[Sempreverde] escursione m.te Pellecchia da Monteflavio (RM)…

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Autor: Francesco Lazzarotto
Data:  
Para: sempreverde
Asunto: [Sempreverde] escursione m.te Pellecchia da Monteflavio (RM) 09/05/2010
Escursione sul monte Pellecchia
la vetta dei lucretili

Cari tutti
L'associazione SempreVerde - Pro Natura Latina
per DOMENICA 9 maggio 2010 vi propone
una bellissima e semplice escursione
nel parco regionale dei monti lucretili
in provincia di Roma:

DOMENICA 9 maggio 2010
Escursione su
Monte Pellecchia da Monteflavio (RM)

* Partenza quota 825 m (Monteflavio [RM])
* Altezza massima: 1368 m (M. Pellecchia)
* Arrivo quota: 1368 m (M. Pellecchia)
* Dislivello: 540 m
* Tempo di percorrenza: 5 h
* Difficoltà: media

Il sentiero è segnato bianco-rosso per tutto il percorso.
Corrisponde al sentiero n. 312 della cartina del parco regionale
dei monti Lucretili.
In allegato una mappa (la traccia da seguire è segnata in blu).

APPUNTAMENTI:

Latina: ore 7:50 parcheggio in Via Pio VI, angolo Via Cattaneo
(ex autolinee)
PARTENZA: ORE 8:00

Velletri: ore 8:40 Piazza Garibaldi
PARTENZA: ORE 8:45

Tivoli Casello autostradale A24 : ore 9:40

Monteflavio: base del sentiero
parcheggio via monte Pellecchia
ore 10:45

per eventuali altri appuntamenti contattare le persone di riferimento

CONTATTI:
Francesco 3357126078
francesco.lazzarotto@???

Daniele 3287634615
villofish@???

Per arrivare a Monteflavio:
si raggiunge il casello autostradale Tivoli sull'A24,
poi si prosegue verso nord in direzione villa adriana, poi si svolta
verso sinistra sulla SS 5 tiburtina, e poi alla rotonda si inbocca a destra
la SS 636 attraversando Villanova di Guidonia, proseguendo per Palombara
Sabina
e oltre fino a Moricone dove si svolta a destra verso Monteflavio.

1.Procedi in direzione nord su SP51a-b/Strada Provinciale Maremmana Inferiore
per 3,2 km

2. Svolta a sinistra in SS5/Via Tiburtina (direzione Roma)
650 m

3. Alla rotonda, prendi la prima uscita per Via Maremmana/SS636
Continua a seguire la SS636 22,3 km

4.Svolta a destra in Via Monteflavio/SP29a
Continua a seguire la SP29a



http://maps.google.it/maps?f=d&source=s_d&saddr=SP51a-
b%2FStrada+Provinciale+Maremmana+Inferiore&daddr=monteflavio&geocode=FVPFfwId0pzCAA%3BFTmJggIdG8TDACmdooxzyJ8vEzHQujmymk8JBA&hl=it&mra=ls&sll=41.928958,12.753013&sspn=0.003879,0.009645&ie=UTF8&z=11

Non sono richieste quote di partecipazione,
chi lo desiderasse potra iscriversi all'associazione (EUR 7)
o donare un piccolo contributo.


il percorso:
(Monteflavio - Via di Monte Pellecchia - Madonna della Neve - Colle della
Caparnassa -
casetta "rifugio del pastore" ristrutturato - versante ovest del pellecchia,
cresta direzione sud - vetta e ritorno)

Si percorre, partendo dal paese di Monteflavio, la circonvallazione fino alla
Via di Monte Pellecchia (arrivando da Moricone si prosegue sulla destra in
senso antiorario) ubicata sulla destra ed asfaltata solo inizialmente; la si
imbocca e si parcheggia la vettura in uno spiazzo li dove la strada comincia
ad essere sterrata.
Occorre poi proseguire sulla mulattiera a piedi in salita (direzione SE)
oltrepassando un colle nei pressi di Monte Mozzone, che lo si lascia sulla
sinistra. Qui era il santuario della Madonna della Neve. Il percorso quindi
prosegue verso la sinistra (direzione E)
scendendo un po'. Proseguendo, sulla sinistra, evidenziato da una torretta di
pietre e oltre dai segni rosso-bianchi, si staglia invece biforcando a
sinistra un sentiero in salita
molto ben tracciato e segnato, imboccato il quale, proseguendo sempre in
salita, si arriva al Colle della Caparnassa m. 1064. (tempo 0.50 h).
NB si lascia la mulattiera che prosegue sulla destra.
Al colle della Caparnassa si incontra la carrareccia che proviene dalla serra
dei ricci. Una pietra con i segni rossi segna l'incrocio.

