[RSF] I: [retecivicacquacampania] acqua: nuove sulla privati…

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Author: pilar
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To: forumroma
Subject: [RSF] I: [retecivicacquacampania] acqua: nuove sulla privatizzazione

UDITE, UDITE, UDITE… Nuove sulla privatizzazione dell’acqua: L’Assessore al
bilancio Realfonso, è stato costretto ad ammettere che oggi non c’è una
volontà politica nel Comune e nella Regione per ripubblicizzare l’acqua. sia
il centro destra che il centro sinistra con atti amministrativi continuano
nell’azione di privatizzazione dell’acqua (l’acqua fonte di vita diventa
merce sul mercato). Il falso ideologico (sotto riportato in una delle
discussioni telematiche) denunciato, ha richiamato l’attenzione di molti
cittadini attivi, che hanno contribuito a smascherare i falsi slogan che
l’Assessore metteva in giro. La rivendicazione per la ripubblicizzazione
dell’acqua ha mostrato, ancora una volta, quanto i partiti sono
“imbrigliati” dalle multinazionali per la mercificazione di un diritto
fondamentale umano. Abbracci a tutte/i Salvatore


P.S.:per aumentare la sensibilizzazione sull'argomento fate girare


Ghandi diceva: chi dice che lavora per noi, ma lo fa senza di noi, lavora
contro di noi



_______________________________________________________

Caro Oddi (cari tutte/i), pur avendo una grande stima di te e del lavoro che
da anni conduci (in qualità di responsabile della segreteria nazionale
funzione pubblica Cgil) insieme a tutti gli "acquaiuoli" d'Italia, ti
comunico che il tuo giudizio su quanto accade a Napoli non lo condivido
nonostante l'ordine del giorno approvato dal Consiglio Comunale di Napoli.
Infatti, per me rimane fazioso e produce un falso ideologico rispetto alle
aspettative dei cittadini e soprattutto degli attivisti, per questi motivi:
come si legge dall'approvazione dell'Odg è vero che il Comune di Napoli
delibera la modifica dello Statuto che dovrà riconoscere il servizio idrico
integrato quale servizio pubblico essenziale, di interesse generale, privo
di rilevanza economica, ma rimane solo uno slogan poiché non dice niente in
merito al modello giuridico societario che conferma l'adesione alla nostra
impostazione ideologica attualmente possibile (Aziende speciali o soc.
consortili) ne ci riferisce di una linea politica da adottare nell'A.T.O.
2.. Nel comunicato dell'Assessore si percepisce la faziosità quando scrive
<<... soggetto giuridico che deve essere interamente pubblico...>> ma tu sai
che secondo una visione speculativa anche la s.p.a. a totale capitale
pubblico, supportata dal concetto di controllo analogo (così come inteso
dall'ex Ministra Lanzillotta e riportato nella finanziaria del 2007 -Governo
Prodi-) può essere un soggetto interamente pubblico che a noi non piace. Il
progetto che l'Assessore ha in mente è che l'Arin s.p.a., di cui il Comune
detiene tutti i titoli azionari va bene come riferimento giuridico. A tal
fine già intravedo la vendita dei titoli azionari dell'A.R.I.N. s.p.a.
quando il Comune di Napoli dovrà fare fronte alla montagna di debiti di
bilancio che giorno dopo giorno crescono. Vediamo allora come si configura
il falso ideologico:
1) nello statuto dell'A.R.I.N. s.p.a.. si legge che dopo due anni dalla data
di costituzione il Comune deve cedere a terzi i titoli azionari pena lo
scioglimento della società, questo dal 2000 non è ancora accaduto. Visto
anche la "montagna" di debiti dell'A.R.I.N. s.p.a. tutto ciò è ancora più
pericoloso. Inoltre, come se non bastasse, per la vendita dei titoli
azionari, vi è anche il rafforzativo dell'art. 3 comma 29 della finanziaria
2007 che dice: <<entro 18 mesi dall'entrata in vigore della presente legge
le amministrazioni di cui all'art. 1.........., cedono a terzi le società e
le partecipazioni vietate ai sensi del comma 27>> (il comma 27 si riferisce
agli interessi generali istituzionali di cui ancora oggi, secondo una
definizione di lustri accademici, possono essere tutto e il contrario di
tutto a seconda di chi detiene il potere). Per meglio inenderci riporto un
po’ di storia, utile alla discussione ma di grande rilievo politico:
L’acquedotto napoletano era gestito da una società privata la Naples Water
Works Company costituita nel 1881, inaugurato nel 1885, ma ben presto
lievitarono le tariffe a causa di un pressappochismo amministrativo dei
funzionari del Municipio che non riuscivano a svolgere azioni di controllo
sulla società. A seguito dell’intervento di una commissione d’inchiesta del
1900, presieduta da Giuseppe Saredo, ci si avviò verso la creazione di una
municipalizzata, forma giuridica voluta da Giolitti nel 1903. Nella storia
recente, nel Municipio di Napoli accadeva quanto segue: nel 1993 Antonio
Bassolino viene eletto Sindaco di Napoli; il 29 maggio 1995 il Consiglio con
la delibera n° 131, trasforma (l’acquedotto napoletano) l’azienda
municipalizzata denominata A.M.A.N. in azienda speciale denominata A.R.I.N.
con la premessa espressa in delibera che cita:<<…la trasformazione… solo una
tappa intermedia verso l’obiettivo della s.p.a…>>; il 29 settembre 1996
(domenica) la Giunta Comunale di Bassolino approva una delibera con la quale
si dava mandato all’agenzia bancaria newyorchese Merrill Lynch, (una dei pi
grandi “tenori” della circolazione finanziaria nel mercato borsistico
mondiale; consulente del Comune di Napoli per l’immissione dei B.O.C. -buoni
obbligazionari comunali- in borsa. La Merill, da diversi anni vanta anche un
credito stratosferico nei confronti dell’acquedotto Pugliese. Durante il
crollo della borsa di New York nel settembre 2008 La Merrill Lynch
“travolta” viene acquistata, per 50 miliardi di dollari, dalla Bank of
America) e all’agenzia bancaria italiana Crediop per pianificare il
passaggio giuridico - tecnico - contabile dell’azienda speciale alla nuova
società A.R.I.N. s.p.a. a totale capitale pubblico ( il 100% dei titoli
azionari di proprietà del Comune). Le due banche, ormai soci in affare con
il Comune, oltre a percepire grosse somme per la consulenza, chiesero di
riservarsi il diritto di prelazione sui titoli azionari della futura
A.R.I.N. s.p.a.(a cura di Ottavio Lucarelli "Arriva L'Acquedotto s.p.a: due
banche trasformeranno l'azienda in società per azioni " "La Repubblica di
Napoli" 30 settembre 1996)

