[Forumlucca] False interviste su "Libero" "Il Resto del Carl…

このメッセージを削除

このメッセージに返信
著者: blanca
日付:  
To: forumlucca
題目: [Forumlucca] False interviste su "Libero" "Il Resto del Carlino" "La Nazione" "Il giorno" "L'espresso" "Il piccolo" e "Il corriere della sera"
False interviste (a firma Tommaso Debenedetti) su "Libero" "Il Resto
del Carlino" "La Nazione" "Il giorno" "L'espresso" "Il piccolo" e
infine "Il corriere della sera".
In America la truffa ha fatto scalpore. In Italia ne parlano tutti i
blog, ma non i quotidiani.

http://onlyon.splinder.com/post/22494281/Debenedetti,%20l%27inventore%20d%27inc




Nell'annuario dei giornalisti c'è un Tommaso Debenedetti, nato il 10
febbrario 1969 e residente a Roma, iscritto all'albo dal maggio 1997
come pubblicista. Sono tredici anni che fa il giornalista e dei suoi
articoli trovo tracce negli archivi on-line solo dal 2000, con degli
articoli per il “Mattino” di Napoli e per i tre giornali riuniti sotto
il cappello “QN – Quotidiani nazionali”, “il Giorno”, “il Resto del
Carlino”, “la Nazione”. Sono tutte interviste interviste a scrittori,
letterati, intellettuali. Nomi altisonanti, mica da esordienti da
quattro soldi.

A quanto si dice su internet, dovrebbe essere un giornalista
freelance, quindi immagino che sia difficile per lui guadagnarsi da
vivere, così come lo è per tanti e lo sarà per me (ahimé!). Tuttavia
questa difficoltà non lo giustifica e non lo distoglie dal seguire
delle regole deontologiche riassumibili semplicemente in una frase:

“Non scrivere cazzate”
Riassumiamo un po'. Paola Zanuttini de "il Venerdì" intervista Philip
Roth, gli chiede conto di una dichiarazione rilasciata a un'intervista
su “Libero” a...Tommaso Debenedetti.

Nell'intervista citata Debenedetti mette in bocca a Roth questa frase:
“Obama? Una grandissima delusione. Sono stato fra i primi a credere in
lui, ad appoggiarlo, ma adesso devo confessare che mi è diventato
perfino antipatico”. (qui le cache dell'intervista ritrovata da
Alberto Cane), In questa fase è difficile dire se sia un'invenzione di
Debenedetti o di un redattore di "Libero"? Ancora non è facile dirlo,
ma ci arriviamo subito.

Alla Zanuttini lo scrittore risponde: “Sono molto seccato per queste
dichiarazioni che mi vengono attribuite: non ho mai parlato con questo
Libero. Smentisca tutto. Ora chiamo il mio agente”. Chiama la gente,
fanno una verifica e risulta che nell’agenda delle interviste non
risulta né "Libero" né Debenedetti.

L'eco della vicenda è arrivata fino agli Usa. Judith Thurman ha
pubblicato il resoconto su una rivista da niente il “New
Yorker” (sapete, quella dove Hannah Arendt pubblicava le cronache dal
processo Eichmann raccolte poi ne "La Banalità del Male", oppure
ancora quella rivista in cui Seymour Hersh pubblica le sue inchieste.
Sì, proprio quella. Robetta che nessuno si fila). Ecco, la Thurman che
è una giornalista americana, fa qualche telefonata e fa anche “fact-
checking”, ovvero le verifiche del caso. Telefona a Roth, che ha
telefonato a Grisham e ha scoperto che anche lui è stato intervistato
da Debenedetti. E anche lui ha avuto la stessa linea critica su Barack
Obama.

Roth dichiara alla giornalista che forse quella di far denigrare Obama
da scrittori americani è una strategia ideata per farsi pubblicare i
pezzi.Grisham, autore di gialli giudiziari, farà una denuncia, mentre
Roth vorrebbe evitare lo sbattimento.

