[Forumlucca] dal blog di giuseppe casarrubea: moro e il pci(…

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Autor: laura picchi
Data:  
Para: forumlucca, marisa pareto, tifeoweb, info, giovanna.duranti, sensi99, calinde, salahchfouka, m.marcucci, talithacianca, gicavalli, vbertini, toussaint, m.ciancarella, rsensi
Assunto: [Forumlucca] dal blog di giuseppe casarrubea: moro e il pci(fonte documenti declassificati governo inglese)


                    Moro e il Pci (’78)
                    18 Ottobre 2009 di casarrubea  

                
                
                
                    Presentiamo
ai lettori del nostro blog una selezione delle traduzioni dei documenti
britannici sul caso Moro,  da noi ritrovati, desecretati dal Foreign
Office nel gennaio di quest’anno e attualmente consultabili negli
Archivi Nazionali di Kew Gardens e in parte presso l’Archivio
Casarrubea di Partinico (PA).
Segnaliamo che sul tema si possono
consultare su questo stesso blog due articoli postati nei giorni
scorsi: “And now Moro” e “Sequestro Moro: le teste di cuoio inglesi”.
Moro e Berlinguer (1978)
ARCHIVIO CASARRUBEA
PARTINICO (PA)


www.casarrubea.wordpress.com

ALDO MORO
NEI DOCUMENTI DEGLI ARCHIVI NAZIONALI BRITANNICI
(KEW GARDENS)
1978


GIUSEPPE CASARRUBEA
MARIO J. CEREGHINO
***
































DOCUMENTO KG E-4

DA DAVID OWEN (MINISTRO DEGLI ESTERI, LONDRA) A PETER JAY
(AMBASCIATORE BRITANNICO A WASHINGTON), “LA SITUAZIONE POLITICA
ITALIANA” (TELEGRAMMA N. 76), ORE 11.23, 12 GENNAIO 1978, CONFIDENZIALE.



In data 11 gennaio, l’ambasciatore statunitense [a Londra]
ci ha comunicato che il Dipartimento di Stato [Usa] ha recentemente
inviato una serie di istruzioni alle sue sedi diplomatiche, chiedendo
di riferire le opinioni dei governi europei sull’attuale situazione
italiana. Brewster ha affermato che l’ambasciatore statunitense a Roma
ha dipinto un quadro decisamente fosco. Brewster ignora i motivi della
convocazione [a Washington] di Richard Gardner [ambasciatore Usa in
Italia] per consultazioni. Tuttavia, alcune recenti informative
diramate dallo stesso Gardner suggeriscono che il rischio di una
partecipazione del Pci al governo [italiano] è ora maggiore. Inoltre,
Gardner sembra particolarmente preoccupato dalla possibilità che si
verifichi una grave ricaduta dell’ordine pubblico. Brewster ignora chi
abbia messo in campo la circolare di Washington. A suo parere, potrebbe
trattarsi di “qualcuno del National security council (Nsc)”.



Anche noi abbiamo chiesto al Dipartimento per l’Europa
occidentale [del ministero degli Esteri britannico] una valutazione
sull’Italia. Tuttavia, secondo Brewster, si tratta di una stima meno
allarmistica di quella statunitense. Brewster ha apprezzato il commento
apparso sul Financial Times dell’11 gennaio, sebbene non
concordi con la tesi che l’attuale crisi di governo sia stata aperta
intenzionalmente dal Pci. Nel descrivere le nostre opinioni
sull’origine della crisi e sui suoi possibili sviluppi, egli ha
trasmesso a Washington una copia delle nostre analisi [v. documento KG
E-5, di seguito].



Abbiamo letto il tuo telegramma n. 131. […] Attendiamo ora i commenti del nostro ambasciatore a Roma [Alan Campbell].







*

DOCUMENTO KG E-5

DA DAVID OWEN (MINISTRO DEGLI ESTERI, LONDRA) A PETER JAY
(AMBASCIATORE BRITANNICO A WASHINGTON), “L’ATTUALE SITUAZIONE ITALIANA”
(TELEGRAMMA N. 77), ORE 11.23, 12 GENNAIO 1978, CONFIDENZIALE.



