Bianchi: "Troppi pregiudizi sull´argomento quell´area dà lav…

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Aihe: Bianchi: "Troppi pregiudizi sull´argomento quell´area dà lavoro a centinaia di persone"
lavoro repubblica

Il console della Pietro Chiesa, la compagnia dei carbuné, di fronte alle ipotesi sul futuro: ragioniamone tutti insieme
Bianchi: "Troppi pregiudizi sull´argomento quell´area dà lavoro a centinaia di persone"

"L´impianto non si potrà mai toccare perché sotto tutela dei beni archeologici"
"Mi piacerebbe conoscere le intenzioni di Merlo sul Terminal Rinfuse"


«Se il discorso si affronta unilateralmente, dicendo "quella centrale va chiusa e basta" allora è inutile aggiungere altro».
Il futuro della centrale Enel del porto, alimentata a carbone, è il futuro della compagnia "Pietro Chiesa", la mitica compagnia dei carbuné.
E il console Tirrenio Bianchi non ha alcuna voglia di scontri ideologici.
La centrale è vecchia, il carbone è a cielo aperto.
Non si può parlare di situazione ideale, console Bianchi.
«Qui si parla tanto, forse bisognerebbe aver voglia di approfondire un po´ di più. Negli ultimi mesi la centrale ha bruciato pochissimo carbone, ma per i suo avversari inquina sempre allo stesso modo. Un po´ strano, no?».
Come si affronta, allora, la situazione?
«Provando a ragionare insieme, senza pregiudizi.
Così almeno riusciamo tutti quanti ad avere le idee chiare. Io, ad esempio, avrei proprio voglia di sapere dal presidente dell´Authority che intenzione abbia sul terminal rinfuse e, più in generale, sul carbone a Genova».
La concessione della centrale scade nel 2020 e senza alternative, pare difficile che l´Enel chiuda prima l´impianto.
«È così, la concessione scade fra dieci anni e quella è una concessione che arrivò dallo Stato, non dall´Authority. Sul fatto che prima o poi verrà chiusa, beh, mi pare fuori discussione.
Ma per chiudere una centrale non basta girare un interruttore, ci vuole tempo.
E poi non sfugge a nessuno che il fabbricato non si tocca».
Perché?
«Perché è sotto la tutela dei Beni Archeologici.
E lo stesso discorso vale anche per la nostra sede, il palazzo di calata Giaccone.
Sono strutture bellissime, la centrale all´interno è in stile liberty».

Si è parlato della possibilità di costruire una centrale a Cornigliano. Che ne pensa di una soluzione a carbone di ultima generazione, senza emissioni?
«Mi pare che lì le ipotesi siano differenti.
Si era parlato di una centrale a olio o a gas funzionale ai bisogni della fabbrica.
Ora il ragionamento potrebbe allargarsi anche alla città, con un impianto da 5-600 megawatt.
Ma anche qui non è immediato, perché le case devono essere predisposte a ricevere il calore prodotto dalla centrale oltre all´energia».

Siete preoccupati?
«Non ci fasciamo la testa. Certo, il problema occupazionale va affrontato, quell´area dà lavoro a centinaia di persone, fra diretti e indotto. Non sarebbe male tenerlo sempre a mente».
(mas. m.)



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