*SPAM* «Su via Shelley facciamo ricorso»

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secolo xix

l consorzio: «Su via Shelley facciamo ricorso»
i residenti promettono battaglia a suon di carte bollate
L'avvocato Micaela Rossi avverte: «Non appena saranno notificati gli espropri depositeremo gli atti al Tar»


03/11/2009
«NON APPENA saranno notificati gli espropri, scatteranno i ricorsi al Tar», annuncia Micaela Rossi, l'avvocato che conduce per conto del Consorzio di via Shelley la difficile battaglia contro l'ultima lottizzazione del rio Penego. La strada che da corso Europa sale sulla collina di Apparizione è stata già teatro, negli ultimi vent'anni, di estenuanti schermaglie giudiziarie. Dopo aver vinto due ricorsi al Tar e altrettanti ricorsi al Consiglio di Stato, le 101 famiglie che abitano le case costruite in via Shelley negli anni Settanta si preparano ad una nuova offensiva legale scandita prossimamente da manifestazioni di protesta.
L'obiettivo è impedire quella «inutile colata di cemento» sulla sponda destra del rio Penego, affluente dello Sturla. Il cemento è quello del nuovo by pass via Monaco Simone-corso Europa e di sei palazzine, in valletta Penego, per un totale di 90 appartamenti. Il progetto, in stand by da anni, ha ripreso paradossalmente quota proprio ora che la giunta Vincenzi si appresta a varare la variante di salvaguardia per bloccare, in attesa del nuovo Piano regolatore, ogni edificazione in collina. Più precisamente, al di sopra della cosiddetta linea verde tracciata da Renzo Piano come limite di espansione della città verso monte (a fronte della linea blu che segna i confini delle nuove costruzioni a mare).
«Il problema è che, per via Shelley, si vuole spostare verso il basso quella linea consentendo la devastazione di una collina», dice Stefano Stefanacci, consigliere dei Verdi nel municipio Levante e residente in via Shelley, con riferimento alla proposta di modifica della variante che il Pd porterà in consiglio comunale. Ieri in un locale al piano terra di via Shelley 27, una rappresentanza degli abitanti si è riunita per spiegare all'opinione pubblica le proprie ragioni.
«La storia è vecchia di 27 anni», ricorda Rodolfo Pierani, presidente del Consorzio di via Shelley: «Nel 1986 il Consiglio di Stato ha imposto al Comune di realizzare una strada alternativa alla nostra, che è privata, per garantire l'accesso alle abitazioni della lottizzazione Rio Penego 1, che continuano ad usare via Shelley in maniera illegittima.
Due precedenti progetti sono stati bocciati dal Tar e dal Consiglio di Stato per l'impatto che avevano sul nostro quartiere.
Adesso si ripropone una terza versione, praticamente uguale alla prima, che proveremo a fermare nelle stesse sedi giudiziarie».
«La strada è solo il pretesto per poter costruire le case», accusa Stefanacci.
Per realizzare il nuovo collegamento, il rio Penego sarà tombinato per metà a partire da corso Europa.
La nuova strada passerà in sponda destra: circa 300 proprietari stanno per ricevere gli espropri. «Si dice che i palazzi sono necessari per finanziare parzialmente la costruzione della strada - insiste il rappresentante dei Verdi - ma si parla di 2,3 milioni di euro contro gli 11-12 milioni che costerà la strada: chi ci metterà il resto?». «Per giustificare la tombinatura - aggiunge Pierani - si sostiene che il rio Penego è ad alto rischio esondazione, ma di questa pericolosità non c'è traccia del piano di bacino».
«Inoltre la strada non risolverà i problemi di viabilità, lo sbocco in corso Europa avrà un effetto tappo, con la possibilità di dirigersi solo verso Levante», insistono i residenti. Che lanciano una proposta alternativa: un by pass di 450 metri tra via Monaco Simone e via dei Ciclamini, a Quarto Alto.
«Il sospetto che la strada serva solo alle case - riprende Stefanacci - nasce anche dal fatto che è lo stesso studio Canepa a progettare entrambi gli interventi».
«Il partito del cemento è trasversale», tuona Andrea Agostini, di Legambiente: «La stessa maggioranza che, in Comune, ha votato la linea verde si appresta adesso a votare un emendamento che stravolge tutto».
V. G.


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