Ecco il testo da noi consegnato a Brewster: “[…] La
posizione del Pci è ambivalente. In pubblico, ha ripetutamente chiesto
un governo di emergenza nazionale, fedele all’idea del ‘Compromesso
storico’. Tuttavia siamo convinti che, di fatto, i dirigenti comunisti
non siano ansiosi di partecipare al governo. Essi temono sia le
conseguenze interne sia quelle esterne di tale mossa in avanti.
Preferiscono attendere che la situazione maturi lentamente, fino al
punto in cui il loro ingresso nel governo si concretizzerà senza
drammi. […] Le informazioni sulle attuali posizioni dei dirigenti del
Pci provengono da fonti segrete.”







*

DOCUMENTO KG E-7

DA PETER JAY (AMBASCIATORE BRITANNICO A WASHINGTON) ALL’FCO
(LONDRA), TITOLO: “ITALIA” (TELEGRAMMA N. 131), 12 GENNAIO 1978, ORE
00.50, CONFIDENZIALE.



Questo pomeriggio, quando ho incontrato Brzezinski
[consigliere per la Sicurezza nazionale Usa] per discutere la
situazione in Medio oriente, egli ha preso l’iniziativa di parlare
dell’Italia. Ha affermato che l’amministrazione Carter è sempre più
preoccupata per il deteriorarsi della situazione. Di conseguenza, sta
valutando la possibilità di mettere in campo una qualche azione per
aiutare Andreotti.



Tuttavia, l’amministrazione si trova dinanzi a un dilemma:
da una parte, non vuole essere vista come un elemento di interferenza
negli affari interni italiani; dall’altra, non vuole dare l’impressione
di essere indifferente alla prospettiva di una partecipazione comunista
al governo italiano, lasciando che la situazione vada alla deriva. […].

*

DOCUMENTO KG E-8

DA ALAN CAMPBELL (AMBASCIATORE BRITANNICO A ROMA) ALL’FCO
(LONDRA), TITOLO: “OPINIONI STATUNITENSI SULL’ITALIA” (TELEGRAMMA N.
18), 12 GENNAIO 1978, ORE 12.00, CONFIDENZIALE.



Penso che la preoccupazione americana sia esagerata. Al
momento, non ritengo verosimile che elementi del Pci entrino nel
governo italiano, sebbene esista la possibilità che il prossimo governo
dipenda dai voti comunisti piuttosto che dalla loro astensione (come
avviene ora). Tutto ciò sulla base di politiche più globali di quelle
promosse nel luglio 1977. Sono sicuro che i democristiani non faranno
concessioni al Pci, se non nei limiti del minimo necessario. Tuttavia,
ritengo che piccole concessioni saranno necessarie e che queste non
possano essere bloccate da pressioni internazioni di qualunque genere.
[…] Di conseguenza, tenendo in conto le relazioni anglo-italiane, sarei
contrario a sostenere gli americani in ulteriori dichiarazioni.
Tuttavia, mi rendo conto che vi sono anche questioni che riguardano i
rapporti anglo-statunitensi.







*

DOCUMENTO KG E-9

DA DAVID OWEN (MINISTRO DEGLI ESTERI, LONDRA) A PETER JAY
(AMBASCIATORE BRITANNICO A WASHINGTON), TITOLO: “TELEGRAMMA N. 18 DA
ROMA” (TELEGRAMMA N. 86), 12 GENNAIO 1978, ORE 18.48, CONFIDENZIALE.



1. Concordo con le valutazioni contenute nel telegramma n.
18 da Roma. Di conseguenza – sulla base degli argomenti enunciati nel
suddetto telegramma – spiega per piacere a Brzezinski che non ritengo
vantaggioso per la Gran Bretagna rilasciare una dichiarazione secondo
le linee che egli sembra avere in mente. […].



*

DOCUMENTO KG E-10

DA PETER JAY (AMBASCIATORE BRITANNICO A WASHINGTON) ALL’FCO
(LONDRA), TITOLO: “TELEGRAMMA N. 86” (TELEGRAMMA N. 140), 12 GENNAIO
1978, ORE 22.10, CONFIDENZIALE.



