[Sexyshock] Sizzla omofilo in prova (e nn mi fate le cinike …

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Aihe: [Sexyshock] Sizzla omofilo in prova (e nn mi fate le cinike eh ; ))
dopo cinque anni le cose (e anche gli introiti, ovvio) son cambiate...



Beenie Man, Sizzla e Capleton omofili in prova

Tre dei più conosciuti cantanti reggae del mondo hanno pubblicamente ripudiato l'omofobia e condannato la violenza contro le lesbiche e i gay.
Beenie Man, Sizzla e Capleton in precedenza avevano scritti canzoni di odio incitando ad uccidere le persone lgbt, e per questo motivo parecchi loro concerti erano stati annullati a causa delle proteste. Ora hanno firmato insieme il "Reggae Compassionate Act", che dice: "Deve essere chiaro che non c'è spazio nella comunità musicale per l'odio e il pregiudizio, nè per il razzismo, la violenza, il sessismo o l'omofobia. Noi non incoraggiamo nè autorizziamo all'odio; invece sosteniamo una filosofia di amore, rispetto e comprensione verso tutti gli esseri umani come fondamento del reggae. Siamo d'accordo nel non fare dichiarazioni o mettere in scena canzoni che incitano all'odio o alla violenza contro chiunque in ogni comunità. Il "pentimento" viene dopo una campagna durata tre anni da parte di Stop Murder Music, che ha avuto come risultato la cancellazione di centinaia di concerti dei cantanti e di contratti con gli sponsors, provocando loro una perdita finanziaria stimata in oltre cinque milioni di dollari. "Il Reggae Compassionate Act è una grande breccia nelle linee nemiche", ha detto l'attivista inglese per i diritti lgbt Peter Tatchell, coordinatore della campagna mondiale Stop Murder Music, che ha negoziato la "resa" dei cantanti. "Il rifiuto dell'omofobia da parte dei cantanti è una importante pietra miliare. Ci congratuliamo senza pregiudizio per il loro nuovo impegno nella musica. Questo accordo avrà un impatto ampio e positivo in Giamaica e nei Caraibi, dove la copertura dei media genererà pubblica coscienza e dibattito, abbattendo l'ignoranza e l'omofobia. Il fatto che queste grandi star del reggae rinunciano all'omofobia influenzerà i loro fans e il più ampio pubblico facendo loro rivedere gli atteggiamenti reazionari. L'effetto benefico sui giovani neri eterosessuali sarà immenso". Tatchell ha detto che ora la campagna di sabotaggio contro i tre artisti verrà sospesa, ma ha sollecitato i giornalisti e tutti gli altri in tutto il mondo a monitorare gli spettacoli e le dichiarazioni di Beenie Man, Sizzla e Capleton. Continua invece la lotta contro altri artisti reggae omofobi, definiti "musicisti assassini": Elephant Man, TOK, Bounty Killa, Vybz Kartel e Buju Banton, che non hanno firmato il Reggae Compassionate Act. "La campagna contro di loro prosegue. Questi cantanti hanno incitato all'assassinio di lesbiche e gay. Non dovrebbero essere ricompensati con concerti o sponsorizzazioni. La campagna Stop Murder Music esorta le organizzazioni in tutto il mondo ad intensificare la campagna per cancellare i concerti di questi cinque cantanti e contro la vendita dei loro dischi, la sponsorizzazione e la pubblicizzazione". A Tatchell ha fatto eco Gareth Williams, co-presidente del gruppo per i diritti umani lgbt della Giamaica "J-Flag": "Questa dichiarazione contro l'omofobia e la violenza si muove verso la giusta direzione", ha detto. "Speriamo che non sia commercialmente motivata dal desiderio dei cantanti di mantenere le entrate dei loro concerti, ma che sia un sincero impegno che incoraggi la fine della violenza omofobica e di tutta la violenza contro chiunque. I cinque artisti che non hanno firmato la dichiarazione dovrebbero seguire questo esempio e dichiarare il loro sostegno per i diritti umani universali, inclusi i diritti umani delle lesbiche e dei gay".

