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Caro Marco,
non è mia intenzione offendere alcuno personalmente. Non è questione di
idiosincrasie personali.
Un atto politico è anche un evento psicologico e sociale; ma è pur sempre un
atto politico.
Non siamo a scuola, o in famiglia. Non invito qualcuno a non fare qualcosa,
bramando poi di beccarlo sporco di marmellata per rimproverarlo. O
"rinfacciare eventuali errori". Questo è infantilismo. Non sono un giudice a capo di un apparato repressivo. Esprimo giudizi ed
opinoni nella presunzione che anticipino linee di frattura nelle
pratiche. Financo le pratiche riformiste alla ricerca di appoggio istituzionale. Se
giudico lo faccio per amore dialettico e per rabbia politica. Non sono una
guardia.
Sono autoritario? Sono autoritario se "impongo" l'idea che Alemanno sia fascista?
E che un assessore di Alemanno sia fascista? E che sedersi ad un tavolo (in
Italia) non porta a nulla? E che se anche fosse utile, sarebbe poi rivendicato
da un potere complice se non autore delle aggressioni di due anni fa contro la
massa a Piazza del Popolo? Un potere di merda? Volete collaborare con questi?
Semmai l'errore non è eventuale, ma radicale e genetico. La vostra è una scelta
politica, non una svista. Come candidarsi: è una scelta politica.
A parte il fatto che vi prendono per il culo, vi ricordo che dialogate con i
fascisti.
Con gente che fa il saluto romano.
Con la gente della Polverini.
Con la gente che aggredisce, con la giovinezza al potere.
Non fidatevi delle istituzioni e non fidatevi neppure di voi stessi.
Rischiate non di bucare il rispetto di qualcuno, ma (forse) la dignità
intellettuale e politica ANCHE della critical mass.
E lo sapete. (Infallibilie lo dicono in Vaticano al papa)
