Gli assassini di Giorgieri per la verità ufficiale furono condannati in via definitiva nel 1989, 4 anni prima dell'omicidio Boemio.
Se nei due omicidi fosse stata usata la stessa macchina, o c'erano altri componenti della stessa organizzazione degli assassini di Giorgieri mai trovati oppure sono stati condannati degli innocenti per l'omicidio Giorgieri. Laura Picchi
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Subject: RE: omicidio boemio e giorgieri: secondo panorama 24 gennaio 1993 usata stessa macchina
Date: Sat, 1 May 2010 11:04:41 +0200
La invio anche in pdf per chi non ha open office. laura picchi
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Subject: RE: omicidio boemio e giorgieri: secondo panorama 24 gennaio 1993 usata stessa macchina
Date: Sat, 1 May 2010 11:01:45 +0200
Allego email appena inviata in allegato.
Sembra che lo schermo sia troppo piccolo e non venga tutto il testo.
laura picchi
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Subject: omicidio boemio e giorgieri: secondo panorama 24 gennaio 1993 usata stessa macchina
Date: Sat, 1 May 2010 10:37:02 +0200
Pagina 53 Libro Ustica, la tragedia e l'imbroglio
12) Roberto Boemio
Generale in pensione. Un solo colpo sferrato con un grosso pugnale dal basso verso l'alto per spaccare il cuore del generale che nel giugno 1980 è il comandante della 3a Regione Aerea Meridionale. Roberto Boemio, 58 anni,cade ferito a morte,mercoledì notte 13 gennaio 1993 a Bruxelles sul marciapiede di fronte al suo garage in Rue iean batiste 68. Gli assassini del generale,si direbbe per procurarsi un alibi, quaranta minuti più tardi tamponano un'altra macchina nella opposta periferia della città e rapinano il proprietario che riesce però ad annotare la targa EPT 651.La stessa auto usata dagli uccisori di Giorgieri. Anche il giudice Guy laffineur è perplesso: più passa il tempo e più diminuisce la certezza del movente della rapina al generale.....
("Panorama" del 24 gennaio '93, articolo di Corrado Incerti)
Magari qualche indagine per capire se era vero che era stata usata la stessa auto per gli omicidi Giorgieri e Boemio sarebbe stata utile non credete? Nulla scrive Priore nella sua sentenza ordinanza. Licio Giorgieri lo ribadisco per chi non lo sapesse noi temiamo essere uno dei due testimoni di Sandro marcucci, che poteva dire al giudice che si occupava di Ustica, che il Mig era decollato da Pratica di Mare la sera di Ustica. Licio Giorgieri viene assassinato per la verità ufficiale dalle unità dei comunisti combattenti il 20 marzo 1987.
Dopo averlo ricordato io, ricordo anche quanto scrisse nel capitolo 16 dedicato a Ustica Mario Ciancarella:
"
(...)Solo
dopo la sua morte ho ricordato "quel foglio". Un foglio che
lui aveva inserito, quasi involontariamente o per errore avevo
pensato, tra i tanti che mi aveva affidato, apparentemente per
ordinarli meglio e meglio rappresentare al legale la sua tormentata
vicenda militare. Trovai quel documento. Si trattava di uno scritto,
molto secco, inviato al suo superiore del tempo alla 2^ Regione
Aerea. Data, 9 Giugno 1980. Oggetto: Informativa di reato.
Venivo
così a scoprire, senza che vi fosse un qualsiasi ulteriore
segno di quella vicenda di Sandro nella mia conoscenza (ma neppure
nella sua storia militare documentata) che il giorno 3 Giugno di quel
1980 a Sandro era stata prospettata la possibilità di essere
oggetto di una informativa di reato. La sua reazione era stata
glaciale, fredda come mai avevo conosciuto, nè avrei
sospettato, nè sarebbe mai stato Sandro, nelle altre sue
vicende umane e professionali. Scriveva Sandro:
"... Le chiedo di volermi
comunicare al più presto i precisi addebiti che Ella intende
fare per motivare l'informativa di reato nei miei confronti. (...)
del tutto improponibile ed inaccettabile un provvedimento nel quale
si voglia sindacare nella mia personale libertà nei momenti
fuori servizio.
