[RSF] Clamori dalla Colombia

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Author: Associazione nazionale Nuova Colombia
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To: forumroma
Subject: [RSF] Clamori dalla Colombia


28/10 - CONGRESSO USA DESTINA 46 MILIONI DI DOLLARI PER LA BASE DI
PALANQUERO IN COLOMBIA
Gli Stati Uniti destineranno 46 milioni di dollari per potenziare la
base militare di Palanquero in Colombia (a circa 200 km a Nord Ovest
di Bogotá),

confermando quanto stabilito il 7 maggio 2009; il Congresso
statunitense ha infatti approvato il preventivo del 2010 del
Dipartimento della Difesa, che arriva alla cifra stratosferica di 680
miliardi di dollari.

Secondo il sito internet del Senato USA, questo provvedimento (che
deve ancora essere firmato da Obama) sarà operativo 15 giorni dopo
"la data in cui il segretario della Difesa, Robert Gates, avrà
certificato che si è raggiunto un accordo con il governo della
Colombia che garantisca l'accesso e l'uso delle infrastrutture della
base aerea".

Il ministro della Difesa colombiano, Gabriel Silva, è stato a
Washington il 26 ottobre in visita ufficiale per trattare alcuni
aspetti di questo accordo.

Il Comando Sud degli USA stabilisce in tal mondo una base che gli
garantisce la mobilità aerea in tutto il continente sudamericano,
poiché dalla base di Palenquero, con un aereo C-17 e avendo a
disposizione del carburante nell'aeroporto di destinazione, si
potrebbe coprire l'intero continente (esclusa la Terra del Fuoco).

Al di là delle vaghe promesse e rassicurazioni, come hanno spiegato
i presidenti Correa e Morales quando gli Stati Uniti si trovano in
una base militare utilizzano le loro forze in molti aspetti ben oltre
qualunque impegno originale.

L'imperialismo militarizza la regione, come dimostrato dallo
spiegamento della IV flotta, dal Carrier Strike Group (la nuova e
potentissima task-force aeronavale per il presidio dei mari
latinoamericani, il cui comando operativo sarà attivato a San Diego,
in California), e dalle nuove basi in Colombia e Panama. Tuttavia,
esso non si limita alla sfera prettamente militare: tramite
operazioni d'intelligence cerca di destabilizzare i governi
progressisti dell'area (infiltrazioni del Das e dei paramilitari in
Venezuela, moti "secessionisti" in Bolivia, il tentativo di
delegittimare il presidente Correa in Ecuador grazie a campagne di
terrorismo mediatico). Impiega cioè tutti i mezzi di cui dispone per
non perdere quello che, illusoriamente, continua a considerare come
proprio "cortile di casa".

Dal canto suo, il narco-presidente colombiano Uribe non cessa di
perseguire impunità ed immunità con il disegno rielezionista e con
la totale subordinazione geopolitica e militare della Colombia agli
interessi strategici del Pentagono. Per questo, ma non solo, verrà
giudicato e condannato dalla storia e dai popoli latinoamericani.

26/10 - IL VENEZUELA DENUNCIA UN MACABRO PIANO DI DESTABILIZZAZIONE
DA PARTE DELLA COLOMBIA
Il governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela ha denunciato,
in un messaggio di protesta indirizzato al Ministero degli Esteri
colombiano, "la

reiterata presenza di funzionari del Dipartimento Amministrativo di
Sicurezza - DAS (la polizia politica colombiana agli ordini di Uribe,
N.d.T.) in territorio venezuelano, scoperti a realizzare attività di
spionaggio e tentativi di corruzione..."

La denuncia, formulata nello specifico dal Ministero del Potere
Popolare per le Relazioni Estere, precisa che nelle investigazioni
realizzate sono stati sequestrati abbondante materiale e documenti
relativi ad un "gran piano di cospirazione e destabilizzazione ai
danni del Venezuela, con ripercussioni nella regione, cosa che
contravviene i principi del Diritto Internazionale che reggono le
relazioni tra stati sovrani."

