著者: Hash 日付: To: sexyshock 題目: Re: [Sexyshock]
sessualità e politica nel post-patri arcato]
On 12/10/2009 10.42.54, giulia (giuliarodeschini@???) wrote:
... > vi scrivo dopo un we romano iniziato con grande (e forse un
> po' ingenuo) entusiasmo per l'incontro proposto da Dominijanni & Co e
> finito con tanti dubbi e perplessità (ma con qualche convinzione in
> più rispetto alle, come dire, nuove pratiche femministe)
Io invece ho apprezzato che fosse stato lasciato tanto spazio al
dibattito, una modalità niente affatto scontata, specie in situazioni
semi-ufficiali come quella romana, con centinaia di donne presenti e le
cinque che le avevano convocate dietro al tavolo.
Pure sulla soverchiante presenza delle ultra55enni (io sono una di
queste) non credo si possa dire niente: a un incontro ci si va se lo si
reputa interessante, evidentemente per molte giovani questo non lo era.
Spero sia possibile prenderne atto evitando le solite giaculatorie di
accuse o mea culpa sull'incapacità di trasmissione tra generazioni, come
se quella dell'eta fosse l'unica discriminante possibile.
Ovviamente il punto di vista, poichè era organizzato da loro, era quello
del pensiero della differenza (che non condivido), perciò non mi sono
meravigliata di questo e anche a me hanno colpito più o meno le stesse
cose che hai notato tu: "il femminismo non è nè di destra nè di
sinistra"; "essere nel post-patriarcato" e anche "il femminismo ha
esaurito il suo compito, che era quello di cambiare le teste delle donne
e non la società" (questa ultima frase, di Bianca Pomeranzi, credo
spieghi la logica delle due precedenti).
Mi ha parecchio infastidita la ripetuta contrapposizione che è stata
fatta dal palco tra "femminismo della differenza", l'unico buono, e il
"femminismo di genere", bollato come infame, specie perchè in quel
contesto non c'entrava nulla. Per me (e per molte mie coetanee) gli
effetti del femminismo si misurano invece proprio sui cambiamenti che
riesce a produrre nella società considerata globalmente, ma assumo il
dato che di pensieri femministi ce ne sia più di uno e li riconosco come
tali. Una pessima caratteristica che segna il pensiero della differenza
fin dalle sue origini, è quella di ritenere di poter andare avanti per
la sua strada anche da solo.
Vorrei però avere altrettanta chiarezza su quelle che tu chiami "nuove
pratiche femministe": è scontato che all'interno di queste non ci siano
altrettante diversità o specifici punti di vista di quelli dei
femminismi già in essere e che, per qualificarle, la categoria di
"nuove" sia sufficiente o semplicemente la migliore?