Mi risulta d'altra parte che
l'incontro cui Ella faceva riferimento ed
al quale non ritengo confermare o meno la mia presenza,
sia stato definito dal Sig. Gen. PICCIO, Comandante III^ R.A.,
pubblicamente, come un incontro di amici in locali messi a
disposizione da altri amici comuni."
Quando
ebbi modo di leggere quel foglio, mi nacque subito il dubbio che
Sandro potesse aver saputo qualcosa di più. Certamente non di
così evidente e chiaro da poter essere usato da Sandro per una
articolata denuncia; ma certamente qualcosa di così
"pericoloso" da spingere un personaggio infido come il Gen.
Cavatorta a tentare quella irrituale minaccia.
Non
esiste infatti alcuna possibilità che una qualsiasi persona -
ed a maggior ragione un Ufficiale - che sia sospettato di aver
compiuto atti per i quali si renda necessaria una "informativa
di reato" alla Autorità Giudiziaria, venga informato
preventivamente di questa volontà. Ma l'atto era anche
irrituale perchè il Superiore Gerarchico che rediga una
Informativa di reato lo fa come Ufficiale di Polizia Giudiziaria, e
quindi il suo è un atto dovuto e subordinato, sul quale è
inibito qualsiasi accertamento "autonomo" che potrebbe
portare ad uno sviamento delle indagini attraverso la consapevolezza
dell'indagato. E un simile comportamento è anche illecito per
la conseguente possibilità che l'interessato, preavvisato
delle indagini che si intenda richiedere nei suoi confronti, possa
cercare di alterare le prove.
Ed
infine è assurdo che, anche nella ipotesi che l'Ufficiale di
P.G. abbia ritenuto di svolgere preventive e sommarie indagini -
anche con una maldestra audizione del sospettato -, non prosegua poi
nella sua azione di informazione della Autorità competente, a
fronte di una reazione così dura e provocatoria quale era
stata quella di Sandro, che non aveva certamente la caratteristica di
una provata discolpa.
Evidentemente
il Gen. Cavatorta, assistito dal Col. Ferrara (come riferiva Sandro
nella introduzione della sua nota), aveva tentato con un bluff di
conoscere particolari di quella riunione che gli erano ignoti. Ma
quella riunione doveva preoccuparlo molto se lo aveva spinto a
compiere un atto di tale rilevanza e gravità. E Sandro era
stato molto duro al riguardo:
"Se persone privatamente
intervenute avessero anche ritenuto di riferirle particolari
dell'incontro in virtù di un rapporto personale con lei, non
ritengo che questo autorizzi (...). Rimango in attesa di una sua
risposta (...)"
E'
questo finale che accerta la lealtà di Sandro e la
"criminalità" del suo interlocutore. Del carteggio
che Sandro mi affidò, conservo anche le sue poche righe,
vergate con scrittura tormentata in cui Sandro, oltre chiedermi di
cercare di dare a quel materiale una qualche logica da prospettare ai
suoi legali, ritiene di puntualizzare che tra i documenti "ce ne
sono di "riservati"
e non so se sono da mostrare in giro, al TAR". E questo da un
uomo perseguitato e maciullato da una serie di documenti falsi ed
alterati!!
Purtroppo,
lo abbiamo già detto, il legame di Sandro all'Arma era di
natura talmente profonda che non sarebbe riuscito a pubblicizzare
neppure quella vicenda scabrosa del tentativo di corruzione per il
G-222, di cui abbiamo parlato presentando la sua storia al capitolo
specifico, e che pure emerge in maniera evidente dal suo carteggio.
La sua "troppa" fiducia quasi fideistica in "quei
superiori", quella che lo ha sempre perso perchè è
stata sistematicamente tradita, non ne limitava comunque l'impegno e
la serietà professionale, come lo spirito democratico e la
disponibilità all'indagine. E tuttavia egli non riusciva a
vincere la sua "presunzione di innocenza dell'Arma", anche
per coloro che si fossero già dimostrati ampiamente per essere
dei cialtroni, professionalmente scadenti e presuntuosi, dei felloni
e dei collusi, tesi solo ai propri personali e meschini interessi.