Ma la storia non si ferma qui. Judith Thurman scopre che Debenedetti
ha pubblicato un' intervista con Gore Vidal nientepocodimeno che su
“l'Espresso” (“a prominent journal”).
Neanche Vidal ha mai sentito nominare Debenedetti. "L'Espresso"
smentisce. L'intervista è stata rilasciata per uno dei quotidiani
locali del gruppo. (Era disponibile sul sito, ma è stata rimossa. Le
cache ci vengono sempre in aiuto).

Qua la Thurman bastona l'Espresso (però a torto) per non aver fatto
fact-checking. E, come sottolinea Christian Rocca, lo smacco al gruppo
editoriale “l'espresso” è doppio, perché Debenedetti è riuscito a
piazzare un'altra intervista, quella al premio Nobel per la
letteratura nel 2009 Herta Muller, su “il Piccolo” di Trieste. Dal
sito del quotidiano triestino l'intervista è scomparsa, ma è ancora
visibile nelle cache. Di Herta Muller esiste anche un'intervista del
nostro eroe per “il Giorno”, “il Resto del Carlino” e “la Nazione”.

La Thurman, che è una giornalista americana e quindi sa come si fa il
mestiere, a differenza di Debenedetti, si mette a seguire il filone
triestino, alza la cornetta e fa qualche telefonata (cosa che io non
ho fatto perché sono qui in veste di blogger e nessuno mi paga per
fare scoop) e che ti scopre? Che Toni Morrison, nobel per la
letteratura nel 1993, nega di aver mai parlato con Debenedetti; che E.
L. Doctorow non si riconosce nelle sue parole, che Roth si stupisce di
aver concesso due interviste a T.D. nel 2009 (ma sono di più, leggete
più in basso), che Helmut Frielinghaus, l'editor di Gunter Grass,
nobel nel 1999, non ha mai visto prima queste interviste, che la
moglie del nobel 2008 Jean-Marie Gustave Le Clézio trova improbabili
certe dichiarazioni del marito, che Nadine Gordimer, nobel nel 1991,
che Herta Müller non parla facilmente coi giornalisti, stando al suo
addetto stampa, A. B. Yehoshua e Scott Turow non ricordano interviste
concesse a lui.
La redattrice del New Yorker che fa poi? Alza la cornetta e chiama al
"Piccolo", parla con un collega triestino, Alessandro Mazzena Lona,
colto quasi di sorpresa dalla questione, ma che conferma che
Debenedetti è figlio dello scrittore Antonio, e nipote del famoso
critico letterario Giacomo Debenedetti, su cui Tommaso ha curato
alcuni lavori. Mazzena Lora afferma di non aver mai potuto vedere
documenti e prove delle interviste di Tommaso Debenedetti anche perché
abita molto lontano da Trieste. D'altronde non aveva mai avuto motivo
di dubitare delle veridicità delle interviste perché non aveva mai
ricevuto segnalazioni e perché la famiglia del giornalista ha buone
connessioni negli ambienti letterari. Se c'è un motivo per cui possa
averlo fatto, afferma Mazzena Lora, non sono i soldi ma la
megalomania. Poi...vi lascio in sospeso. Leggete fino alla fine.

Sul “Guardian” John Hooper arricchisce il quadro. Anche lui nota come
un motivo centrale delle sue interviste siano il disaffezione di
scrittori famosi verso il presidente americano. Nell'intervista di
Tommaso Debenedetti persino la tedesca Muller avrebbe criticato Obama
per non essere stato più duro coi cinesi, per non dire di Gore
Vidal...Vidal, che nell'intervista all'Espresso, avrebbe anche
esaltato Berlusconi: “Questo Re Mida pieno d'oro che adesso, arrivato
a oltre settant'anni, si compiace di far parlare delle proprie abilità
amatorie. Eccezionale!”. E in un'intervista del 2006, John Le Carré
avrebbe affermato a Debenedetti che non ci avrebbe pensato due volte a
votare Berlusconi, affermazione che Le Carré smentì in quello stesso
anno al Guardian che gli chiedeva informazioni.