Ho trasmesso a Bob Hunter (Nsc) le spiegazioni contenute nel
paragrafo 1 del tuo telegramma [v. KG E-9]. […] Hunter ha affermato che
la decisione di emettere il comunicato statunitense era da intendersi
come un “ultimatum” [all’Italia]. Tuttavia, considerata l’attenzione
sollevata dalla questione dell’atteggiamento americano, si è deciso di
emettere il comunicato attribuendo grande importanza al tema della non
ingerenza negli affari interni dell’Italia. […].

*

DOCUMENTO KG E-11

DA PETER JAY (AMBASCIATORE BRITANNICO A WASHINGTON) ALL’FCO
(LONDRA), TITOLO: “IL MIO TELEGRAMMA N. 140: ITALIA” (TELEGRAMMA N.
141), 12 GENNAIO 1978, ORE 22.55, CONFIDENZIALE.



Il presidente Carter non ha (lo ripeto: non ha) fatto cenno
alla situazione italiana durante la sua conferenza stampa. Nelle ore
precedenti, il portavoce del Dipartimento di Stato aveva rilasciato la
seguente dichiarazione: “La visita a Washington dell’ambasciatore
statunitense in Italia, Richard Gardner, ha fornito l’occasione per un
giro d’orizzonte sulle nostre politiche assieme ai nostri funzionari.
Non vi è alcun cambiamento nell’atteggiamento dell’amministrazione nei
confronti dei partiti comunisti dell’Europa occidentale, compreso il
Pci, sebbene i recenti sviluppi in Italia abbiano aumentato il livello
delle nostre preoccupazioni. […] I nostri alleati nell’Europa
occidentale sono paesi sovrani e, giustamente, la decisione su come
devono essere governati spetta soltanto ai loro cittadini. Al contempo,
tuttavia, noi abbiamo l’obbligo di esprimere chiaramente le nostre
opinioni ai nostri amici e alleati. […] La nostra posizione è chiara:
noi non favoriamo la partecipazione dei comunisti ai governi
dell’Europa occidentale e vorremmo vedere ridotta la loro influenza in
questi paesi”. […].







*

DOCUMENTO KG E-16

DA MICHAEL PALLISER (FCO, LONDRA) A PETER JAY (AMBASCIATORE BRITANNICO A WASHINGTON), 18 GENNAIO 1978, CONFIDENZIALE.



[…] E’ possibile che Brzezinski sia stato spinto – più
velocemente di quanto egli stesso pensasse – dalle attività e dalle
informative dell’ambasciata americana di Roma. Sembra che siano stati
Brzezinski e il suo staff dell’Nsc a condurre l’operazione, non il
Dipartimento di Stato (questa è certamente l’opinione di Brewster).
Inoltre, sarebbe interessante sapere se George Vest e Cyrus Vance
[segretario di Stato Usa] sono i responsabili dell’“ultimatum” messo in
campo da Hunter. […].

*

DOCUMENTO KG E-17

DA M. E. PIKE (AMBASCIATA BRITANNICA A WASHINGTON) A DAVID
GOODALL (FCO, LONDRA) E, PER CONOSCENZA, ALLE AMBASCIATE DI ROMA, BONN,
PARIGI, BRUXELLES E ALLE DELEGAZIONI BRITANNICHE PRESSO LA NATO E LA
CEE, TITOLO: “TELEGRAMMA DA WASHINGTON N. 140: DICHIARAZIONE
AMERICANA SULLA SITUAZIONE POLITICA ITALIANA”, 23 GENNAIO 1978,
SEGRETO.



1. Ecco alcuni commenti sulla decisione americana di diramare un comunicato sulla situazione politica italiana.



2. Tutto indica che la presa di posizione americana non è
stata premeditata. Come sai, negli ultimi mesi l’amministrazione Carter
ha fatto del suo meglio per evitare dichiarazioni pubbliche sulla
situazione politica italiana, che avrebbero provocato accuse secondo le
quali il governo Usa stava riesumando l’abitudine di Kissinger di
“interferire”. Ciò avrebbe fornito al Pci un’arma con cui dare addosso
alla Dc e agli stessi americani.