La Repubblica Bolivariana del Venezuela esige alla Colombia la
cessazione immediata delle attività spionistiche e terroristiche del
DAS nel proprio territorio, così come "la sospensione di qualsiasi
attività che attenti alla sovranità, all'integrità territoriale ed
alla stabilità democratica del Venezuela."

Lunedì scorso il Vicepresidente venezuelano Ramón Carrizáles ha
affermato che la Colombia deve porre fine all'infiltrazione di
paramilitari ed agenti statali in territorio venezuelano, e che gli
otto colombiani uccisi nello stato del Táchira nei giorni scorsi
sarebbero legati al para-militarismo.

Domenica 25 ottobre, invece, il giornalista ed ex Vicepresidente
José Vicente Rangel aveva denunciato che il suddetto piano si chiama
"Falcón", e che i documenti interni del DAS rinvenuti dalle autorità
venezuelane dimostrano che ne sono al corrente Alvaro Uribe, il
cancelliere Jaime Bermúdez, l´ex ministro della difesa Juan Manuel
Santos, il generale Freddy Padilla ed il comandante
dell´intelligence delle forze militari colombiane, ammiraglio Alvaro
Echandía.

Come reso pubblico da Rangel, il DAS poggia su finanziamenti e
strumenti messi a disposizione dalla CIA e dall'ambasciata USA a
Caracas, e piani analoghi sono stati messi in moto anche in altri
paesi: "Il nome del piano contro il Venezuela é `Falcón´, quello
in Ecuador `Salomón´ e quello contro Cuba `Fénix´, ha spiegato
Rangel nel corso del suo programma domenicale televisivo "José
Vicente Hoy".

Un dato di fatto è incontrovertibile: lo Stato colombiano ed il
regime uribista sono una minaccia e rappresentano un fattore
permanente di destabilizzazione nei confronti dei paesi bolivariani
ed antimperialisti dell'America Latina, e come tali vanno affrontati
e combattuti.

23/10 - L'ONU CHIEDE A URIBE DI NON STIGMATIZZARE LE ASSOCIAZIONI PER
I DIRITTI UMANI
In un' udienza al Congresso statunitense, la Relatrice Speciale
dell´Onu Margaret Sekaggya ha chiesto al governo colombiano di
smettere di stigmatizzare

gli attivisti per i Diritti Umani, e di indagare sulle loro denunce
in merito alle minacce che subiscono continuamente.

"Il governo dovrebbe indagare e processare quelli che fanno queste
minacce", ha affermato Sekaggya, ricordando che "esiste ancora un
livello di impunità molto alto".

A titolo esemplificativo, ricordiamo che nel 2004, davanti al
Parlamento Europeo di Strasburgo, il presidente Uribe aveva duramente
criticato il lavoro di queste organizzazioni affermando che "non si
può utilizzare il tema dei Diritti Umani come scusa per dare
copertura ai terroristi".

Nel settembre scorso, durante la sua visita in Colombia, la relatrice
aveva già chiesto al governo di cessare "la stigmatizzazione e le
dichiarazioni pubbliche contro le associazioni per i Diritti Umani",
ottenendo la promessa di un impegno in questo senso.

"Un impegno che ora il governo deve mantenere", ha dichiarato
Sekaggya, che ha inoltre richiesto la distruzione degli archivi con
le informazioni ottenute illegalmente su attivisti e oppositori
politici dal DAS (la polizia politica) e da altre emanazioni del
governo.

Il congressista statunitense James McGovern, che presiedeva
l´udienza, ha sottolineato che la Colombia ha fornito il contenuto
di questi archivi agli USA e ad altri paesi: "Occorre sopprimere
questi archivi. E´ una questione internazionale". McGovern ha
inoltre rilasciato dichiarazioni alla stampa secondo le quali gli
Stati Uniti non ratificheranno il Trattato di Libero Commercio con la
Colombia "a meno che non migliori la situazione dei Diritti Umani in
questo paese".

