tibi ha scritto:
> oi. volevo giusto far conoscere a chi non la segue, che in lista
> Indymedia c'è una discussione su Facebook. Non è una discussione
> inutile: si parla del perché esista Facebook e perché Indimedia sia
> diversa. C'è la percezione "adulta" che la genete ovviamente si stia
> dedicando a Facebook assai di più di quanto non faccia di Indy, e che
> nonostante FB sia un mezzo commericale, lì si trovino molte più
> informaizoni che altrove.
> Ci si sta domandando come potrebbe cambiare Indymedia, se si volesse
> evitare di dare una qualche forma di riconoscimento a un presunto gruppo
> Indymedia di Facebook, che nessuno sa come e quando sia stato messo su,
> ma ha un sacco di contatti.
> Forse si potrebbe ragionare su far diventare Indymedia un social
> network, trasformando tecnicamente lo strumento? O forse non ha senso.
> Forse ha senso inventarsi un mezzo di nuova dimensione.
> Potremmo ragionarci forse tutti insieme?
> Parliamone. Eventualmente troviamoci anche. Se non affrontiamo
> seriamente questo confronto con i social network commericali, mi sa che
> soccomberemo tutti....
ahhhhhhh, siiiiiiii :)
allora, a spunti dal 3d:
aneddoto:
qualche settimana fa ho lavorato 2 giorni con un tot di ggiovani
adolescenti - femmine e maschi - informatizzati ed alcuni anche svegli
assai. alla fine ciao, bella lì, teniamoci in contatto... "me la dai la
mail?", chiedo io; "la mail?! boh, mica la ricordo, non la uso mai... Ma
sentiamoci su fb, no?", dicono TUTTI/E loro, ed io "non sono su fb...."
nello stupore generale.... :)
vecna ha scritto:
> tibi wrote:
>> Forse si potrebbe ragionare su far diventare Indymedia un social
>> network, trasformando tecnicamente lo strumento?
>
> la forza dei social network non è nel loro software, ma nella loro massa
> di utenti. facebook ha questo effetto in italia perché qui ha trovato
> terreno fertile. si è creata una massa critica degna di un buco nero, ed
> ora il suo valore risiede nel fatto che, se domani un utente nuovo si
> immette in internet, trova buona parte dei suoi suoi amici su li'.
la sostanza è questa, ed è vera.
lo stesso vale, però, per tutto il resto, per tutta la società:
siamo in una condizione sociale, culturale, regredita di decenni, ad
essere ottimisti. non c'è più consapevolezza di se stessi, come
cittadini (figurarsi della propria condizione di classe, seh!); il
livello culturale medio è sprofondato ai minimi termini; paura,
sfiducia, razzismo, sessismo e schifezze varie sono dilagati perché sono
spariti gli anticorpi, si sono volatilizzati: la sinistra storica si è
suicidata, e nessuno è stato in grado di prendere il suo posto. nessuno.
blackman ha scritto:
> Probabilmente diro' una cosa che noi tutti gia' sappiamo, ma che
> sottolinearla rende meglio il perche' del tutto... Al famoso "utente
> medio di facebook" poco importa di quello che fb fa coi suoi dati; un
> paio di sere fa mi sono trovato a litigare con gente che mi diceva che
> alla fin fine chi se ne frega di cosa fa fb coi suoi dati, che in
> realta' a fb non gliene frea niente di lui nel particolare, che in
> qualche modo e' giusto che fb guadagni in questo modo visto che gli
> offre un servizio irrinunciabile. Anzi, me la mettevano pure sul
> filosofico, del tipo che facebook e' mitica perche' permette di unire
> idee che altrimenti non ci sarebbero state. (E forse c'erano anche dei
> perche :) )
> E in generale la pensano tutti cosi.
appunto, per me ci sono due strade, detta in soldoni:
o ci si infila nel flusso, o fottendocene o dicendoci che "le cose si
cambiano dall'interno (il risultato finale è lo stesso, il primo metodo
è forse un po' più onesto) e bona lè, chi s'è visto s'è visto;
o ci si rimbocca le maniche e le meningi, e si riparte praticamente da
0, ricostruendo nuovi anticorpi, politici, sociali, culturali, reali,
pratici.
lo so, c'è già chi dice "c'è una via di mezzo, e fb potrebbe essere uno
strumento per farsi conoscere...", e bla bla bla.
io non ci credo, per me non funziona. fb fa conoscere i simili e tiene
lontani i diversi. rafforza, accentua, da valore alle identità, a
discapito delle contaminazioni.
quindi, penso, qualcosa di nuovo.
anathema ha scritto:
> Io credo che Indymedia, ai tempi che inizio' la sua attivita' in rete,
> aveva un che' di innovativo: "l'aggregatore di notizie", una struttura
> centrale dove tenersi informati su fatti ed eventi importanti.
> Il problema e' che e' rimasta a quei fausti, mentre la rete e' avanzata
> di tecnologie ed idee Indymedia e' rimasta ancorata ad una struttura
> obsoleta, nonostante nobile e funzionale (non del tutto...).
> Credo, infine, che Indymedia debba giocare di nuovo quel ruolo che
> gioco' allora: innovativo. Bisogna tirar fuori una idea, una tecnologia,
> un mezzo nuovo ed innovativo che faccia di Indymedia (di nuovo) il
> centro dell'informazione, fermo restando che i contenuti, il modo di
> fare ed in generale l'ideologia, vanno benissimo.
> Social Network. Perche'?
appunto :)
ora, però, bisogna anche ricordarsi che le "innovazioni", come quella di
indymedia nel 2000, per citare solo l'ultima del nostro ambito, non
saltano fuori dal nulla così, come uno starnuto. sono figlie di anni,
come minimo, di lento scavare della talpa, di provare, analizzare, stare
sul pezzo, mettersi in gioco, sbagliare, riprovare... è da allora che
non vedo "innovazione", nel nostro ambito (di "movimento"; forse perché
il "movimento" è morto... ma allora, W IL MOVIMENTO! ;).
cioè, non è che dici, vabbé dai, da domani siamo innovativi, che mi sto
annoiando e bisogna cambiare le cose... magari! :)
dopodiché sono l'ultimo che può essere innovativo, quindi ascolto e
supporto, per quanto so e per quanto posso.
PS
W bombo! ;)
- --
"un carabiniere mi disse: lottate lottate, che poi se vincete,
a noi ci mettono una stella rossa sopra il cappello
e vi picchiamo lo stesso". Roma, 1971
Guglielmo "Billi" Bilancioni
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