Ciao!
vi scrivo dopo un we romano iniziato con grande (e forse un po' ingenuo) entusiasmo per l'incontro proposto da Dominijanni & Co e finito con tanti dubbi e perplessità (ma con qualche convinzione in più rispetto alle, come dire, nuove pratiche femministe)
http://www.ilmanifesto..it/archivi/fuoripagina/anno/2009/mese/10/articolo/1629/
Le aule erano piene, è vero, ed è stato sicuramente importante confrontarsi su quello che è il rapporto tra sessualità e politica in questo momento.
Ma così????
E' stato scelto di lasciare libertà agli interventi dal pubblico. Importante pratica femminista, quella dell'ascolto. Bè.. a me è sembrato proprio il contrario.
Dopo una breve introduzione della Dominijanni e un intervento della Boccia (che riassumeva fondamentalmente il contenuto dei vari articoli pubblicati dalle 5 negli ultimi mesi sul Manifesto) è stato aperto il dibattito. Gli interventi sono stati sanciti via via su un foglio di carta e quello che ha seguito sono stati decine di interventi (di 5-7 minuti l'uno) in cui, l'impressione era, l'ascolto veniva messo in secondo piano e il dibattito assolutamente eliminato. Chi ha parlato alle 14.30 si era dovuto prenotare alle 11, per intenderci.
Non entro nel dettaglio per non essere prolissa, vi sollevo solo i principali dubbi che mi sono rimasti:
- presenza delle gggiovani assolutamente in secondo piano. L'aula stracolma era più o meno monopolizzata dalle over 55 (che di sabato mattina si svegliano prima!!). Gli interventi sono stati "occupati" nella prima mezzora, quindi non c'era più molto spazio per chi volesse aggiungere qualcosa nel corso del "dibattito". Insomma, avremmo dovuto intervenire di più e prima. L'impressione è stata che oltre al femminismo della differenza e quello "istituzionale" in Italia non si sia mosso nient'altro.. quindi le nostre sarebbero solo generazioni "a rischio"!
- quante femministe "storiche" hanno sottolineato (come se fosse scontato) che il femminismo non è né di destra né di sinistra..... E che è?!?!? Per carità, lunga vita alla Daddario e va bene riconoscere qualche merito a Veronica Lario, ma insomma...
- ha senso parlare di post-pariarcato? Come lo definiamo? C'è chi anche lo preferisce chiamare neo-patriarcato. Forse sarebbe meglio spostare l'attenzione su altre categorie?
Ci sarebbero tante cose, ma mi interesserebbero prima i vostri feedback, di chi c'era e di chi non c'era.
Insomma: a me è venuta voglia di noi! L'impressione (triste, perché mi aspettavo un livello molto più alto) è che siamo avanti (sia sul piano analitico che su quello delle pratiche politiche), ma facciamo qualcosa...... ve pregoooo!!!
g.