Sandro,
alle mie domande sulla natura e le circostanze di quel documento,
aveva tuttavia minimizzato, quasi infastidito. E non volle darmi
alcuna ulteriore spiegazione se non quella scontata della rabbia
persecutoria di Cavatorta e compagni, contro lui e contro chiunque
altro di noi. Quello che non colsi allora fu il fatto che Sandro non
mi richiedesse indietro quel foglio, come sarebbe stato invece logico
se l’inserirlo nel carteggio che mi aveva affidato fosse stato di
un errore. Ed oggi credo che volesse lasciarlo deliberatamente nella
mia disponibilità. A futura memoria forse.
Avrei
dovuto insistere ed approfondire, anche a costo di mostrare un calo
di fiducia in Sandro. Quell'incontro, oggetto della azione poliziesca
di Cavatorta, era avvenuto tra Ufficiali dell'Arma, appena qualche
giorno prima della strage, e con il Comandante della 3^ R.A., il Gen.
Piccio.
Ma
la 3^ Regione Aerea ha il suo Comando a Bari, e quindi è in
quella stessa città la sede ordinaria del suo comandante.
Perchè la riunione era avvenuta a Roma? E che c'entrava Sandro
in quella riunione? E perchè, se c'era Sandro, Ufficiale
impiegato in una diversa Regione Aerea, non vi era anche Cavatorta,
Capo di Stato Maggiore del Reparto in cui era impiegato Sandro? Ma
Sandro dice, ribadendo parole del Gen. Piccio, che si sia trattato di
"una riunione di amici", in locali messi a disposizione da
altri amici. Che tipo di amicizia legava uomini così diversi
per grado e sedi di impiego, e quali necessità avevano
determinato l'esigenza di chiedere la disponibilità di locali
privati per un incontro di amici che avrebbe potuto svolgersi
ovunque, in un luogo pubblico?
La
3^ R.A. è poi quella all'interno della cui giurisdizione si
sarebbe svolta, appena pochi giorni dopo, tutta la drammatica
sequenza dell'abbattimento del DC9. E' la stessa Regione i cui
Ufficiali responsabili del Controllo Aereo sarebbero risultati i più
attivi nelle azioni di depistaggio, di occultamento e di menzogne
necessari all'inquinamento delle indagini. Alla 3^ R.A. era
assegnato, nel medesimo periodo, il Gen. Roberto Boemio con la
funzione di Capo di Stato Maggiore di quella Regione Aerea. Lo stesso
grado e la stessa funzione che rivestiva a quel tempo, ma per la 2^
R.A., il Gen. Cavatorta, cui scriveva Sandro in quel foglio
bruciante.
Una
prima lettura di quel foglio potrebbe allora indurre a pensare quasi
che Sandro avesse partecipato ad una riunione di Ufficiali golpisti,
che avessero valutato in maniera strettamente riservata le condizioni
di fattibilità di piani di destabilizzazione. Condizione che
avrebbero ampiamente giustificato e preteso una immediata
"Informativa di reato" alla Autorità Giudiziaria.
Essa invece viene solo minacciata, senza darvi poi un seguito
concreto. Una valutazione a più ampio respiro ci consente
allora di valutare diversamente quella circostanza.
Il
Gen. Cavatorta è infatti lo stesso Ufficiale che sarà
incriminato da Priore per la vicenda Ustica, con altri colleghi
generali, e per Alto Tradimento, sul finire del 1991. Priore in
precedenza aveva ascoltato Boemio a lungo, nell'autunno di quel 1991,
senza peraltro incriminarlo. Cosa sapeva e cosa taceva Boemio? Egli
non potrà mai più precisarlo nè al Giudice, nè
ad altri. Sarà ucciso infatti a Bruxelles, in circostanze
assolutamente incredibili, nel Gennaio 1993, quando certamente
sarebbe stato ascoltato ancora da Priore, per precisare le sue
precedenti deposizioni.