http://eccezione.splinder.com/post/12680063

tratto da
http://www.pinknews.co.uk/news/articles/2005-4626.html




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From      : sexyshock-bounces@???
To          : sexyshock@???
Cc          :
Date      : Thu, 29 Oct 2009 16:31:40 +0100
Subject : [Sexyshock] Concerto di Sizzla a Bologna - Lettera aperta al Sottotetto, ai centri sociali e alla scena raggae italiana








> Lettera aperta al Sottotetto, ai centri sociali e alla scena reggae italiana
>
> “Da noi è un dibattito teorico, in Giamaica ci si gioca la vita"
> Maria Carla Gullotta
> Amnesty International Giamaica
>
> Il 12 novembre 2009 torna in Italia Sizzla, star
> del panorama reggae giamaicano, al Sottotetto di Bologna.
>
> Sono almeno 5 anni che assistiamo e partecipiamo
> al dibattito sui testi omofobici e sessisti di
> alcuni pezzi reggae. Per chi ancora non lo
> sapesse, e ci rivolgiamo soprattutto ai reggae
> boyz italiani, probabilmente avremo spesso
> ballato senza saperlo su liriche che urlano di
> sparare ai gay o di picchiare chi pratica la
> sodomia o il sesso orale. Buju Banton, Capleton,
> Sizzla, Beenie Man, il movimento dei Bobo Dread e
> in generale parte della musica che ruota intorno
> alle dance-hall e al ragamuffin, hanno veicolato
> a partire dagli anni ’90 messaggi di odio verso
> gli omosessuali, le lesbiche e in generale verso
> la libertà sessuale, che sarebbe, secondo loro,
> una sorta di corruzione determinata dalla società
> occidentale, al pari dell’inquinamento e del capitalismo.
>
> Questa reazione alla libertà sessuale, più che
> farci venire in mente i padri del reggae, il
> rastafarianesimo e le positive vibrations, ci
> sembra molto simile a quello che pensa Ratzinger,
> insieme alla maggioranza del parlamento italiano
> e a buona parte dei suoi cittadini, che vengono
> ogni giorno imboccati dalla televisione e temono
> qualsiasi cosa o persona presenti delle
> differenze rispetto alla loro presunta normalità:
> rumeni, musulmani, burqa, famiglie moderne e
> allargate, droghe leggere o pesanti. E ovviamente
> lesbiche, gay, trans, bi, tri o polisessuali, e
> in generale chiunque cerchi di vivere fuori dai
> modelli patriarcali di famiglia, mascolinità e femminilità.
>
> Questo assalto volgare e violento alla nostra
> libertà sessuale non può che farci pensare agli
> immigrati deportati nei centri di detenzione,
> alle leggi in difesa di tutti gli orientamenti
> sessuali che non passano in parlamento, alle
> prostitute trans inseguite e picchiate da
> “normali” maschi romani e alle telecamere del tg1
> alle loro spalle. Alla legge Fini sulle droghe,
> alla legge Bossi-Fini sull’immigrazione e a
> quelle in difesa esclusivamente del matrimonio
> cattolico eterosessuale. Ci fa pensare al
> razzismo, al fascismo, al sessismo, che sempre di
> più si manifestano per quello che sono e cioè
> come diverse facce di una stessa medaglia.
>
> Cosa c’entra tutto questo con l’amore universale?
> Il reggae in passato è stato principalmente
> veicolo di messaggi di liberazione dal razzismo e
> dal proibizionismo, di rispetto e di amore verso
> tutto l’esistente, e in questo è riuscito a fare
> breccia in tutto il mondo e ha dato voce alla
> cultura giamaicana. Forse qualcuno è escluso
> dalla “sana ed olistica esistenza nel mondo” che
> a parole Sizzla afferma? Che strano tipo di
> olismo e di amore universale ha in mente!
>
> Noi pensiamo che ogni cultura e ogni società
> debbano innanzitutto fare i conti con se stesse.
> La Giamaica negli ultimi anni è stata
