Author: ch.cavallaro@virgilio.it Date: To: cm-roma Subject: [cm-Roma] R: Re: L'entusiasmo
provo a fare un riepilogo:
alcuni/e di coloro che partecipano anche alla CM (e quindi a una azione diretta) decidono di sedersi anche a un tavolo con alcuni/e rappresentanti delle istituzioni locali al fine di verificare la possibilita' di migliorare le politiche della mobilita'.
Se questa ricostruzione e' corretta, io direi che coloro che (non i/le rappresentanti istituzionali) si siedono a quel tavolo dovrebbero valutare se:
rispetto alle "sedute" precedenti vi sono elementi di novita' e se tali elementi rappresentano un miglioramento e non un semplice cambiamento, arretramento o nulla di fatto;
se la posizione propria (e non in rappresentanza di un chicchessia inconsapevole anche se ciclista) che portano a quel tavolo e' sempre avanzata almeno quanto l'azione diretta che compiono ogni giorno che montano in sella, danno un volantino sulla mobilita' e/o ciclabilita', operano in una ciclofficina, intervenengono in altri contesti pubblici;
se c'e' la possibilita' che sedersi a quel tavolo (a prescindere dalla tessera e dalla posizione politica di coloro che vi siedono in quanto rappresentanti istituzionali) possa concretamente condurre a un miglioramento rispetto allo specifico problema.
Un approccio nonviolento, penso, suggerirebbe la seguente prassi:
non ci si siede per sapere SE l'interlocutore ha qualcosa da dire;
ci si siede a quel tavolo quando si ha qualcosa da dire (di nuovo rispetto a quanto detto nelle altre sedute) o quando l'interlocutore ha da comunicare qualcosa di nuovo;
ci si siede a quel tavolo avendo chiaro quali obiettivi di breve, medio e lungo periodo si vogliono raggiungere dato il contesto e le proprie (non solo altrui) forze;
si deve poi valutare il fatto di aver instaurato un processo dialogante di crescita e di avanzamento alla risoluzione del problema;
se questo non viene posto in essere (e non occorrono settimane per verificarlo, basta saper individuare una condizione di avanzamento del processo) ci si deve fermare e riflettere, innanzitutto, sui propri errori o sulla propria poca chiarezza del problema, del processo, degli obiettivi e delle azioni compiute.
Se coloro che si siedono al tavolo (quale? personalmente non ne ho idea, perche' sono da poco in lista) opereranno in questo modo, anche rendendo altri consapevoli di questo processo, io credo che non ci sia nulla da perdere, anzi qualcosa da cui tutti, comunque vada, potremmo apprendere