Appena
quattro giorni prima del suo omicidio, alla Stazione Termini di Roma,
erano stati sottratti al perito nominato da Priore - tale Gunno
Gunnwall, responsabile dell'Ufficio Radar del Ministero della Difesa
Svedese - i dischetti contenenti gli esiti della perizia da questi
svolta sui tracciati radar del giorno della strage di Ustica. Il
livello del depistaggio classico era ormai finito da tempo. Era già
il momento della sottrazione e distruzione sistematica dei riscontri
probatori cui il Magistrato si stesse avvicinando pericolosamente, e
della soppressione di ogni testimone ormai ritenuto "pericoloso
o inaffidabile" dai criminali responsabili della strage.
Boemio
era stato il diretto responsabile dell'accredito dei tracciati radar
- risultati alterati - consegnati alla Magistratura. Boemio però
non è più in Italia, al momento dello scippo dei
dischetti della perizia. E' a Bruxelles. Non è più
Generale, nonostante la giovane età ne avesse potuto
prefigurare una fulgida prosecuzione di carriera.
E'
tuttavia uno "strano civile": rappresentante dell'industria
italiana Alenia "presso la NATO", dicono delle strane
dichiarazioni stampa. Quasi che presso un Comando Militare, e NATO
per di più, possa essere normale o logica l'esistenza di una
specie di Ufficio di rappresentanza di una azienda civile,
produttrice di materiali militari. Una azienda Italiana, e per giunta
con una specie di esclusiva. C'è da chiedersi il perchè
di un tale "privilegio", se fosse stato vero, per una
nostra azienda nazionale, che è naturalmente in aperta
concorrenza con altre similari di Paesi diversi che, pur aderenti
alla NATO, non risultano avere una propria "rappresentanza
ufficiale" presso quei Comandi Militari. Perchè non è
mai stato stato detto ad esempio "ingaggiato dalla Alenia presso
la sua sede di Bruxelles, per curare gli interessi della Azienda
presso la NATO?" Sarebbe stata una dizione molto più
normale, non credete?
E'
più logico pensare forse, o legittimo sospettare, che
quell'industria civile abbia potuto darsi disponibile, con ovvi
interessi di ritorno, ad offrire una perfetta copertura, per esigenze
militari NATO riservate, per la mimetizzazione "civile" di
uno "scomodo ed insicuro" Boemio, che in quella posizione
poteva essere tuttavia costantemente "controllato", anche
sulla sua affidabilità, e cioè sulla sua capacità
di mantenere il silenzio, o di dire solo quel che "poteva dire”
essendo costretto ormai a “dire qualcosa" in una indagine che
ormai sembrava essersi liberata da briglie occulte. Quando la
verifica del contenuto dei dischetti rubati ha forse dimostrato ai
mandanti di quel furto che Boemio sarebbe stato sottoposto ad una
serie di interrogativi stringenti ai quali non avrebbe saputo
resistere oltre, deve essere scattata l'esigenza di ucciderlo.
Sentenza subito eseguita dalla manovalanza macellaia di cui certi
ambienti dispongono costantemente.
Ma,
e se anche Boemio fosse stato a Roma in quella riunione del
Comandante Piccio e di "alcuni amici", per la quale Sandro
era stato minacciato di "Informativa di reato" dal Gen.
Cavatorta? E se quella riunione fosse stata un incontro di Ufficiali
lealisti che non se la sentivano di avallare un progetto stragista,
per quanto vaga potesse esserne stata la comunicazione che ne
avessero ricevuta, e che aveva tuttavia bisogno assoluto della loro
complicità o del loro silenzio? Solo il Gen. Piccio potrebbe
confermarlo. Ma solo se un Giudice volesse ascoltarlo sul merito
specifico.
Di
Boemio non potetti chiedere a Sandro. Quando vengo a sapere di Boemio
è perchè Boemio viene ucciso. Ma Sandro, a quel punto,
ucciso lo era stato già da un anno. Ancora una volta si
dimostrava illogica ed ingiustificata la accettazione passiva di
certi "buchi" nella comunicazione tra Sandro e me.(...)
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