[Badgirlz-list] discussione sul pride

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ricevo.
lo trovo uno spunto molto interessante
daje

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Pride ATTENZIONE ALLA DESTRA GLBT!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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IN SINTESI

MI SONO GIA' ESPRESSO AMPIAMENTE NEI DIBATTITI POLITICI A CUI HO PARTECIPATO.
LA VIA MAESTRA E' BOIGOTTARE POLITICAMENTE IMMA BATTAGLIA UNICA E ESCLUSIVA PRESIDENTE A VITA DiGayProject, APERTAMENTE DI DESTRA E BLOCCARE
IL SUO FAMELICO TENTATIVO DI ACCAPARRARSI AVIDAMENTE L'ESCLUSIVA DEL PRIDE PER FINI PERSONALI LEGATI AL GAY VILALGE
SI CONSUMA COSI' SQUALLIDAMENTE UN PERCORSO DI ANNI DI CONTINUITA' DEL VOLONTARIATO DEL MARIO MIELI CHE HA SEMPRE CREDUTO NEL PRIDE COME MOMENTO DI AUTEDETERMINAZIONE E AGREGAZIONE ,OLTRE I LIMITI DEL POSSIBILE.
LA MIA RABBIA ANTIFASCISTA E' CONTRO COLORO CHE CONTINUANO A CREARE SCOLLAMENTO NEL MOVIMENTO GLBT PER FINI PERSONALI SPOSTANDO IL BARICENTRO SUI DIRITTI DEI GAY SULLA SPONDA DI DESTRA,.
NON MENO , BISOGNA DIFFIDARE DELL'ARCI GAY CHE IPOCRITAMENTE NEGLI ULTIMI ANNI LAVORA PER INTEGRARSI ISTITUZIONALMENTE NELLE REALTA' LOCALI E NAZIONALI CERCANDO DI PORTARE ALL'INTERNO DEI SUO DIRETTIVI RAPPRESENTANZE CHE NESSUNO MAI GLI HA RICONOSCIUTO NEL MOVIMENTO STORICO DI SINISTRA GLBT.
DETTO QUESTO ,VA RICORDATO ,COME PIU' VOLTE HO FATTO, DELLA NECESSITA' DI RIABILITARE LA PAROLA ANTIFASCISMO IN TUTTI I MODI A COSTO DI BUTTARE POMODORI IN FACCIA (E NON SOLO)A QUEI POLITICI DEL MOVIMENTO GLBT CHE STRUMENTALIZZANO IN QUESTO MOMENTO STORICO L'INGENUITA' E LA DEBOLEZZA DEL MOVIMENTO DI BASE GLBT CHE SI RIFIUTA DI ESSERE DI DESTRA.
FACCIAMO CI TUTTI CARICO DI DIFENDERE LA CENTRALITA' POLITICA SUI VALORI POLITICI DELLA SINISTRA EUOPEA. SUI DIRITTI DEI GAY NEL MONDO.

CHIEDIAMOCI SERIAMENTE CHI E' DI GAY PROJECT
cHI E' L'ARCI GAY NAZIONALE

DETTO QUESTO ,SONO CURIOSO DI ASPETTARE IL DOCUMENTO POLITICO ..

LUCIANO PARISI

ANTIFASCISTA.

