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L'Arpal sotto inchiesta
Bonifiche e controlli, altri indagati
Appalto da 20mila euro, accusa di corruzione per il direttore generale Soracco
di GIUSEPPE FILETTO e MARCO PREVE

L'Arpal sotto inchiesta Bonifiche e controlli, altri indagati

Spuntano altri nomi nell'inchiesta che fa tremare i vertici dell'Arpal. Nel registro dei 10 indagati figurerebbero anche il direttore scientifico, Rossella D'Acqui, ex assessore provinciale all'Ambiente ed ex consigliere regionale dei Ds; il direttore amministrativo e degli affari generali, Francesca Merli; Paolo De Grossi, responsabile della gestione e dell'innovazione tecnica. I nomi si aggiungono a quelli del direttore generale, Bruno Soracco, di Riccardo Sartori, responsabile del Settore Territorio del Dipartimento di Genova; di Gino Vestri, che ha ricoperto l'incarico di Sartori fino al dicembre del 2008 e che ora dirige i 4 dipartimenti liguri; di Stefano Maggiolo, direttore del Dipartimento di Genova.

A parte Soracco, tutti gli altri, a vario titolo, devono rispondere di falso ideologico, abuso d'ufficio, omissione in atti d'ufficio e di concorso continuato in questi reati. Anche se D'Acqui, Merli e De Grossi dicono di non avere ricevuto l'avviso di garanzia. Con ogni probabilità, il sostituto procuratore Paola Calleri, titolare dell'inchiesta, deve ancora individuare quali reati attribuire a ciascuno di loro e accertare le singole responsabilità penali.
L'accusa si concentra su 23 spunti investigativi di cui si occupano i carabinieri del Noe (gli stessi soggetti che lavorano fianco a fianco con gli ispettori dell'Arpal).
Due i filoni principali ipotizzati dalla procura: l'omesso controllo doloso; e poi forniture di beni e servizi oltre alle consulenze, aspetti questi ultimi per i quali sono contestate la corruzione e la turbativa d'asta.

La posizione di sei (su sette) alti dirigenti dell'Arpal sembra essere meno pesante di quella del loro capo, cioè di Bruno Soracco: quest'ultimo deve rispondere di corruzione e turbativa d'asta. A lui la procura della Repubblica contesta una gara d'appalto da 20 mila euro, vinta dalla Sige, la società di cui era socio l'attuale direttore generale dell'Arpal e in cui tuttora lavora il fratello Gianfranco. Tanto che di corruzione risponderebbe anche l'amministratore delegato, Marco Luigi Frassetto.

Inoltre, il pm e i carabinieri in queste ore scavano nei documenti e nei file, contenuti nei computer sequestrati, relativi a forniture di reagenti per i laboratori di analisi, ad acquisti di vario materiale. Al vaglio degli inquirenti sarebbe anche la convenzione firmata tra Arpal e "Sincrotrone" di Trieste, per la fornitura di strumentazione e la stipula di una collaborazione tecnico-scientifica tra i due enti. La corruzione, infatti, è contestata pure a questa società, di cui è presidente Carlo Rizzuto (genovese) e Alfonso Franciosi è l'amministratore delegato. Uno dei responsabili è anche Mauro Zambelli, ingegnere genovese che fino a qualche anno fa lavorava all'Arpal di Genova.

Tutte cose di cui gli indagati dell'Arpal si dicono all'oscuro e che sarebbero passate sulle loro scrivanie per competenze tecnico-amministrative. Intanto, ieri tutti i server del sistema informatico della sede di Genova e della altre tre provincie sono rimasti in black-out, così come l'intera attività dei 400 dipendenti che nel 2009 hanno effettuato 194mila interventi.

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www.ilsecoloxix.it

Centrale Enel, sospetti sui controlli
02 maggio 2010
| Graziano Cetara

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La centrale Enel nel porto di Genova

Il controllato era anche il controllore alla centrale Enel di Genova, quando c’era da analizzare la qualità (e la percentuale di veleni) delle emissioni in atmosfera. L’azienda aveva in gestione le centraline collegate al centro provinciale di elaborazione dei dati. E l’Arpal si limitava a mettere un timbro alle comunicazioni e a prendere atto. Avrebbe potuto, magari dovuto fare di più, secondo le accuse che stanno prendendo forma in queste ore.

È forse il caso simbolo dell’inchiesta sull’Agenzia regionale di protezione dell’ambiente ligure, nella bufera da giovedì quando i carabinieri del Noe (il Nucleo operativo ecologico) hanno perquisito la sede Arpal della Fiumara e i dipartimenti di Imperia, Savona e Spezia. Otto le persone indagate a vario titolo per falso, abuso d’ufficio, corruzione e turbativa d’asta. Sono i rappresentanti di due aziende: la genovese Sige impianti industriali e la Sincortone di Trieste. E quattro dirigenti pubblici dell’agenzia: Bruno Soracco, direttore generale, Riccardo Sartori, direttore del settore territorio del Dipartimento di Genova, Gino Vestri il suo predecessore, oggi responsabile dei quattro dipartimenti liguri e Stefano Maggiolo, titolare di quello del capoluogo.

L’ipotesi, che lega 23 spunti investigativi frutto di sei mesi di indagini, è che le verifiche ambientali fossero falsate o omesse a vantaggio di aziende pubbliche o private a rischio inquinamento. Di più. Nell’organizzazione dell’agenzia servizi essenziali, come la rete informatica o i corsi di formazione sulla sicurezza dei dipendenti di Arpal, ma anche altre forniture fondamentali, sarebbero stati affidati ad aziende “pilotando” gare pubbliche a vantaggio di soggetti ben precisi e consapevoli dei benefici promessi. Il sospetto è che siano circolate mazzette. Anche se le intercettazioni che hanno dato impulso a questa prima fase di inchiesta, condotta dal sostituto procuratore Paola Calleri, ancora non hanno dato prova di singoli episodi di corruzione.

Il decreto di perquisizione che ha guidato l’azione dei carabinieri passa in rassegna tutti i casi sospetti sui quali sono stati raccolti quintali di carta e memorie informatiche.

I casi principali, che in questi anni hanno calamitato l’attenzione non solo degli ambientalisti, sono (oltre alla già citata questione della centrale Enel) quelli della Stoppani di Cogoleto (da cui ha continuato a fluire veleno al cromo nonostante la bonifica fosse in corso); la bonifica dell’area ex Ilva e la destinazione dei terreni a rischio in aree di nuova edificazione come i riempimenti per il nuovo campo da golf di Lerca, sulle alture di Cogoleto; la discarica di Scarpino (si veda l’articolo a fianco, ndr); i controlli di sicurezza in seguito a puntuali episodi di allarme alla Iplom di Busalla, alle aree della società di Spinelli; e le verifiche di sicurezza in ospedali e strutture sanitarie genovesi.

Il presidente della Regione Claudio Burlando: «Ho dato incarico ai miei uffici di approfondire la questione, anche al di là della verità processuale, per la quale - come è noto- bisogna attendere molto. Se necessario interverremo per tutelarci, anche con sospensioni o rimozioni».

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