[Sexyshock] OMOFOBIA - Uncontributo diAzione gay e lesbica

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Autor: Laura Corradi
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Betreff: [Sexyshock] OMOFOBIA - Uncontributo diAzione gay e lesbica
Carissime
ho letto il documento e mi è molto piaciuto - vorrei approfondire l'analisi
articolandola ulteriormente: già da tempo ricevo richieste di tesi sulla
lesbofobia e la transfobia, che non si possono semplicemente 'includere'
alle pratiche discorsive oppositive dell'omofobia.
Inoltre, se fosse possibile, anche apportando un ulteriore elemento - che da
un decennio le studentesse apprezzano perchè sentono che le tocca da
vicino: quello della critica alla bi-phobia, che ci costringe anche ad una
riflessione interna al movimento glbtt. Già nella prima metà degli anni 90
istituzioni universitarie statunitensi promuovevano corsi e training sulla
bi-phobia e la bisessualità - grande elemento di conflitto nella comunità
etero, gay e lesbica di fronte alla pandemia aids. La nascita di uno
specifico movimento bi-friendly fu necessaria, così come di riviste bisex
(tra cui 'Fence Sitters', 'Anything That Moves') e libri divenuti pietre
miliari del dibattito glbtt (da 'Bi Any Other Name' a 'Bisexual Politics').
Vi ringrazio per l'attenzione e per il lavoro che fate, Laura


Prof. Laura Corradi

Sociology of Health & Environment

Gender Studies

Political Science Faculty

Università della Calabria

Italy

Tel 0984-492548

Fax 0984-492598



_____

Da: sexyshock-bounces@??? [mailto:sexyshock-bounces@inventati.org]
Per conto di Luki Massa
Inviato: mercoledì 9 settembre 2009 17.03
A: Lista Sexyshock
Oggetto: [Sexyshock] OMOFOBIA NON E' UN CONCETTO NEUTRO - Uncontributo
diAzione gay e lesbica


Inoltro una riflessione/contributo di Azione GayLesbica.
Ottimo il termine "imprevisti"!
Ciao
Luki




OMOFOBIA NON E' UN CONCETTO NEUTRO


Lesbiche, gay e trans osservano il mondo da una prospettiva obliqua, e in
questo modo aggiungono al mondo stesso un punto di vista altro.
Siamo imprevisti/e/* come chi arriva da lontano, come chi arriva dalla
povertà.

Qualcuno/a odia noi perché in noi si rispecchia e cerca di distruggere con
noi il suo desiderio che ha sempre represso, negato, nascosto, magari
celandosi dietro uniformi, abiti talari o monacali, maschere neonaziste.

Qualcuno/a freddamente ci nega, ci cancella dalla scena pubblica, perché
vuole ri/costruire una società patriarcale e familista i cui pesi ricadano
sulle donne prigioniere dei ruoli della tradizione; questo/a qualcuno/a e
vede nei gay, nelle lesbiche e nelle persone trans ostacoli al suo progetto
reazionario.

Qualcuno/a ci usa come capro espiatorio, come facile bersaglio perché una
società impoverita, priva di diritti, ridotta a plebe cieca, possa sfogare
la propria rabbia e le proprie frustrazioni. E’ già successo, settanta anni
fa, e il gioco si sta ripetendo; di nuovo ci troviamo in compagnia di
minoranze, immigrate/i, diverse/i a vario titolo.

Qualcuno/a finge di prevederci, ma pretende che assomigliamo alla sua idea
di noi e ci chiede di rinnegare dei pezzi di noi, in nome del quieto vivere
e del decoro.
Qualcuno/a/* di noi finge di non essere imprevisto/a/*, cerca di passare
inosservato/a/o, di scivolare con eleganza sulla scena senza turbare, senza
spostare la polvere.
Qualcuno/a/* di noi cerca di vincere la paura mettendosi dalla parte degli
aggressori, stabilendo gerarchie interne fra chi è più rispettabile e chi lo
è meno, cercando attivamente di smarcarsi da altre vittime dell’odio.

Qualcuno/a/* di noi non si meraviglia della violenza omofobica, ha fatto
della paura un’abitudine.

Qualcuno/a/* di noi si meraviglia della violenza omofobica, la vede come un
prodigio cattivo senza cause riconoscibili, non legge la connessione fra le
Svastichelle e la banalizzazione del neofascismo, fra l’estrema destra
italiana e le croci celtiche nascoste dietro la rispettabilità delle
cravatte.

Qualcuno/a/* per darsi un ruolo fa spettacolo, fa la pagliaccia di lusso,
il clown di regime, la trasgressione da fine settimana e rinnega la sua
favolosità per un biglietto di seconda classe sul Titanic.

Siamo tutte/i/* sul Titanic, la nostra società è il Titanic e la nostra
società è anche l’iceberg contro cui il Titanic si schianterà.

Lesbiche, gay e trans dall’Europa, dalle liberate città del possibile
osservando un’Italia senza orgoglio civile, senza solidarietà sociale, senza
difesa della laicità, senza memoria della sua storia resistente capiscono
che in questo paese sfibrato lesbiche, gay e trans nel migliore dei casi
saranno imprevisti/e/* e ignorati/e/*, nel peggiore aggrediti/e/* e
cancellati/e/*.

Lesbiche, gay e trans dall’Italia osservano i gommoni dell’immigrazione,
sanno in cuor loro che chi odia quegli uomini e quelle donne imprevisti/e
prima o poi se la prenderà con gli imprevisti/e della sua “etnia”. È già
successo: i triangoli rosa di Auschwitz accanto alle stelle gialle ebraiche,
ai triangoli neri asociali, ai triangoli scuri zingari. C’è chi lo rimuove,
fra noi, c’è chi fa finta di niente, ma in cuor nostro tutti e tutte lo
sappiamo.
Qua o ci salviamo tutti/e/* o non si salva nessuno-nessuna-nessun*.

Noi lesbiche, gay e trans sappiamo anche che i fondamentalismi e i
clericalismi sono distruttivi: cambiano i nomi degli dèi, cambiano i
paramenti dei sacerdoti, ma resta costante l’odio per chi è imprevisto/a/*.
Contro lesbiche, gay e trans si cimentano improbabili alleanze, fra
cattolicesimo e islamismo, fra stalinismo e ortodossia, fra neonazismo e
pseudo psicanalisi.

L’alleanza però che ci ferisce di più è quella fra la paura lgbt e
l’opportunismo del potere.
Eppure noi ci siamo, continuiamo a vivere e a cercare la felicità, come
tutti/e/*, come chi scappa e come chi arriva.





Azione gay e lesbica