[NuovoLab] Addio Pezzolo, camallo intellettuale

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Addio Pezzolo, camallo intellettuale
aveva 66 anni ed era malato da tre mesi
È stato viceconsole della Compagnia e di Batini. Domani i funerali
DONATA BONOMETTI
«MA DOVE vado vado, so comunque da dove vengo. Non ho mai pensato altro che essere uno della Compagnia Unica» Così diceva di sè Amanzio Pezzolo, viceconsole e braccio destro di Paride Batini, in una chiacchierata in occasione del suo pensionamento. Sorrideva sornione. «A un camallo come me, un califfo come ci chiamava Giorgio Bocca, la Compagnia ha mandato a tenere una lezione alla Bocconi. Senza la Compagnia sarei andato a pulire le aule della Bocconi». Era un pomeriggio di maggio di dieci anni fa. Ieri pomeriggio Amanzio Pezzolo, 66 anni, è morto nell'hospice della "Gigi Ghirotti" dove era ricoverato da 15 giorni. Piegato da un male che lo aveva assalito proprio nei giorni in cui, a marzo, si stava impegnando con Rifondazione Comunista presentandosi alle elezioni regionali. Perchè in questi dieci anni di (apparente) lontananza dalla Compagnia, Pezzolo si era impegnato nel volontariato sociale e nella politica. Organizzava incontri per parlare alla gente di lavoro, del rapporto porto-città, di servizi. Aveva inventato i Gap, i gruppi di acquisto proletario, vendendo insieme ad altri volontari pasta, pane, mele e pomodori «per chi sta diventando povero e nessuno se ne accorge». E nello stesso tempo, girava i teatri d'Essai d'Italia con uno spettacolo da lui ideato e recitato sulla vita in porto. Don Andrea Gallo, amico di lunghe domeniche passate alla stessa mensa, aveva lanciato nel suo Teatro degli Zingari. Ed era ricercato e apprezzato dal regista Silvio Soldini che lo aveva voluto fra i protagonisti del lungometraggio sulla Liguria voluto dalla Regione. Ricorda il presidente della Regione Claudio Burlando. «In quella occasione spiegò all'Italia intera l'autonomia del lavoro portuale, rispetto ai lavoratori dipendenti della siderurgia. Amava profondamente il porto e per esso chiedeva sacrifici e spazi alla città».
La sua parte era spesso quella: il camallo intellettuale e lui la vestiva con un po' di sfrontatezza. Il portuale con il gancio e il lattone che sapeva disegnare scenari come solo un sociologo è in grado di fare. Sempre lui aveva raccontato se stesso e una certa Genova sul palcoscenico del Costanzo Show in occasione di Genova 2004 capitale della Cultura, accanto a Gino Paoli. Questo ex ragazzo di Favale di Malvaro, terra di emigranti con una zia in Argentina di cui narrava come un'eroina, amava e frequentava le terre lontane di Kusturica. Ma sopra tutti amava Genova, il suo quartiere portuale e via Venezia dove era la sua casa, e gli amici del circolo Montella per la cirulla pomeridiana. E poi la Compagnia Unica del cui gruppo dirigente aveva fatto parte per anni. Anni difficili, di trasformazione dolorosa, anche di ostilità da parte della città. Sempre al fianco di Paride Batini, fratello e consigliere. Fino all'ultimo quando il porto e il console, travolti dall'inchiesta giudiziaria, hanno avuto in Pezzolo un difensore senza cedimenti. Ora Rifondazione Comunista che lo aveva candidato alle ultime elezioni regionali gli dice «Ciao Amanzio, un ultimo saluto a pugno chiuso per dirti che continueremo a batterci per l'uguaglianza e il socialismo! Come hai fatto tu nella tua bella vita». I funerali si terranno domani nella chiesa di San Benedetto al Porto alle 11,45.

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