3. Tuttavia, i cupi rapporti romani redatti da Richard
Gardner hanno creato un clima di depressione nella stessa
amministrazione Carter in relazione alla situazione italiana. Anche i
resoconti della stampa, terribilmente apocalittici, devono aver sortito
un qualche effetto. L’idea di mettere in campo un’operazione segreta
per frantumare il Pci è stata certamente una delle opzioni prese in
considerazione durante gli incontri di alto livello [svoltisi a
Washington], ai quali Gardner era presente. Ma fonti autorevoli ci
hanno comunicato che tale idea è stata scartata. Il Dipartimento di
Stato si è espresso contro. E non vi sono prove che le altre agenzie
governative fossero entusiaste del piano.



4. Dal momento che non sembravano esserci vie praticabili
per influenzare la situazione italiana in maniera diretta,
l’amministrazione Carter ha probabilmente concluso che l’unica opzione
rimasta fosse quella di rilasciare una dichiarazione che esprimesse il
disagio americano. Un’attenta lettura del testo illustra fino a che
punto si è inasprito l’atteggiamento dell’amministrazione Carter nei
confronti della partecipazione del Pci al governo italiano, a partire
dalla metà del 1977. Non vi è dubbio che la decisione di diramare un
comunicato relativamente duro rifletteva le vedute dell’Nsc, secondo le
quali un qualche contentino andava offerto alla cosiddetta lobby
italiana del Congresso degli Stati Uniti (con alla testa il deputato
Rodino), che recentemente ha apertamente espresso le sue preoccupazioni
sul possibile ingresso del Pci nel governo. Bob Hunter (Nsc) ci ha
confidato che l’amministrazione Carter sentiva il bisogno di difendersi
dalle accuse politiche della destra americana, secondo le quali il
governo si mostrava eccessivamente compiacente nei confronti
dell’“avanzata comunista” nell’Europa occidentale.



5. Al Dipartimento di Stato non ci si illude sull’efficacia
della dichiarazione [del 12 gennaio]. Sospetto che molti veterani la
considerino un gesto inutile oppure un atto di disperazione (o
entrambi) e, in ogni caso, inadeguata a imprimere un cambiamento reale
al corso degli eventi in Italia. La scorsa settimana, quando John
Robinson ha sollevato la questione con George Vest, questi si è scusato
per il modo in cui l’intera faccenda è stata gestita: sembrava
decisamente scontento della dichiarazione. Ma il problema rimane. Che
cosa può effettivamente fare l’amministrazione Carter per aiutare
Andreotti? Molto poco. […].



6. Almeno per ora, sembra sia da escludere anche un’operazione segreta [striscia nera a nascondere due righe del testo in inglese].
Da un punto di vista politico più generale, le difficoltà associate ad
azioni di questo tipo non hanno bisogno di essere enfatizzate. Inoltre,
qualsiasi proposta di operazione segreta dovrebbe essere esaminata da
almeno otto commissioni del Congresso degli Stati Uniti. Di
conseguenza, la possibilità di mantenerla segreta sarebbe minima. Se si
verificasse una fuga di notizie, anche in maniera confusa, le reazioni
sarebbero feroci e dannose, sia qui sia in Italia. Infine, da nessuna
fonte si evincono pressioni sull’amministrazione Carter perché ci si
muova in tale direzione. Al contrario, qui ci si rende ben conto –
anche tra i “falchi” – che attività di questo genere in un paese membro
della Nato producono effetti scarsi, e che possono ritorcersi contro i
loro artefici.



7. Malgrado le difficoltà, nei mesi avvenire
l’amministrazione Carter continuerà certamente a cercare il modo di far
pesare in maniera attiva l’influenza americana. Ma le buone idee
scarseggiano. Se la situazione italiana dovesse ulteriormente
deteriorarsi, gli americani potrebbero essere costretti a divulgare
nuove, preoccupate dichiarazioni nonché potenzialmente dannose. E’
improbabile comunque che tali prese di posizione, anche se redatte con
parole ferme, siano in grado di soddisfare la “lobby italiana” al
Congresso degli Stati Uniti e la destra politica americana. Ma le
critiche provenienti da questi ambienti finiranno inevitabilmente per
affrontare la seguente domanda: “Avete di meglio da suggerire?”. Al
momento, la risposta può essere soltanto una: “No”.