(Colle della Caparnassa - "casa del pastore" - fianco occidentale del M.te
Pellecchia - vetta)

A questo punto si segue la carrareccia (scende leggermente), proveniente dalla
Serra dei Ricci, e si perviene ad una radura posta a 980m.; la strada sterrata
prosegue snodandosi sull'altro versante orografico della Valle Sancrico in
direzione opposta.
Fatti ca. 100 m., poco prima di una casetta "casa del pastore" ora usata per
rilevazioni (0.25 h), si evidenzia un sentiero a destra che risale (direzione
E e poi NE) il fianco occidentale del Monte Pellecchia e ci si lascia la
casetta alle spalle.
NB il sentiero è segnato in bianco-rosso e con dei segni rossi per le svolte.
In salita con zig-zag si attraversa una zona boscosa fino a che essa si dirada
(m. 1300, 0.50 h) in prossimità della cresta.
Nella radura si evidenziano delle doline utlizzate come pozzi da neve.
A questo punto si vira a destra e si prosegue verso Sud e attraversando una
radura e un boschetto si arriva in cima (1368 m. 0.35 h) al Pellecchia, il
monte più alto dei Lucretili.
Sulla vetta è installata una croce ed una pala d'elica (nel lontano 1960 qui
cadde un'aereo); bellissimo è il colpo d'occhio che si riceve. Se si è
fortunati si può vedere volteggiare qualche aquila.
Il ritorno (ca. 2 h) avviene seguendo lo stesso itinerario della salita.


Descrizione


Il punto di partenza dell'itinerario può essere il centro di Monteflavio (756
m) appena superato il paese in auto. Questo tratto compreso tra il paese e
l'attacco del sentiero di montagna, pur sviluppandosi su una strada sterrata,
presenta da un punto di vista storico un notevole interesse.
L'intero percorso proposto è parte della famosa "strada della Neve", una via
che congiungeva queste aree montane con la via Salaria e quindi con Roma
permettendo lo svolgimento di una delle attività cardine dell'antica economia
locale imperniata sulla raccolta, la conservazione e il commercio
della neve. Attività nota sin dall'età romana, sicuramente attestata nella
non lontana Villa Adriana a Tivoli, fu fortemente incrementata durante i sec
XVII e XVIII da parte delle autorità papali attraverso veri e propri bandi di
gara pubblici per l'affidamento del commercio.
La neve veniva raccolta e costipata in pozzi - pozzi della neve - che si
trovano dislocati sulla dorsale del Pellecchia per poi essere caricata su
carri e trasportata fino a Roma.
L'attività perse valore quando la tecnologia della seconda metà dell'ottocento
permise di produrre nelle città il ghiaccio. Questo permette di
osservare un paesaggio agro-silvo-pastorale impostato su quote medio-alte
(800-1000 m) nel quale prevale un'economia legata in larga parte
all'allevamento semi brado dei cavalli.
Stazzi lignei (recinti per gli animali), covoni e vallecole coltivate sono
inframezzati da pascoli cespugliati in abbandono con prugnolo, maggiociondolo
e rovo e limitati lembi di cedui matricinati a carpino, orniello e cerro.
A circa due chilometri dal borgo sulla sinistra della strada sorgono
i resti della chiesetta della Madonna delle Carbonere. Siamo alla base del
Monte Mozzone, sul tracciato dell'antica strada della neve. I resti della
chiesetta campestre sono probabilmente da mettere in relazione proprio al
commercio di questo "prodotto". E' stato ipotizzato che in origine
la struttura potesse essere una madonnella dedicata alla Madonna della Neve a
cui venivano attribuite funzioni magico-religiose e di protezione
dell'attività economica di commercializzazione di un prodotto
"effimero", legato agli eventi atmosferici da cui dipendeva una parte
rilevante dell'economia locale.
Una volta venuto a mancare il mercato della neve, il culto venne
rifunzionalizzato a protezione della attività del carbone, da cui il toponimo
locale di Madonna delle Carbonere.
La località si trova nella parte meridionale del costone delle Serre dei
Ricci, area destinata a rimboschimento con specie alloctone che raggiunge
un'estensione di circa 60 ettari.
Dominano le conifere come il pino nero, il cipresso e il cipresso
dell'Arizona; il rimboschimento abbastanza ben sviluppato nella porzione nord-
occidentale risulta invece fortemente compromesso nell'area sommitale
dall'eccessivo pascolo e dall'esposizione ad agenti
atmosferici avversi. La dubbia scelta di impiantare specie arboree non
autoctone è in parte attenuata dal fatto che il bosco artificiale rappresenta
un buon "catalizzatore" per lo scoiattolo (Sciurus vulgaris meridionalis) qui
facilmente osservabile grazie alle conifere che forniscono
il nutrimento. Si prosegue lungo la cresta del Colle di Caparnassa da dove si
può ammirare il versante occidentale del Monte Pellecchia profondamente
solcato da impluvi e vallecole erosive mentre,
in contrasto con il paesaggio brullo e fortemente pascolato, sono le estese
formazioni forestali dei boschi di transizione tra querceto misto e faggeto
che ricoprono il versante meridionale del Monte Mozzone e tutto lo spartiacque
settentrionale del Fosso del Cerreto. Il toponimo del Colle del Castagnone
tradisce la presenza di particelle isolate di castagno (Castanea sativa).
Il pascolo, eccessivo nel settore attraversato ed in particolare nelle pendici
del Pellecchia, rappresenta tuttora un forte fattore limitativo all'espansione
e allo sviluppo delle formazioni forestali. Il suolo, già di per sé poco
evoluto, si presenta fortemente lisciviato e dilavato con la cotica erbosa
percorsa da innumerevoli piste che il bestiame allo stato brado si apre nei
pascoli cespugliati. Le deiezioni degli animali acidificando il terreno
favoriscono lo sviluppo localizzato di una flora nitrofila favorita dalla
presenza di azoto che concorre ad un mancato rinnovamento del




