[NuovoLab] 416° ora in silenzio per la pace

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Aihe: [NuovoLab] 416° ora in silenzio per la pace
Rete contro g8
per la globalizzazione dei diritti
Mercoledì 19 maggio dalle 18 alle 19 sui gradini del palazzo ducale di
genova, 416° ora in silenzio per la pace.
Incollo il volantino che verrà distribuito*

"Uccisi in Afghanistan due soldati italiani.
NON ci uniamo alle retoriche manifestazioni di cordoglio di governanti e
parlamentari italiani che hanno mandato queste persone ad uccidere e a
morire.
La nostra pietà va a TUTTE le vittime di questa guerra,
indipendentemente dalla loro nazionalità.
E ci impegniamo a moltiplicare i nostri sforzi perchè venga ripristinata
la legalità costituzionale ed i soldati italiani vengano ritirati SUBITO."

*

*
*

/Da lsito di Peacereporter:
/

/Cittadini Usa sempre più contrari alla guerra in Afghanistan. Il
dissenso aumenta anche al Congresso. Dubbi al Pentagono sulla strategia
di McChrystal. Persa la battaglia ''per il cuore e le menti'' degli afgani.
/''In Afghanistan ci aspettano mesi di duri combattimenti'' ha
dichiarato l'altro ieri il premio Nobel per la pace Barack Obama, mentre
spediva al Congresso americano...

...la richiesta di un nuovo finanziamento da 33 miliardi di dollari per
pagare le spese dei rinforzi mandati al fronte.

L'escalation dell'impegno militare Usa nella guerra in Afghanistan -
costata finora ai contribuenti 350 miliardi di dollari - suscita sempre
maggiori perplessità e malcontento non solo tra i cittadini americani
(secondo gli ultimi sondaggi, i contrari sono saliti al 56 per cento) ma
anche tra i loro rappresentanti che siedono al Campidoglio e perfino tra
i vertici delle forze armate.

Negli ultimi mesi, negli Stati Uniti, le proteste popolari contro la
guerra si sono moltiplicate: non più solo grandi cortei nelle grandi
città, come quelli dello scorso 7 ottobre, ma decine di sit-in
organizzati in contemporanea nelle città di ogni Stato davanti ai locali
uffici dei singoli parlamentari. Una protesta capillare che, a quanto
apre, sta dando i suoi effetti. Sarà forse perché questo è un anno
elettorale (a novembre si vota per il rinnovo del Senato e di parte
della Camera), sta di fatto che molti politici stanno riconsiderando le
proprie posizioni sulla guerra. Il primo segnale è arrivato lo scorso 10
marzo, quando ben 65 membri della Camera hanno votato una mozione
<http://www.opencongress.org/bill/111-hc248/text> presentata da un
rappresentante democratico dell'Ohio, Dennis Kucinich, in cui si
chiedeva l'immediato ritiro delle truppe statunitensi dall'Afghanistan.
La scontata bocciatura della mozione è stata preceduta da un lungo
dibattito, senza precedenti, sui costi economici e umani, sulla reale
utilità e perfino sulla legalità della prosecuzione della campagna
bellica statunitense contro i talebani.

Crescono i dubbi anche in ambiente militare: non tanto sulla guerra di
per sé, quanto su come la sta conducendo il generale Stanley McChrystal.
Alla vigilia della grande offensiva militare nella provincia di
Kandahar, che dovrebbe iniziare a giugno e proseguire fino a dicembre,
all'interno del Pentagono aumenta lo scetticismo sui risultati concreti
prodotti dalla strategia militare dal comandante delle truppe Usa in
Afghanistan. Strategia testata dall'offensiva di Marjah dello scorso
febbraio, che McChrystal ha rivenduto ai media Usa come un grande
successo, ma che ora molti generali descrivono per quello che è: un
fallimento totale. Pochi giorni fa, uno di loro spiegava al Washington
Post che i distretti dati per bonificati e riconquistati in seguito
all'offensiva sono in realtà ancora sotto controllo dei talebani,
ribadendo dei dati di fatto denunciati anche nell'ultimo rapporto del
Pentagono sulla guerra afgana, dove si ammette che i talebani si sono
"reinfiltrati nelle aree che erano state conquistate".
A McChrystal viene rimproverata anche la scelta tattica del ricorso
sistematico dei raid notturni delle forze speciali, che producono più
vittime civili di quelle risparmiate dalla diminuzione dei bombardamenti
aerei, seminando odio e risentimento tra la popolazione.

Più ancora che tra i cittadini, i politici e i militari americani, è tra
la popolazione afgana che monta l'opposizione alla guerra. Nonostante i
proclami, la ''battaglia per i cuori e le menti'' degli afgani sembra
ormai data per persa, come dimostra la scelta di sferrare la nuova
offensiva antitalebana a Kandahar nonostante il 94 per cento della
popolazione della provincia (secondo un recente sondaggio
<http://ipsnews.net/news.asp?idnews=51089> commissionato dallo stesso
comando Usa) si sia detto contrario all'operazione e a favore di
negoziati con i talebani pur di porre fine alle sofferenze e ai problemi
causati dalla guerra.

*Tratto da:* /it.peacereporter.net/ <http://it.peacereporter.net/>
*di Enrico Piovesana - 15 maggio 2010*