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Autore: brunoa01
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Oggetto: [NuovoLab] Genoa-Milan, i giorni della paura 15 anni dopo l'omicidio Spagnolo
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Genoa-Milan, i giorni della paura 15 anni dopo l'omicidio Spagnolo

Il Viminale non vieta la trasferta ai rossoneri: rimane inascoltato l'appello alla cautela del sindaco
STEFANO RISSETTO

Soltanto un improbabile contrordine in extremis del Viminale potrebbe impedire domani il ritorno dei tifosi milanisti nella Genova rossoblù, 15 anni e 3 mesi dopo la morte di Vincenzo Spagnolo. Il 25enne tifoso genoano era stato accoltellato, prima della partita e sul piazzale dello stadio, dall'ultrà rossonero Simone Barbaglia, condannato a 14 anni e 8 mesi e scarcerato nel dicembre 2006. La gradinata Nord non ha dimenticato quel delitto e così la decisione del ministro Maroni, insensibile a molteplici sollecitazioni (il sindaco di Genova Marta Vincenzi, i parlamentari Mario Tullo del Pd ed Enrico Musso del Pdl, le informative Digos dalle due città), colloca una partita senza più significati di classifica in un contesto ad altissimo rischio. La prevendita milanese è stata fiacca: solo 350 circa i biglietti acquistati dai tifosi rossoneri; ma il problema trascende l'eventuale dimensione «militare» del contorno alla gara. Tra le frange più calde dei sostenitori rossoblù c'è voglia di vendetta, nei pressi dello stadio di Milano sono comparse sui muri scritte lugubri, a promettere altro sangue.

Il prefetto Francesco Musolino ha incontrato ieri il questore Filippo Piritore e i comandanti provinciali dei carabinieri e della Guardia di Finanza: sul tavolo, le apprensioni legate alle voci di un corteo, non ancora autorizzato, che domani alle 12 vedrebbe i tifosi rossoblù in marcia dalla stazione ferroviaria di Brignole allo stadio, al fine di impedire ai tifosi milanisti di raggiungere Marassi. I sindacati di polizia Sap e Coisp hanno già chiesto la revoca della trasferta rossonera, mentre il rinvio della gara pare impraticabile per le esigenze di contemporaneità delle ultime due giornate. Le forze dell'ordine si preparano comunque a un servizio potenziato, che non trascuri neppure la rimozione temporanea tra lo stadio e la Foce di oltre 800 cassonetti dei rifiuti, abituali strumenti incendiari in un contesto di guerriglia urbana. Gli abitanti della zona, spaventati dalla prospettiva di veder diventare le proprie strade un campo di battaglia, hanno tempestato di chiamate il centralino della polizia municipale.

Il clima è cupo. Lo stesso presidente del Genoa Enrico Preziosi lancia l'allarme: «Sono fortemente preoccupato - fa sapere - a causa dei segnali negativi che si continuano a registrare. Anche le informazioni ricevute nelle sedi ufficiali da parte delle forze dell'ordine non concorrono in queste ore a mutare il mio giudizio critico». Protesta anche il club "Genoa for Children", composto da soli bambini e premiato anche a livello ministeriale per la sua attività socio-pedagogica, che per domani si è visto vietare dalla questura l'accesso al settore abitualmente occupato, perché contiguo a quello destinato ai milanisti. «Abbiamo atteso fino all'ultimo - fanno sapere gli educatori dei "Children" - l'unica decisione politica cosciente ed intelligente ma, come sempre più spesso accade, non è successo. Questo è il loro calcio per le famiglie».

Nel momento in cui lo stesso Viminale riserva ai soli tifosi di casa la prossima partita a Marassi, Samp-Napoli del 16 maggio, l'intransigenza di Maroni su Genoa-Milan aperta dà spazio a ogni tipo di lettura dietrologica.
Il consigliere comunale genovese Antonio Bruno non ricorre a giri di parole:
«Chiedo al prefetto un intervento di buon senso, ma chiedo anche ai tifosi genoani di evitare il "trappolone", in cui qualcuno vuole che cadano, astenendosi da qualsiasi violenza verso persone o cose».

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