Con la delibera di Giunta del 14/10/1999 n° 3486 discussa e ratificata dalla
delibera del Consiglio Comunale del 30/10/2000 n° 200, l’azienda speciale
A.R.I.N. si trasforma in A.R.I.N. s.p.a.. In questo contesto furono
approvate anche le linee essenziali dello statuto

2) il Consiglio Comunale di Napoli produce una bella enunciazione in merito
allo stralcio del S.I.I. dal settore economico, ma di fatto fa finta di
dimenticare che nell'A.T.O. 2 ha la maggioranza quasi assoluta dei delegati,
tra i quali vi sono ancora presenti gli uomini della privatizzazione che
abbiamo sempre combattuto e che in quell'assemblea rappresentano gli
interessi della privatizzazione dell'acqua e non gli interessi della
cittadinanza, ciò è dimostrato anche dal fatto che l'A.T.O. 2 rimane un
"carrozzone" a carico della cittadinanza (costo anno circa 2 milioni di
euro) e che produce solo inconsistenti ricorsi, quando i Comuni che ne fanno
parte indicono gare di appalto per l'affidamento e la gestione del S.I.I.
(ad oggi si contano circa 10 Comuni che hanno indetto gare di appalto). In
sostanza questa frammentazione della gestione della rete idrica è più che
funzionale a un processo di privatizzazione), senza minimamente interessarsi
di alimentare, nell'A.T.O. 2, un concetto di responsabilità compartecipe,
anche economica, nella gestione del S.I.I. dei Comuni che si approvvigionano
alla stessa rete idrica. Su questo concetto ti invito a guardare il video
prodotto da attivisti contro la privatizzazione dell'acqua nel Comune di
Pozzuoli (aderente all'A.T.O. 2), ricco di una concezione ideologica e di
informazioni http://video.google.com/vi
<http://video.google.com/videoplay?docid=3349056910567597543>
deoplay?docid=3349056910567597543# (oppure cerca su google acqua come
diritto inalienabile), grazie al quale si sono raccolte oltre 1000 firme per
un ricorso alla Procura della Repubblica con l'apertura dell' indagine
affidata a due giudici a seguito di una gara d'appalto per la gestione del
s.i.i. sottraendosi alla responsabilità societaria assunta nell'A.T.O. 2;

3)in merito al concetto che l'acqua non debba rientrare nel settore
economico, nonostante la piacevole enunciazione, rimango convinto che
l'unico soggetto legislativamente (attualmente) autorizzato a renderlo
valido da un punto di vista legislativo è l'Ente Regione per le seguenti
ragioni: 1) il S.I.I. rientra in un concetto d'interessi sovracomunali; 2)
la legge regionale che istituisce gli A.T.O. è chiara: gli affidamenti per
la gestione del S.I.I., cioè i Comuni consorziati, insieme scelgono il
gestore del servizio; 3) per l'Ente regionale (Regione Campania) vige ancora
un'autonomia legislativa con la quale si potrebbe riordinare la gestione del
S.I.I. legittimando l'istituzione sia di una azienda speciale sia di una
società consortile, ma nulla in tal senso è stato prodotto ne viene
sollevata la questione dal Comune di Napoli nell'approvazione dell'ordine
del giorno. Una tale assunzione di responsabilità politica avrebbe
alimentato un senso di speranza tra gli attivisti;