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Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, da molti anni ormai, è
capofila nell'organizzazione del Pride romano, ma quest'anno, più che
mai, il suo ruolo di coordinamento è stato contestato da altre voci:
rappresentanti di alcune associazioni (in particolare DiGayProject, e
ArciGay Roma) e singoli attivisti. Le critiche si sono fondate in
particolare sul ruolo egemonico che il Mieli si sarebbe ritagliato
all'interno del comitato promotore, ruolo che ha di fatto privato il movimento di un vero e necessario terreno di confronto, confinando buona
parte dell'attivismo romano a mero ruolo di "comprimario" in quello che
è uno dei momenti centrali e visibili delle lotte GLBTQI.
Il Circolo Mario Mieli ha risposto a molte delle critiche ma infine, in
buona sintesi, si è tirato indietro dall'organizzazione del Pride romano
del 2010
Dopo il primo appuntamento nel quale vengono avanzate le critiche al
Mieli, un secondo, presso al sede della CGIL di via Buonarroti, si
chiude con l'impossibilità, a dire del Mieli, di resettare e tornare
indietro su questo strappo che si è consumato in due incontri.
A questo punto, il comitato che si è (auto)incaricato di coordinare il
RomaPride 2010 ha indetto una serie di Workshop, aperti a tutti coloro
che volessero parteciparvi e contribuire al nuovo percorso in fieri.
Il primo workshop ha avuto luogo presso la Libreria Gabi. Una
psicoterapeuta responsabile della consulenza psicologica di
DiGayProject, dirigeva il workshop, dando ai partecipanti carta, penna,
e mezz'ora di tempo per descrivere il "nuovo pride", con alcune domande
specifiche su: "come, quando, dove lo vorreste".
Finita la mezz'ora, a turno ciascuno ha letto, esposto, sintetizzato la
propria idea. Ma il tempo scade, alle 22,30 bisogna lasciare la
libreria. I fogli con le idee vengono consegnati alla dottoressa, che li
raccoglie per farne la base per il prossimo workshop
Il secondo workshop: la psicoterapeuta ha un foglio in cui sono
sintetizzati in punti tutte le proposte venute fuori dall'incontro
precedente, base di lavoro per questo nuovo appuntamento. Ci si divide
in quattro gruppi, ognuno dedicato ad un tema da approfondire: documento
politico, sfilata, eventi, comunicazione. Alla fine dell'ora di
elaborazione uscirà fuori il pride perfetto, condiviso, trasparente e
collegiale.
Concluso il workshop (perché il tempo stringe anche stavolta), un
moderatore (portavoce, coordinatore?) per ogni gruppo espone agli altri
il lavoro e le idee prodotte durante il workshop. Molte sono le proposte
e i suggerimenti, alcune appena abbozzate, altre più articolate. Tutte
comunque da vagliare e esaminare sucessivamente tranne poche cose sicure
(non certo le più facili):