*

DOCUMENTO KG E-27

DA ALAN CAMPBELL (AMBASCIATORE BRITANNICO A ROMA) ALL’FCO
(LONDRA), TITOLO: “RAPIMENTO DI ALDO MORO” (TELEGRAMMA N. 159), 16
MARZO 1978, ORE 09.45, RISERVATO.



Il presidente della Dc, Aldo Moro, è stato rapito in Roma
alle ore 8.15 di questa mattina mentre si dirigeva in automobile al suo
ufficio. Quattro membri della sua scorta sono rimasti uccisi, un quinto
versa in gravi condizioni. Le cosiddette “Brigate rosse” si sono
assunte la responsabilità del rapimento. […].







*

DOCUMENTO KG E-31

DA ALAN CAMPBELL (AMBASCIATORE BRITANNICO A ROMA) ALL’FCO
(LONDRA), TITOLO: “TELEGRAMMA N. 159: RAPIMENTO DI ALDO MORO”
(TELEGRAMMA N. 161), 17 MARZO 1978, ORE 08.00, SEGRETO.



1. Squillante, capo di gabinetto di
Cossiga (ministro dell’Interno), parlando su istruzioni di
quest’ultimo, ha telefonato a McMillan (primo segretario d’ambasciata)
nella tarda serata del 16 marzo. Voleva assicurarsi che il governo di
Sua Maestà fosse in grado di fornire assistenza tecnica (basata sulla
nostra esperienza nell’Ulster) in relazione al rapimento del signor
Moro. In questa fase, Squillante ha escluso ogni richiesta di
assistenza paramilitare.


2. In considerazione del messaggio del
Primo ministro [Jim Callaghan] contenuto nel telegramma n. 60
[dell’Fco] e delle nostre precedenti offerte di aiuto a Cossiga
(telegrammi dell’ambasciata di Roma n. 156 e n. 157), McMillan ha
affermato di non intravedere difficoltà di sorta. Tuttavia, in linea di
principio, sarei lieto di potermi impegnare il prima possibile con il
signor Cossiga.






*

DOCUMENTO KG E-33/A

DA ALAN CAMPBELL (AMBASCIATORE BRITANNICO A ROMA) ALL’FCO
(LONDRA), TITOLO: “TELEGRAMMA N. 161: RAPIMENTO DI ALDO MORO”
(TELEGRAMMA N. 163), 17 MARZO 1978, ORE 12.10, SEGRETO.



1. Questa mattina, McMillan è stato
convocato da Squillante (capo di gabinetto di Cossiga, ministro
dell’Interno) per un colloquio con l’ammiraglio Celio (responsabile
della versione italiana delle Sas).


2. Celio ha affermato che gli italiani ci
sarebbero grati se potessimo fornire immediatamente (cioè oggi) un
istruttore delle Sas, con particolare esperienza nell’affrontare uno
stato di assedio (ossia, nel caso fosse localizzato il nascondiglio di
Moro e dei suoi rapitori). Inoltre, hanno richiesto una ventina di 20
bombe [Stamp bombs], del tipo cioè utilizzato a Mogadiscio.


3. [Gli italiani] invieranno immediatamente un aereo per prelevare l’istruttore e il materiale esplosivo.


4. Vi sarei grato se poteste inviare una replica urgente a questa importante richiesta.






*

DOCUMENTO KG E-33/B

DA M. R. MORLAND (DIPARTIMENTO DELLA MARINA E
DELL’AVIAZIONE, AMBASCIATA BRITANNICA, ROMA) A MR. PRENDERGAST (FCO,
LONDRA), TITOLO: “RAPIMENTO DEL SIGNOR MORO”, 17 MARZO 1978, SEGRETO.



1. In risposta alla richiesta italiana,
contenuta nel telegramma n. 163, l’ambasciata di Roma è stata istruita
per telefono a informare le autorità italiane che concordiamo nel
fornire due membri delle Sas, in qualità di istruttori, e 20 granate [Stun grenades]. Stiamo provvedendo al loro trasferimento, che avrà luogo stanotte o domattina.


