Genova? «Ha bisogno di un po’ di cure»

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Szerző: brunoa01
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Genova? «Ha bisogno di un po’ di cure»
19 settembre 2009


Non è stato facile andar via dall’Italia la scorsa domenica per tornare ad affrontare una settimana di lavoro. Anche se parte del weekend tecnicamente è stato dedicato al lavoro - un incontro, in costume da bagno, con gli amministratori liguri, accompagnato da vino bianco frizzante del Piemonte non è proprio una seccatura - il grosso è trascorso a curiosare in negozietti nascosti, ad assaggiare gelati, a trovare un vero tesoro in vecchi oggetti degli anni Settanta in un elegante negozio nel cuore di Genova, a mangiare focaccia, a nuotare e a sognare a occhi aperti.

Su una sdraio ai Bagni Sillo, nascosti sotto Nervi, ero intento a fissare il mare e a immaginare cosa diventerebbe questo piccolo lembo di Europa se venissero fatti pochi, essenziali (ma non semplici) aggiustamenti.

Guardando verso Ovest, dove Genova finisce, c’è il suo piccolo aeroporto. Se dovessi scegliere una città che potrebbe dare più importanza ai trasporti, direi senz’altro Genova. Avere l’aeroporto Cristoforo Colombo poco fuori dal centro della città è un buon punto di partenza, ma non basta. Genova è comunque poco collegata con il resto dell’Italia e dell’Europa (strano per una città che un tempo era il cuore del mondo intero) perché le autorità locali non fanno abbastanza per vendere i pregi della propria città alle compagnie aeree grandi e piccole. Nelle mani giuste, Genova potrebbe essere un centro per raggiungere il Mediterraneo sempre attivo e più in fermento di Nizza.

Un bel gruppo di giovani architetti, magari gli stessi dell’aeroporto Singapore’s Changi, potrebbe essere incaricato di progettare un nuovo terminal e potrebbe vincere l’appalto per realizzarlo. E un gruppo di dirigenti di compagnie aeree con buona esperienza potrebbe convincere le società locali di spedizioni a investire in aerei più ecologici (la nuova Mitsubishi Regional Jet sarebbe abbastanza seducente con una mano di vernice bianca, blu e gialla), invogliando così chi viaggia per lavoro e turisti verso questo hub piuttosto sbiadito.

Magari Genova potrebbe diventare la base di una compagnia concentrata sul Mediterraneo, come avevo già suggerito un po’ di tempo fa. Per trovare ispirazione, le autorità regionali dovrebbero soltanto dare un’occhiata lungo la costa e osservare quello che Barcellona sta facendo con la Spanair (indirettamente la città detiene una quota della seconda compagnia spagnola) per garantire il controllo del flusso locale di traffico nel suo aeroporto, ampliato di recente. I passeggeri potrebbero usare uno speciale servizio di barche-taxi per raggiungere direttamente Portofino, anziché imbottigliarsi nella confusione delle strade intasate. Pensate quanto potrebbe essere semplice una breve vacanza di un fine settimana se poteste salire su un aereo ben equipaggiato, andare dritti su una barca Toy Marine 36 e, venti minuti dopo, mangiare focaccia al formaggio di Recco? Oppure, in alternativa, con un nuovo sistema ferroviario, si potrebbero avere turisti e residenti nel centro della città in meno di tre minuti.

Se il Cristoforo Colombo è un’opportunità che aspetta di essere valorizzata, la rete ligure di Trenitalia è imbarazzante e ha bisogno di interventi urgenti. Mentre su alcuni tratti d’Italia i treni sono tirati a lucido, puntuali e confortevoli, quelli della Liguria proprio no. Maleodoranti, consumati e coperti di scritte e graffiti dentro e fuori, i convogli di Trenitalia fanno poco per invogliare i passeggeri a sfruttare la rete ferroviaria. Insomma, non è un ambiente particolarmente accogliente e, di certo, non offre una versione ad alta velocità della “dolce vita”.

Ormai qualunque passeggero non rispetta le carrozze; a un nuovo operatore potrebbe venire voglia di togliere il servizio dalle mani di Trenitalia e mettere qualcosa di più invitante sui binari, con finestrini che si aprono per fare entrare la brezza del mare, un vagone ristorante decente e sedili, anche dozzinali, ma dignitosi. Genova meriterebbe una sezione speciale di questo giornale per celebrare la sua storia e per proporre un programma per il suo futuro. Ho offerto alcuni spunti per questa città, ma lo scorso fine settimana dopo aver fatto un giro, più simile a un rally, sulla Polo della mia amica Carina, mi sono convinto che la città stia raggiungendo velocemente il punto in cui finirà per non essere più un Patrimonio dell’Umanità importante sul palcoscenico regionale, né tantomeno internazionale. Sarebbe una gran vergogna se accadesse, tant’è la direzione al momento sembra essere questa.

Un porto che dovrebbe essere il biglietto da visita per le capacità marittime del Paese, è una confusione di pianificazioni mal concepite e non lascia un’impressione grandiosa. È il primo sito che lavora al fianco del Centro Congressi, che dovrebbe essere la porta della città al Mediterraneo, ed è invece abbandonato e pieno di spazzatura. Poi c’è un’accozzaglia di graffiti sopra quasi tutte le superfici verticali: fa pensare che l’intera città sia senza genitori, benefattori o persone che la amano.

Da una prospettiva nazionale, Genova può guardare sia a Sud, e lasciarsi andare fino a diventare un’altra Napoli (abbandonata, disfatta, selvaggia ma non una pedina che conta), oppure a Nord verso Torino e iniziare a darsi da fare. Il capoluogo del Piemonte è un buon esempio di città che ha usato cultura e commercio per rimettersi in gioco, attirando investimenti e talento. Genova ha tutto il fascino e la bellezza per fare lo stesso, ma le manca un leader dinamico che la guidi sulla strada giusta.

Tyler Brûlé è direttore della rivista internazionale Monocle e opinionista del Financial Times


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