> attraversata da molti problemi, non da ultimo le
> violenze dei ghetti che coinvolgono polizia,
> ragazzi di strada, gangster sanguinari e in
> generale il suo tessuto sociale. Spesso i
> bersagli di questa violenza sono state le donne, i bambini, gli omosessuali.
> Una parte del reggae, in particolare gli autori
> citati ma non solo, si è prestata a veicolare
> questa cultura di violenza, facendosi forte del
> fatto che la cultura reggae e quella giamaicana
> non hanno ancora sviluppato gli anticorpi verso le intolleranze sessuali.
> Ma probabilmente questi anticorpi stanno nascendo
> ora: anche il governo giamaicano ha preso le
> distanze dalle liriche omofobiche, e ad esempio
> il grande poeta-cantante dub Linton Kwesi
> Johnson, per citarne uno, ha descritto questi
> cantanti come “qualche cretino che accarezza nel
> senso del pelo i bassi istinti del pubblico”.
>
> Secondo noi il problema è un altro. Il problema è
> capire perché un locale come il Sottotetto e
> tanti altri e altre in Italia, così come molti
> ragazzi e ragazze che frequentano gli spazi
> sociali, e tante altre persone che noi riteniamo
> nostri “vicini”, non abbiano voglia o interesse a
> prendere le distanze definitivamente dal sessismo
> e dall’omofobia. Forse il Sottotetto e i suoi
> clienti sotto sotto pensano davvero che
> l’omosessualità sia innaturale, oppure che l’uomo
> sia superiore alla donna e che risolvere le
> discussioni con la forza sia un virile punto
> d’onore? Anche noi siamo clienti del Sottotetto e
> più volte ce lo siamo chiesto.
> I locali e gli organizzatori dei concerti si
> trincerano dietro dichiarazioni di facciata come
> il REGGAE COMPASSIONATE ACT, una velleitaria
> paginetta scritta nel 2007, in cui Sizzla,
> Capleton e Beenie Man si impegnano a “non
> offendere nessuno” e a non cantare più i testi
> contro i gay, come se fosse una specie di
> confessione che ti libera dai peccati. E
> ovviamente i peccati li puoi rifare, e ti puoi
> confessare di nuovo, tant’è vero che qualche
> giorno dopo lo stesso Sizzla si prendeva gioco di
> questo documento risuonando quelle canzoni in
> Germania e in Italia e lasciando cantare le frasi
> incriminate ai suoi fan (italiani, che
> probabilmente non conoscevano neanche il significato di quello che cantavano).
>
> Ci chiediamo, preoccupate e preoccupati, se i
> virus dell’intolleranza religiosa, del machismo
> patriarcale, del sessismo misogino e della paura
> delle differenze non siano tornati tra di noi,
> magari inconsapevolmente. Ci rifiutiamo di
> credere che i gestori del Sottotetto senza Sizzla
> o Capleton non possano andare avanti
> economicamente: ci viene da pensare più che altro
> che non abbiano voglia di fare altri conti. Personali, non economici.
>
> Noi chiediamo al Sottotetto, alle e agli amanti
> del reggae, ai centri sociali italiani, di
> decidere di fare i conti con la libertà sessuale
> di ognuna e ognuno di noi. E per questo chiediamo
> di rinunciare al concerto di Sizzla.
>
> Vorremmo evitare di ricorrere ancora una volta al
> boicottaggio, facendo finta che il nostro
> problema sia un cantante del Centro America e non
> la cultura intollerante che abbiamo ancora dentro
> noi italiani, bianchi, occidentali.
>
> Bologna, 29 ottobre 2009
>
> Laboratorio Smaschieramenti
> Collettivo Figliefemmine
> Antagonismogay
> Collettivo Clitoristrix femministe e lesbiche
> Facciamo Breccia
> Fuoricampo Lesbian Group
> MIT - Movimento identità transessuale – Bologna
> Associazione Comunicattive
> QueeRing - Frangette Estreme
>
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