pugnalar dei piatti, la circolarità ventrale del respiro che si
trasforma in sussurro ed eruzione pneumatica d’inaudito, così come
l’inventario dei morsi e dei silenzi corporali, il bestiario delle
chincaglierie e dei cenci scenici, gli effetti delle luci e le
affezioni dei bui stanno, a mò di bestie devote e angeli furiosi, ad
invocare la partecipazione estasiata al Grande Mistero, al miracolo
teatrale, alla grazia dal vivo: che il palco stesso – simbolo principe
d’ogni immobilità asfissiante e simulacro imponente d’una immutabilità
invisibile – cominci a girare. Che il palco stesso cominci a girare su
se stesso, a roteare, a turbinare, e che l’apparato percettivo degli
spettatori, altrimenti detto cervello, inizi anch’esso a girare, a
roteare, a turbinare, a smarrirsi, a distaccarsi da sé e dimenticarsi.
Così che possa finire – il palco e il cervello, il mondo e l’uomo – per
sparire assorbito come in un immenso gorgo sonico, come nell’ultimo e
immemorabile risucchio d’una fogna invincibile o, perché no, come nel
glorioso vortice misterico di un’ apocalittica tromba d’aria, capace di
sradicare, elevare e gettare tutto all’aria. Capace di far saltare
finalmente in cielo, ogni cosa umana e ogni miseria della Terra, a meno
che …
M. L. S. -- Hotelde la Béance

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COSENZA BABYLON
La tre giorni “Cosenza Babylon” che si svolgerà dal 17 al 19 giugno
prossimi presso le officine Babilonia - area ex offficine F.d.C., ha
avuto origine dalle suggestioni suggerite dalla visione del
film-documentario “Berlin Babylon” del regista tedesco Hubertus Siegert.
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