Autore: Two girl's brains-list Data: To: bg, Helena info Oggetto: [Badgirlz-list] INCONTRO/DIBATTITO: RESISTERE-DISTRUGGERE L'URBE
TOTALITARIA
SABATO 15 MAGGIO 2010 -
TORRE MAURA OCCUPATA
via delle Averle 10
BUS 105/312/556 trenino ROMA-PANTANO
ore 18:30 INCONTRO/DIBATTITO: RESISTERE-DISTRUGGERE L'URBE TOTALITARIA.
CON PRESENTAZIONE DELLO SCRITTO DI ANALISI SUL DOCUMENTO DELLA NATO "URBAN
OPERATIONS IN THE YEAR 2020" A CURA DELLA REDAZIONE DI "NONOSTANTE MILANO"
a seguire: CENA VEGAN e CONCERTO con:
Anti You - What? - Serial Drinkers
birreria, cucina vegan, distro anarchica, demasterizzazione selvaggia,
gran bazar der raccatto, sottoscrizione libera
RESISTERE < DISTRUGGERE L'URBE TOTALITARIA
Assuefatti alle città del controllo, attraversiamo i loro spazi
quotidianamente, ripetitivamente, percorrendo strade identiche l'una
all'altra. Viviamo in una routine ambientata nello scenario di una città
sottomessa ad una pianificazione territoriale altamente sofisticata e
tecnologica: strade disegnate per facilitare l’accesso alla polizia,
recinzioni e videosorveglianza ovunque, segregazione degli spazi in
funzione del loro utilizzo o delle classi sociali che ne usufruiscono,
un’edilizia abitativa che ricalca sempre più i criteri di quella
carceraria.
La strada tende a scomparire come luogo di convivenza, di protesta, di
rivolta. La perdita di identità dei quartieri, svuotati della propria
capacità di vivere delle relazioni umane dirette e non mediate tra i
propri
abitanti, plasma un territorio vuoto di persone, di idee ed immaginazione.
Allo stesso tempo la perdita di memoria storica, anche nei quartieri
“popolari”, porta alla scomparsa di qualsiasi legame vivo con le trascorse
esperienze di rivolta, che sopravvivono in forma di ricorrenze rituali,
spesso semplicemente celebrative.
Il controllo sociale programmato diventa quindi compiutamente totalitario,
nel momento in cui l’ideologia securitaria che lo sostiene arriva ad
essere
inculcata con successo nei singoli individui; è così che i nostri vicini,
spinti e convinti a collaborare, sono pronti a trasformarsi all'occorrenza
in spie. Il terrore di essere attaccati da una folla di delinquenti
affamati, o di dover rinunciare a qualche briciola della tranquillità
prodotta dal miraggio del benessere, spingono chi si sente incluso ad
applaudire alla criminalizzazione e alla repressione degli esclusi e dei
"devianti". Ed è precisamente questa propaganda sistematica della guerra
tra poveri a rafforzare la crescente dinamica di fascistizzazione della
società.
Intanto le città continuano a crescere: la migrazione dalle campagne, o
dalle aree urbane di altre parti del pianeta, converge verso le grandi
metropoli alla ricerca della cosiddetta “vita migliore”, spesso
identificata in un innalzamento della propria condizione economica, che il
più delle volte rimane un miraggio. L'esplosività di questa situazione è
stata da tempo recepita dalle istituzioni politiche e militari
dell'occidente, come testimonia il documento della NATO "Urban Operations
in the year 2020", in cui si prefigurano le modalità di impiego degli
eserciti in funzioni di controllo e contrasto dell'insorgenza urbana.
Questo inquietante scenario proietta sotto una luce diversa la scelta
governativa di dislocare dei militari nelle strade delle nostre città,
solo
apparentemente "folkloristica", ma in realtà volta ad abituare la
popolazione ad uno stato di emergenza permanente; la gestione delle
cosiddette calamità naturali recenti, in Abruzzo come ad Haiti, ce ne
forniscono un significativo esempio.
Sceglie di vivere nelle metropoli, senza volersi rassegnare a subirne
passivamente la deriva liberticida, è una prospettiva di resistenza.
Resistere è agire direttamente, rendersi autonomi dalle decisioni imposte
dalle istituzioni e responsabili delle proprie vite e dei propri
territori,
recuperare le strade come terreno di lotta, forzando le barriere
dell'urbanismo, liberare spazi dal controllo e dal profitto per dare
impulso all'autogestione; senza con ciò accontentarsi di sostituire
all'isolamento imposto dall'alto un isolamento scelto autonomamente.
Sta a noi passare dalla limitata prospettiva di resistenza a quella più
insidiosa, ma allo stesso tempo più stimolante, della riscossa, che
abbracci l'azione sovversiva nella più ostile delle condizioni.