Il 24 aprile 2010 17.26, Rossella Ottaviani <ciclorozzella@???>
ha scritto:
> E la riflessione è questa "Vogliamo chiederci cosa stiamo facendo?"
Sapere cosa si sta facendo è essenziale, cosa si sta facendo e cosa si
vuole essere.
Quest'anno (ma anche l'anno scorso...) sto delegando la parte
organizzativa per seguire altre cose. Non penso di essere mai stato un
elemento chiave né della CM né della Ciemmona, ma ne ho fatto parte,
coi miei limiti, e qualcuno/a ricorderà una riunione convocata per
decidere se dar vita di nuovo alla Ciemmona (nemmeno si chiamava così,
ancora) per il secondo anno, e fui uno di quelli che si espresse per
riproporla, per ridar vita all'esperienza. dall'alto della mia
"vecchiaia ciclistica" (io sono uno dei "grandi vecchi", che pedalava
con Cthulhu all'alba dei tempi...) ho visto nascere la CM, seppur da
fuori, e forse ho potuto notare cose che dal di dentro potrebbero
essere sfuggite.
La CM è cambiata, vittima del proprio successo. Da un piccolo gruppo
di persone stra-motivate si è passati ad un "mucchione" molto più
amorfo ed indifferenziato. Questa è una buona maniera per "diffondere
il verbo", ma si paga con una forte diluizione del messaggio.
Inevitabilmente i più penalizzati dal "degrado della qualità
dell'esperienza" sono proprio quelli che l'avevano iniziata come una
sfida. La CM si è "normalizzata", questo fa andare in bici più persone
ma le "motiva" meno. Chi ricorda gli inizi ne soffre.
Purtroppo, fatta l'analisi, di soluzioni da offrire non ne ho.
Inasprire e radicalizzare l'azione della CM farebbe "scappare" molte
persone "moderate", col risultato di riportarsi più vicini ai
parametri iniziali, ma non so dire se questo sarebbe un passo avanti o
un passo indietro. Sembrerebbe anche raggiunto il limite
"sperimentale" delle cose che in una CM si possano fare. Alla fine il
"format" è quello, proporre cose nuove non è semplice.
Lo stesso discorso vale per la Ciemmona. Qual'è il "format"? Portare
tante persone in bici per un giorno ed occupare le strade? Beh, è
quello che si fa già. Veicolare un messaggio antagonista? Come si fa?
Ci prendiamo 100 persone a testa?
Resta l'opzione "gutta cavat lapidem": continuare a "marciare" finché
le mura di Gerico non vengono giù. Ma in quest'ottica non si può
pretendere una gratificazione immediata: si fa un lavoro, "uno sporco
lavoro, ma qualcuno/a deve pur farlo..."
Dopo averle fatte tutte, anche per me la Ciemmona non riesce ad essere
più un momento di sfrenata allegria. Penso agli anni passati, alle
persone perse per strada, al tempo che amministrazioni becere ci hanno
fatto sprecare. E' bella lo stesso, ma ha un retrogusto amaro.
Beh, ingoio e vado avanti. L'anno scorso ci ho portato un nipote di
sei anni, se l'è pedalata tutta. Pensate, la prima CM a sei anni, cosa
potrà fare da grande? Se non è una cosa che posso fare per me, magari
posso regalarla ad altri. Forse non capaci di comprenderne appieno la
valenza rivoluzionaria e la portata, ma per i quali può risultare
un'esperienza preziosa.
E' mancata, fin qui, la capacità di veicolare un messaggio forte.
Chiedo ad Adriano Bono se pensa che nei concerti, fra una canzone e
l'altra si possano far parlare delle persone (oratori capaci, non
gente che balbetta...), in modo da sfruttare quell'occasione per
mandare un messaggio forte al pubblico, per lasciargli dentro un po'
della nostra rabbia.
Altro non mi viene in mente
Ciao
--
Marco Pierfranceschi
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Mammifero Bipede
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"Tutti pensano a cambiare il mondo,
ma nessuno pensa a cambiar se stesso"
L. Tolstoj