2. Ci siamo consultati con il ministero
della Difesa [britannico] e con il ministero dell’Interno [britannico].
Al contempo, Lei è rimasto in contatto con il n. 10 di Downing street.


3. Nel caso fossero divulgate le suddette
notizie, ho concordato con il ministero della Difesa la seguente
dichiarazione: “Su richiesta del governo italiano, il governo
britannico ha messo a disposizione due istruttori militari allo scopo
di assistere le forze italiane da un punto di vista tecnico e
dell’addestramento”.


La notizia dell’arrivo a Roma di istruttori britannici e
tedeschi (teste di cuoio) viene riportata dal quotidiano ‘Il Tempo’ il
20 marzo 1978, il 21 da altri quotidiani. Il governo inglese si limita
a rilasciare la breve dichiarazione sopra riportata.

*

DOCUMENTO KG E-40

DA ALAN CAMPBELL (AMBASCIATORE BRITANNICO A ROMA) ALL’FCO
(LONDRA), TITOLO: “LA SITUAZIONE POLITICA ITALIANA”, 28 MARZO 1978,
CONFIDENZIALE.



[…] Mr. Gardner ha affrontato il tema del rapimento del
signor Moro. Ha affermato che vi sono due scuole di pensiero
all’ambasciata americana, in rapporto alle conseguenze politiche di
questo evento. Da una parte, alcuni ritengono che la fotografia di Moro
con alle spalle la bandiera delle Brigate rosse, sommata alla totale
incompetenza da parte delle autorità, getta discredito sullo Stato e
aiuta i comunisti. Dall’altra, vi sono quelli che affermano che il
rapimento è da interpretare come un duro colpo sia contro la Dc sia
contro il Pci. […].







*

DOCUMENTO KG E-47

DA G. A. CROSSLEY (AMBASCIATORE BRITANNICO PRESSO LA SANTA
SEDE, ROMA) ALL’FCO (LONDRA), TITOLO: “INCONTRO CON MONSIGNOR
SILVESTRINI”, 14 APRILE 1978, CONFIDENZIALE.



[…] In risposta ad una mia domanda, monsignor Silvestrini
[segretario di Stato vicario della Santa Sede] ha affermato che il
Vaticano non è in possesso di alcuna informazione segreta su Moro.

*

DOCUMENTO KG E-51

DA G. A. CROSSLEY (AMBASCIATORE BRITANNICO PRESSO LA SANTA
SEDE, ROMA) A DAVID GOODALL (FCO, LONDRA), TITOLO: “ALDO MORO”, 19
APRILE 1978, CONFIDENZIALE.



[…] Lo scorso 25 marzo, l’ambasciatore italiano presso la
Santa Sede [marchese Montezemolo] mi ha confidato di avere motivi per
ritenere che l’arcivescovo di Torino stia tentando di muoversi dietro
le quinte in relazione al rapimento di Moro. […].



*

DOCUMENTO KG E-58

DA G. A. CROSSLEY (AMBASCIATORE BRITANNICO PRESSO LA SANTA
SEDE, ROMA) ALL’FCO (LONDRA), TITOLO: “INCONTRO DEGLI AMBASCIATORI
DELLA CEE PRESSO LA SANTA SEDE”, 4 MAGGIO 1978, CONFIDENZIALE (UK EYES).



[…] Secondo l’ambasciatore italiano [marchese Montezemolo],
risulta evidente dalle lettere inviate che Moro è condizionato dalla
prigionia, indubbiamente dalla solitudine e, forse, dalle condizioni di
detenzione. Tuttavia, dalle missive non si evince che sia stato
narcotizzato. […] Io ho commentato che l’arcivescovo Caprio mi ha
riferito che il Vaticano non è in possesso di informazioni segrete su
Moro e di non essere in contatto con le Brigate rosse. La questione
riguarda le autorità italiane. Il Vaticano non può andare oltre gli
appelli umanitari del papa e la disponibilità della Caritas a fornire
ogni possibile aiuto. Tuttavia, secondo Caprio, i terroristi non hanno
stabilito alcun contatto con la Caritas (la cosa mi è stata comunicata
dall’arcivescovo il 27 aprile scorso). […].

















                                    
        
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