la data: il tre luglio;
il percorso: da piramide a via dei fori imperiali, con una certezza:
"basta che non si chieda Piazza San Giovanni".
Curioso per un pride che vuole essere collegiale e condiviso.
Nel frattempo, il Coordinamento perde pezzi e dal Comitato spariscono
Arcilesbica, Archivio Massimo Consoli, Certi Diritti.
Ma i gruppi tematici continuano a lavorare via mail, e il nuovo
appuntamento non è collegiale, ma, appunto, per gruppi.
Intanto, voilà, escono sui mezzi di comunicazione Logo, Slogan, Data e
Dichiarazione di intenti del RomaPride 2010, sotto forma di breve e
succinto e rapido comunicato stampa. Senza che nulla fosse stato
discusso e menchè mai approvato ai workshop.
Arriviamo quindi a sabato 15 maggio quando partecipiamo alla riunione
del "gruppo politico" incaricato di redigere il documento politico del
Roma Pride 2010, con molte perplessità, e degli interrogativi. In
qualche modo, abbiamo avuto delle risposte e pochi chiarimenti.
Si è parlato di un Pride NUOVO. Si è parlato di condivisione e
trasparenza. A nostro parere, questi principi sono stati contraddetti,
nella sostanza e nella forma, proprio nei suoi primi passi. Tutti i
passaggi, gli step, cui abbiamo preso parte in prima persona o cui
abbiamo assistito da vicino, portano ad una direzione che non ci
appartiene.
Un Workshop è una forma collegiale e democratica, che va però gestita
affinché sia efficace e produttiva. Ma una riflessione così importante,
ovvero gettare le basi per il nuovo, all'interno del movimento LGBTQI
romano ed italiano, non può essere compressa in una oretta di
esposizione, dopodiché il tempo stringe, e bisogna essere efficaci e
produrre qualcosa, lasciando al confronto uno spazio esiguo, relegandolo
ad un costruttivo lavoro via mail (con la premessa di un nuovo confronto
condiviso), che però si ritrova nuovamente schiacciato dalla fretta e
dalle scadenze.
E in nome della fretta e delle scadenze, data, logo, slogan e qualche
network LGBTQI, senza avviare NESSUN confronto all'interno del Workshop.
Il tutto mentre era ancora in embrione il documento politico, che
sembrava peraltro a tutti uno step logico e necessario anche per il
"nuovo" Pride, visto che la divisione in quattro gruppi di lavoro è
stata prodotta da chi ha organizzato il workshop politico, quindi dal
"coordinamento". Un documento politico che vorrebbe essere diverso, per
forma e contenuto, rispetto a quello degli anni precedenti, giudicato
lungo, ideologizzato, e in sintesi, "vecchio" e superato.
Un momento cruciale: si vogliono cambiare i metodi rispetto alle
gestioni precedenti dei pride romani, innescando un processo delicato di
rifondazione, eppure, un passaggio così importante è stato gestito senza
collegialità, senza trasparenza, senza condivisione, ma al contrario,
con una leggerezza che non ha scusanti, nemmeno nella fretta, nemmeno
nella tempistica stretta che ci si è data. Un passo del genere, non è
semplicemente una mossa ingenua, un pasticcio dovuto all'inesperienza.
Chi organizza questo passaggio, non è nuovo all'organizzazione di
manifestazioni, pride, comunicati stampa. Leggiamo quindi in questi
comportamenti una volontà precisa e mistificatrice.
Per queste motivazioni la nostra decisione è stata quella di non
continuare a partecipare ai lavori organizzativi di questo Pride romano.
Trovarsi con le spalle al muro, costretti a seguire un percorso forzato,
appiattisce e azzera la discussione e il confronto, impoverisce il
riflessione che deve essere lenta metabolizzata, aperta. Questa logica
non ci appartiene e non dovrebbe appartenere a nessuno. Se si vuole
veramente avviare un nuovo processo, COLLEGIALE, APERTO, un percorso in
cui TUTTI gli attori si danno spazio e lasciano spazio anche a chi ha
avuto difficoltà ad avere una voce, vista la volontà di tantissimi
soggetti ad impegnarsi a partecipare questo momento, si sarebbe dovuto
fare TUTTI un passo indietro . Con queste premesse, il Roma Pride 2010
non si dovrebbe proprio fare, avviando invece questo famigerato,
desiderato processo di cambiamento. Si devono chiamare a un tavolo di
lavoro aperto (e non a un workshop a tempo) tutte le forze in gioco; sia
gli organizzatori del nuovo (?) pride, che coloro che lo hanno
organizzato sino ad ora e che hanno deciso di tirarsi indietro. E ci si
auspicherebbe la partecipazione più che importante anche di chi, non
sentendosi rappresentato, ha abbandonato questo percorso.
Questo Pride parte debole e ambiguo fin dal principio. Anzi, fin dalle
sue dichiarazioni di principio subitaneamente disattese dalla pratica.
Abbiamo ritenuto impossibile, per noi, partecipare in queste condizioni,
rispettando ovviamente il lavoro di chi in buona fede, con spirito
critico e vigile, democraticamente, sta cercando di operare per un bene
comune, ma che troppo spesso rischia di legittimare istanze tutt'altro
che utili alla causa del movimento LGBTQI.

        > Francesca Maria Bianchi (Coq Madame)
        > Samuele Benedetti (Subwoofer Bears)
        > Ugo Malatacca (Subwoofer Bears)
        > Gianluca Manna (Subwoofer Bears)
        > Franco Salaris (Subwoofer Bears)
        > Manuel Savoia (Subwoofer Bears)