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L'esempio Colucci:se salta la causa250 mila euro buttati
i costi
Genova. Due dei sei imputati eccellenti liguri che sarebbero "graziati" dalla legge sul "processo breve", come rivelato ieri dal Secolo XIX, hanno già risposto "no grazie" agli sconti proposti dal governo. Sono Giovanni Novi e Giuseppe Profiti, due personaggi appartenenti ad ambienti diversi ma di primissimo piano. Novi è l'ex numero uno dell'Autorità portuale genovese, Profiti è stato un manager regionale prima di diventare l'attuale ministro della Sanità del Vaticano, in qualità di presidente dell'ospedale romano del Bambin Gesù. Sono entrambi accusati di turbativa d'asta, il primo anche di truffa e concussione (quest'ultimo reato peròè escluso dalla riforma e sarebbe l'unico a restare in piedi).
L'ex presidente dell'Autorità Portuale, Giovanni Novi, travolto a febbraio 2008 dallo scandalo sulla presunta spartizione delle banchine del porto, è stato il primo a uscire allo scoperto ieri con un comunicato: non si avvarrà delle nuove norme sul "processo breve". In relazione ai possibili effetti che potrebbe avere nei miei confronti - afferma Giovanni Novi - in caso di approvazione da parte del Parlamento del recente disegno di legge presentato al Senato, desidero affermare e ribadire che è mia ferma intenzione ottenere il completo proscioglimento da ogni accusa nel merito e che quindi non mi avvarrò in ogni caso della estinzione del processo». Dello stesso tenore le dichiarazioni affidate da Profiti all'avvocato Giuseppe Maria Gallo: «Non ci fermeremo di fronte a nessun ostacolo procedurale fino a quando i giudici non riconosceranno la mia totale estraneità alle accuse». L'ex manager regionale era stato posto agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta del sostituto procuratore genovese Francesco Pinto denominata "Mensopoli", accusato di turbativa d'asta per gli appalti per la ristorazione nelle strutture sanitarie della Asl savonese. Tra gli altri vip liguri che potrebbero avvantaggiarsi della nuova prescrizione c'è anche Francesco Colucci, l'ex questore di Genova ai tempi del G8 2001, imputato per la presunta falsa testimonianza resa in aula sul caso Diaz, la sanguinaria irruzione nel quartier generale del Genoa Social forum (per i poliziotti imputati l'appello fissato per fine mese con la nuova legge porterebbe alla cancellazione di quasi tutte le accuse). Ieri nel corso dell'ennesima udienza d'avvio del processo a Colucci, si è registrato il secondo avvicendamento del giudice che dovrà decidere: trasferito il primo, il secondo si era dichiarato incompatibile perché intervenuto, come gip durante le indagini preliminari. Il 21 gennaio del prossimo anno si ripartirà da zero, con soli cinque mesi a disposizione per arrivare al primo grado di giudizio, sei mesi di intercettazioni ancora da trascrivere e almeno 150 testi della difesa da ascoltare in aula. Un processo impossibile, che sarebbe spazzato via dalla riforma della giustizia penale e che potrebbe arrivare a costare, tutto compreso, oltre 250 mila euro. Sono calcoli approssimativi anche perché«non esiste una statistica ufficiale del costo medio del processo - rivela Corrado Pagano, presidente della Camera penale ligure - provammo invano a raccogliere dal ministero».
Graziano Cetara
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