Giovedì sera ho avuto un breve scambio di opinioni su Twitter con i Wu
Ming,gli ex di "Luther Blissett", era dei maghi nel piazzare false
notizie ai giornali:"pensa a quante false notizie rifilò ai giornali
Luther Blissett! Solo che noi poi lo dicevamo". Ieri facevano notare
come alcune interviste di Debenedetti pubblicate su "il Piccolo" siano
nel filone non più "anti-obamiano" ma "pro-tema delle foibe", come
quelle a Herta Muller e a Gunter Grass. Tutti gli scrittori, dicono in
sintesi, sono diventati di destra.

Rocca, giornalista de "il Foglio", vive a New York e ha incontrato
Roth (fino a prova contraria o fino alla prossima smentita tramite
intervista di Paola Zanuttini a Roth). Riporto qui dal suo blog:

"Roth mi ha chiesto se conosco il tizio che s'è inventato la sua
intervista ed era molto interessato a sapere quanti soldi potesse aver
fatto con il falso. Meno di 200 euro, ho azzardato io. Gli ho anche
detto che i capi di Libero credo siano molto imbarazzati e vittime
loro stessi del falsario. Roth ha annuito e mi ha ribadito che se
Repubblica non gliel'avesse detto certamente non l'avrebbe mai
scoperto. Mi ha chiesto, inoltre, se Debenedetti sia nipote
("grandson") del famoso critico letterario Debenedetti, come gli ha
detto qualcuno. I don't know, ho risposto".

Stando alla rassegna stampa della Camera Debenedetti ha piazzato in
dieci anni un'ottantina di articoli.Di questi 62 sono interviste a
scrittori o intellettuali. Di queste 62 interviste nove sono ad
Abraham Yehoshua, cinque sono a Philip Roth, cinque a John Le Carré e
quattro a Gore Vidal. Quante di queste saranno vere?

Ebbene, qua torniamo alla nostra Judith Thurman. Non soddisfatta che
fa? Si fa dare il numero di telefonino di Tommaso Debenedetti e,
indovinate un po', gli chiede direttamente conto delle false
interviste, gli fa delle domande! Incredibile, e sono anche domande
reali, non inventate. Lui chiaramente, in stile "Berlusconi", rigetta
ogni accusa e anzi contrattacca dicendo che Grisham e Roth mentono per
convenienza politica. Il giornalista italiano nega di aver inventato
anche le altre interviste, però non ha più documenti che attestino gli
incontri o le registrazioni di questi. (Forse, da bravo letterato,
dovrebbe leggersi l'ultimo libro di Maurizio Ferraris allora). Alla
fine conclude dicendo che per le interviste è stato pagato quasi
nulla, 20 euro a pezzo (conosco bene la situazione, e anche questa è
uno scandalo).

Ora, sembra chiaro che la carriera di questo sedicente giornalista è
finita. Dopo un'intervista a Banana Yoshimoto per i tre giornali del
sistema QN non è più comparso nulla. Sarà finita perché si è sparsa la
voce nelle redazioni, alcune delle quali hanno prontamente cancellato
dai loro siti internet le sue finte interviste. Sarà finita perché ora
più nessuno gli ha creduto quando ha detto “Ho un'intervista bomba con
Tizio che parla male di Obama”. Magari la sua storia sarà come quella
dell'ispiratore del film “L'inventore di favole”. Negli anni Novanta
si scoprì che Stephen Glass, editorialista per il “The New Republic” e
giornalista free lance per diverse riviste quali “Rolling Stone”,
“Harper's”, inventava di sana pianta gli scoop che lo resero un
giornalista promettente. Lui cadde in disgrazia, e forse anche Tommaso
Debenedetti. Essere sputtanati già su "New Yorker" e "Guardian"
dovrebbe bastare.