L´ambasciatrice colombiana negli USA ha provato vanamente a
difendere il proprio governo, ed ha sfiorato il ridicolo affermando
che "ci sono stati alcuni passi nella direzione del dialogo" con le
associazioni in difesa dei Diritti Umani. Il che, tradotto, vuol
dire: continueremo a fare la guerra a queste associazioni con tutti i
mezzi possibili (legali e soprattutto illegali), ma cercheremo di
avviare dei "dialoghi" con loro.

Che il governo colombiano mantenga una promessa di questo tipo è
impensabile, visto che è il promotore della campagna di discredito
delle ONG che si occupano di Diritti Umani, costantemente minacciate
e spiate da agenzie governative.

Finché la Colombia sarà governata da un regime narco-paramilitare,
che viola costantemente i diritti umani e che accusa di
"terrorismo"quanti si oppongono al vero terrorismo, quello di Stato,
gli attivisti di ONG, gli oppositori politici e sociali, gli
studenti, i contadini, i sindacalisti e gli indigeni saranno visti
come il "nemico interno" da sterminare.

E gli Stati Uniti, dal canto loro, continuano a presentare una doppia
facciata: da un lato "tirano le orecchie" a Uribe, e dall'altro, di
fatto, ne sostengono costantemente l´immunità per neocolonizzare
meglio la Colombia, la cui sovranità viene svenduta agli interessi
delle multinazionali e dell'imperialismo.

21/10 – IN AUMENTO LE PROTESTE IN COLOMBIA
Sempre più grande il dissenso popolare nei confronti della politica
di Uribe, espresso nelle ultime settimane attraverso numerose
manifestazioni di massa

realizzate in tutto il paese.

Le mobilitazioni convocate dalla Gran Coalición Democrática (GCD) e
dai movimenti sociali rappresentano una degna risposta popolare alle
politiche uribiste di totale cecità verso le reali necessità del
paese, a fronte degli interessi personali e privati del
narco-presidente come la legge incostituzionale e fraudolenta per la
rielezione e la svendita della sovranità nazionale attraverso
l'ennesimo accordo-capestro relativo all'installazione di svariate
basi militari statunitensi.

Il movimento popolare rappresentato da indigeni, afrocolombiani,
contadini, sindacati, universitari, studenti medi e organizzazioni di
difesa dei diritti umani ha invaso strade e piazze in tutto il paese;
la risposta del governo al sentimento della maggioranza dei
colombiani è stata quella di scatenare una violenta repressione
attraverso le forze di polizia, con pestaggi e incarcerazioni.

Tarcisio Mora, presidente della confederazione sindacale della
Central Unitaria de Trabajadores (CUT) ha dichiarato nella Plaza de
Bolívar (Bogotá), di fronte a migliaia di colombiani e colombiane,
che il potere di Uribe sta per essere abbattuto dalle mobilitazioni
di massa, mentre Guillermo Baquero, presidente dell'Associazione
Colombiana degli Studenti Universitari (ACEU) è intervenuto
sostenendo che con Uribe al governo è impossibile risolvere la grave
crisi che imperversa nelle università pubbliche colombiane e che la
ACEU manterrà alto il livello di lotta al fianco di tutte quelle
organizzazioni che cercano soluzioni reali ai gravi problemi del
paese, denunciando l'incarcerazione di 7 studenti, il ferimento di
altri 7, ed oltre 100 studenti dispersi con la forza da un presidio.

Le dinamiche di questi eventi mettono in evidenza la piena sfiducia
che il popolo colombiano nutre nei confronti di questo governo
illegittimo, che dal canto suo mette in campo una spietata
repressione per cercare di imporre il silenzio a quei settori che
manifestano il proprio dissenso, ricorrendo ad un autoritarismo
sfacciato (la cosiddetta "Sicurezza Democratica"!) per colpire
l'opposizione sociale con la violenza, con il compiaciuto appoggio di
oligarchie, multinazionali e banche addette al riciclaggio dei
proventi del narcotraffico in USA ed Europa, con il complice silenzio
della comunità internazionale.



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