4) supponiamo, inoltre, che il Comune volesse applicare la legge 133/
dell'agosto 2008 art. 23 bis dovrebbe prima rivolgersi all'Autority,
prevista dalla stessa legge, e dimostrare attraverso "analisi di mercato"
una convenienza economica per il Comune nell'affidare la gestione dl s.i.i.
a una società a totale capitale pubblico ( in questo caso vista l'assenza
legislativa della Regione Campania in merito alla tipologia societaria, ci
si riferisce ad una s.p.a. a totale capitale pubblico detta in house),
aspettare il giudizio dell'Autority per poi affidare la gestione del s.i.i.,
per quanto mi riguarda questo percorso oltre che ad essere tortuoso non
rientra in una mia concezione ideologica.

A seguito di quanto su scritto mi sembra evidente che l'Assessore Realfonso,
proprio perché evita di declinare le problematiche soprattutto perché non
esclude un affidamento ad una s.p.a, si fermi solo allo slogan "dell'acqua
pubblica" è produce un falso ideologico. A caratteri cubitali sulle maggiori
testaste giornalistiche si è anche letto la dichiarazione di Realfonso che
dice <<...l'acqua di Napoli resterà pubblica...>> invece proprio perchè il
s.i.i. è gestito da una società di diritto privato A.R.I.N. s.p.a. avrebbe
dovuto, invece, parlare di ripubblicizzazione del s.i.i.. Certo qualcuno
potrebbe dire che in tale contesto l'Odg approvato è meglio di niente, credo
invece che occorre rivendicare il senso di una onestà culturale e politica
nonché di una vocazione amministrativa di cui in questa città manca.

Il 29 ottobre del 2003 iniziammo una grande lotta nel più grande bacino
idrografico d'Italia A.T.O.2 per il ritiro della delibera sulla
privatizzazione dell'acqua messa in campo dai 136 comuni. Dopo un immane
sforzo partecipativo della cittadinanza, di associazioni e dei comitati quei
Comuni furono spinti a decidere di ritirare la delibera, quel successo fu
raccontato in tutta l'Italia, fu addirittura portata nel Parlamento Europeo.
I maggiori esponenti del Forum dei movimenti per l'acqua si cimentarono a
raccontare del successo sia nei loro incontri, Riccardo Petrella e Rosario
Lembo anche nei loro scritti (es. "l'Italia che fa acqua" ed. Carta). Tutte
i giornali ne parlarono per giorni. Il presidente della Giunta Regionale On
A. Bassolino, il Sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino e il Presidente
della Provincia di Napoli Di Palma, pur essendo di autori del danno,
parteciparono al "banchetto mass-mediale" in qualità di free rider ,persone
scaltre ad intascare il risultato, in questo caso politico, dell'azione, (F.
Cassano, 2004: Homo Civicus La ragionevole follia dei beni comuni. ed
Dedalo). Il presidente della Giunta, in particolare, mentre si mostrava
"paladino" della vittoria e lanciava proposte di concertazione con i
soggetti attivi sul territorio che avevano lottato contro la privatizzazione
dell'acqua, in grande silenzio, si adoperava per rilanciare in Giunta la
sottoscrizione del capitale sociale della società "Eni Acqua Campania
s.p.a." in modo da rimanere sul mercato. Come se non bastasse si inventò con
una delibera regionale la suddivisione dell'A.T.O.2 tra Napoli e Caserta
consentendo a quest'ultima di costituire un prorio A.T.O. (è inutile che
stia qui a raccontarti quanto vale per la privatizzazione dell'acqua questa
decisione politica che incide sul senso di responsabilità compartecipe dei
Comuni e quanto di fatto si orienta verso un concetto su base provinciale
per la gestione del s.i.i.) mentre noi eravamo in attesa di una
legittimazione legislativa per aziende speciali o consortili (il gioco delle
tre carte si è realizzato).
Caro Oddi sai meglio di me quanto la CGIL Campana (anche la funzione
pubblica) su questi argomenti da me esposti in maniera succinta (forse anche
troppo) rimane in silenzio, forse per una necessaria mediazione con le forze
politiche, sarebbe quindi auspicabile un confronto pubblico per il quale se
vuoi mi rendo disponibile, come già accaduto in passato, per capire se si ha
voglia effettivamente di lavorare per la ripubblicizzazione dell'acqua in
Campania e quale ruolo assume la Cgil in un contesto dove è ormai chiaro
l'embargo esistente intorno alle fonti idriche Campane del gruppo Emiliano
Romagnolo A2A collegato a multinazionali a noi tutti note.

Con rinnovata stima saluto te e tutti gli "acquaiuoli" Salvatore Carnevale