I sentieri
I tempi di percorrenza, di andata e ritorno, sono calcolati per
un’escursionista con un sufficiente grado di allenamento e non tengono
conto delle eventuali soste che si possono compiere lungo il percorso. Il
dislivello è quello assoluto ovvero tiene conto di tutti i sali-scendi sia
per per l‘andata che per il ritorno e non è la semplice differenza tra
la quota di arrivo e quella di partenza.

Il periodo
Per apprezzare meglio i paesaggi di questi monti, si
consiglia di percorrere i sentieri nel periodo primaverile e autunnale.
D'estate, a causa delle basse quote in cui si snodano i sentieri e della
forte insolazione, è preferibile evitare escursioni sul Versante Sud,
mentre d'inverno si suggerisce di farle in presenza di neve, che rende
più suggestivo l'ambiente montano. Percorrendo gli itinerari nei periodi
sconsigliati si rischia di non apprezzare a pieno le bellezze naturali di
questi luoghi. Si raccomanda vivamente di astenersi dal proseguire in caso
di avverse condizioni atmosferiche soprattutto per quei sentieri ove
l'orientamento risulta problematico.

L'equipaggiamanto
Un sentiero può attraversare numerosi ambienti e ovviamente la natura del
terreno è estremamente variabile, così è sicuramente necessario un buon
paio di scarponi; anzi meglio due, uno per l'inverno e adatto per la
marcia sulla neve e uno per le altre stagioni, oltre a due paia di
calzettoni adatti. Per quanto riguarda l'abbigliamento è bene essere
attrezzati secondo la stagione: è indispensabile avere nello zaino un
indumento idoneo per ripararsi in caso di pioggia e una giacca a vento da
indossare nell'eventualità di trovarsi in presenza di forte vento in
quota. Un berretto per il sole e un copricapo di lana per il freddo insieme
a un paio di guanti sono sicuramente utili. Si consiglia di non mettere
troppe cose nello zaino, per evitare di rendere la marcia troppo faticosa.

L'alimentazione
Portare sempre almeno un litro d'acqua e alimenti con un buon grado di
digeribilità e soprattutto ricchi di carboidrati (in particolare farinacei
e frutta) che danno un apporto calorico notevole. In caso di forte
sudorazione si può ricorrere a integratori di vitamine e sali minerali ma
è bene non affidarsi solo a questi mezzi e dare sempre la precedenza a
prodotti naturali come la frutta fresca e secca. Non bisogna eccedere nei
cibi poiché in montagna occorre essere sempre in buona forma fisica.
Evitare gli alcolici o almeno assumere moderatamente verso la fine
dell'escursione. Per i sentieri più impegnativi è consigliabile fare
piccoli spuntini ogni due ore circa e non un unico pasto a metà della
giornata.

Attrezzatura
Alcuni strumenti, come la bussola, l'altimetro e la carta topografica,
sono senz'altro molto utili. Altri sono consigliabili come un binocolo di
modeste dimensioni e una macchina fotografica con obiettivo standard e un
grandangolo. Anche un coltello e utensile milleusi può essere utile.

La natura
E' assolutamente vietato raccogliere piante soprattutto se protette
(agrifoglio, orchidee, ecc..), molestare gli animali o gettare rifiuti:
conservateli invece nello zaino e portateli a valle. I luoghi che si
raggiungono attraverso questi sentieri sono il più delle volte selvaggi,
la natura è ancora incontaminata e i paesaggi sono tra i più belli e
interessanti del Lazio. Abbiamo il dovere di mantenerli così come li
troviamo e, pertanto

QUANDO PERCORRI UN SENTIERO
FAI IN MODO CHE CHI VIENE DOPO DI TE
NON SI ACCORGA DEL TUO PASSAGGIO
Inoltre gli animali sono intorno a noi,
ma non si fanno vedere, e le piante
non fuggono via ma
SE PERCORRI UN SENTIERO
IN SILENZIO
E CON MOLTA ATTENZIONE
PUOI VEDERE CIO' CHE GLI ALTRI NON VEDONO.