[NuovoLab] Porto, scacco al carbone in due mosse stop a Geno…

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Autor: brunoa01
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"Chiudere la centrale non basta spegniamo i motori in porto"
Valerio: navi con la spina elettrica e solare sui tetti dell´Ilva

MASSIMO MINELLA


L´authority alle prese con la centrale Enel. La concessione scade nel 2010, ma si lavora a una chiusura anticipata
Porto, scacco al carbone in due mosse stop a Genova, trasloco a Savona

MASSIMO MINELLA


Lo scacco alla centrale a carbone del porto si giocherà su due tavoli, il primo a Genova e il secondo a Savona. L´intenzione di Palazzo San Giorgio è infatti quella di un´uscita "morbida" dal traffico del carbone, senza forzature, con un percorso condiviso fra le istituzioni, le imprese e i lavoratori, così da poter riconvertire quelle aree ai piedi alla Lanterna a nuovi fini commerciali. Il futuro del carbone, infatti, è sul secondo tavolo, che è il porto di Savona, che alla movimentazione del carbone sta dedicando tempo e risorse.
Ma la forte sintonia fra autorità portuali non basta certo a risolvere una questione che riguarda tutti quanti, imprese e cittadini, grandi consumatori di energia, di calore e di aria fresca (condizionata).
E allora, per evitare di cadere nella deriva demagogica di chi vuole cancellare le centrali e poi divorare energia dentro e fuori la sua casa, sarà opportuno aprire al più presto un tavolo di confronto, così da giocare tutti quanti a carte scoperte.
Chi finora si è più esposto è il presidente dell´authority Luigi Merlo che gradirebbe assistere alla chiusura anticipata della centrale Enel di Sampierdarena e vederla rinascere, con tecnologie in grado di cancellare l´inquinamento, da un´altra parte.
Magari a Cornigliano, nell´area delle acciaierie.
Lì è già prevista la costruzione di una centrale.
Fosse alimentata a carbone, la chiusura di quella portuale potrebbe scattare già domattina.
Ma andare a proporre ai cittadini del Ponente una nuova centrale a carbone sembra molto difficile.
Meglio realizzarla, ma a gas, capace di fornire calore e anche aria fredda. Come quella che Iride Energia sta costruendo a Torino.
Il problema è che, allo stato attuale, nessuno può imporre lo stop alla centrale Enel, al centro di un´area portuale che dà lavoro a oltre duecento addetti, fra diretti e indotto.
Il problema maggiore è però oggi rappresentato dalle polveri sottili che si liberano nell´aria e raggiungono le case del centro, nonostante il carbone sia costantemente bagnato.
«Dopo la chiusura della cokeria e la modifica del parco veicolare che ha cancellato le auto "euro zero", la situazione dell´inquinamento è migliorata - spiega Federico Valerio, direttore dell´Ist ed esponente di Italia Nostra - Resta il problema delle polveri sottili che a questo punto va risolto».
Valerio sottolinea l´esigenza di eliminare dal contesto urbano le "combustioni", che non significano solo la centrale a carbone, ma anche i motori accesi del porto.
«Se anche queste emissioni finissero, avremmo raggiunto un risultato importante». Chiaro che la chiusura di alcuni impianti dovrebbe essere compensata da nuove iniziative per produrre energia.
«Spero che Riva abbia definitivamente rinunciato all´idea di bruciare olio di palma, un vero disastro ecologico - spiega - l´unica soluzione percorribile è quella della cogenerazione a gas, in grado di produrre energia, calore e refrigerazione.
Da questo punto di vista l´unica risposta possibile potrebbe essere rappresentata dal metano».

Ma la vera sfida, per lo studioso, è rappresentata dalle fonti rinnovabili.
«Riva potrebbe fare di più - spiega - Prenda esempio dalle tante iniziative che stanno nascendo nel fotovoltaico, a cominciare da quella di Casella.
I suoi capannoni sono enormi, e sono piani.
Perché non riempirli di pannelli solari?
L´energia prodotta potrebbe servire l´azienda, ma anche la città, arrivando a coprire almeno una parte dei fabbisogni di un colosso come la Fiumara, che è un vero colabrodo energetico».
Più fotovoltaico, quindi, ma anche più eolico, lungo la Valpolcevera.
E, novità assoluta, la possibilità di sfruttare a fini energetici anche la discarica di Scarpino.
«Dalla discarica è possibile recuperare bio-gas che, debitamente, trattato, potrebbe essere immesso nella rete del gas - conclude Valerio - A questo punto, con la chiusura della centrale a carbone del porto, spegnendo i motori delle navi, scommettendo sull´eolico in Valpolcevera, sul fotovoltaico sui tetti e sul bio-gas di Scarpino, potremmo vincere la nostra battaglia contro le combustioni».



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