[NuovoLab] Il nucleare Italia-Usarilancia Ansaldo e Genova

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Autor: brunoa01
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A: ambiente_liguria, forumsege, forumgenova
Assumpte: [NuovoLab] Il nucleare Italia-Usarilancia Ansaldo e Genova
secdolo xix


Italia e Usa insieme nel nucleare. Un'intesa a tutto campo, quella siglata ieri, che arricchisce l'omologo accordo con la Francia e che riporta Genova al centro del ring. Ma se il patto fra Roma e Parigi - imperniato su Enel, Edf e Areva - aveva lasciato l'amaro in bocca a Finmeccanica e alle sue controllate genovesi Ansaldo Energia e Ansaldo Nucleare, perché i loro interessi sono più orientati Oltreoceano e perché l'alleanza con i francesi sembrava irrimediabilmente spostare l'equilibrio verso i desiderata di Enel ed Eni, l'intesa sottoscritta dal ministro Claudio Scajola e dal segretario all'Energia americano Steven Chu apre prospettive assai più incoraggianti per l'Ansaldo. E per Genova.

Il capoluogo ligure, difatti, nell'arco di poco tempo potrà cominciare a raccoglierne i frutti anche in termini occupazionali, tornando ad essere il principale polo italiano del nucleare, esattamente come prima del 1987, quando un referendum ha praticamente estromesso il nostro Paese dal settore.
Lo schema dell'accordo con gli Usa è, grosso modo, lo stesso che Roma ha utilizzato con Parigi: un rapporto di reciproca apertura nel campo energetico, con partecipazione incrociata ai programmi nell'atomo civile. Ma la cosa più interessante, per quanto riguarda il versante genovese, sono i nomi delle società statunitensi che Chu esplicitamente coinvolge nell'operazione: General electric e, soprattutto, Westinghouse.
Con quest'ultima, infatti, l'azienda genovese ha in corso una partnership tecnologica che va oltre il semplice "lavorare su licenza", perché detiene l'ingegneria di alcune componenti del reattore Ap 1000 - la cui "scheda madre" appartiene tuttavia a Westinghouse - che così torna in corsa per essere utilizzato anche nelle centrali italiane, pur se di taglia inferiore rispetto all'Epr di Enel-Edf-Areva.
Per dare la dimensione della differenza, su una centrale Epr Ansaldo può candidarsi a ottenere il 30-40% del valore di realizzazione, mentre su una Ap 1000 la percentuale sale fino al 70.
In questo quadro, i benefici per Genova risulteranno evidenti già a breve, perché nelle more delle procedure avviate dal governo per la creazione dell'Authority per il nucleare e per l'individuazione dei siti, Ansaldo Nucleare dovrà mettersi nelle condizioni operative di far fronte ai futuri impegni. Ciò vuol dire assunzione di ingegneri (il master per venti posti recentemente lanciato in collaborazione con la Fondazione Ansaldo, guidata da Luigi Giraldi e anch'essa basata a Genova), di altro personale specializzato e di manodopera, senza contare il salto di qualità che Ansaldo Nucleare e Westinghouse si garantiranno reciprocamente attraverso lo scambio di ricercatori, informazioni, materiali e attrezzature.
L'intesa firmata da Scajola e Chu rimodula positivamente il ruolo di Ansaldo Nucleare e, quindi di Ansaldo Energia, nel rientro dell'Italia all'atomo, ma prevedibilmente modifica solo parzialmente la strategia messa in campo dal presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini, che è quella di «fare comunque degli accordi» anche in Francia, per tenere le aziende del gruppo italiano controllato dal Tesoro nella grande partita del business atomico.
Con Areva, però, la strada sarebbe stata decisamente in salita (i transalpini hanno il problema dei ritardi accumulati dalle centrali di Flamanville, in Normandia, e di Olkiluoto, in Finlandia e dunque tendono a ridurre il numero dei sub-fornitori, facendo in proprio quanto più possibile per ridurre i costi), e forse di questo Guarguaglini ha parlato al workshop di Cernobbio con il primo ministro francese Francois Fillon; con Westinghouse il piano dei rapporti è invece assai più favorevolmente inclinato. Tanto per dire: Areva non cederebbe mai il "service", cioè l'assistenza successiva alla costruzione dell'impianto, mentre questa remunerativa attività Ansaldo Nucleare la può più facilmente ottenere nella partnership con gli americani.
L'accordo Italia-Usa sul nucleare, poi, impatta anche sulla governance interna del gruppo italiano. Prevedibilmente anche nella prospettiva della missione in corso a Pittsburgh, infatti, nei giorni scorsi Giuseppe Zampini è stato nominato presidente di Ansaldo Nucleare. Zampini è pure l'amministratore delegato di Ansaldo Energia, mandato che va in scadenza il prossimo aprile, ma quella nomina ha un chiaro indirizzo strategico: sarà lui l'uomo che con Guarguaglini gestirà l'intera partita. Se rimanendo al comando di "Energia" (che come detto possiede il 100% di "Nucleare") oppure se assumendo una condirezione generale della casa madre Finmeccanica (ipotesi tuttora non esclusa da chi ben conosce le vicende di Piazza Monte Grappa), all'atto pratico farà poca differenza.
Non bisogna poi dimenticare che l'operazione incrocia la presenza di Finmeccanica negli Stati Uniti nel settore della Difesa e in qualche modo salda queste attività militari (molto legate alle relazioni con il Pentagono, fattesi ancor più solide dopo l'acquisizione di Drs nell'elettronica per la difesa), con quelle civili.
E' un viatico non secondario per il tentativo, che prima o poi dovrà pur esserci, di rendere "commestibili" anche per la Casa Bianca i rapporti di affari avviati da Finmeccanica con la Libia attraverso la costituzione di una apposita società veicolo. Tra militare e civile, Roma e Tripoli hanno aperto un orizzonte che viene stimano in almeno 20 miliardi di dollari e negli Usa più di una lobby non vedrebbe male l'idea di avere in Finmeccanica il tram su cui saltare per partecipare al "banchetto".
Questa, ovviamente, è tutta un'altra storia, di cui bisogna ancora concepire persino il prologo. Ma forse non è più una storia da iscrivere al genere della fantapolitica industriale. E che dal dossier Italia-Usa sul nucleare siano rimaste fuori tecnologie sensibili come l'arricchimento dell'uranio (passaggio chiave per l'atomo a scopi militari) potrebbe rivelarsi non solo una ragionevole prudenza degli americani. Di sicuro è un ostacolo in meno per un'eventuale triangolazione d'affari Roma-Tripoli-Washington.
luigi leone
leone@???

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