E' uscita ( tagliata del periodo sottolineato in rosso per voi ) a pagina 16 del Secolo XIX di oggi con il titolo:
IN COLOMBIA OLTRE ALLA DROGA DIRITTI UMANI CALPESTATI
la lettera spedita via e-mail al Secolo XIX il giorno 2/9/2009 .
Ho letto con interesse che domenica 6 settembre al Porto Antico i colombiani e le colombiane pedalano contro la droga. Sono certo che queste persone sono esercitate non solo ad usare piedi e gambe ma anche il cuore, la testa. Sanno infatti che nel loro paese il dramma non è solo la droga ( che peraltro non è un dramma soltanto della Colombia ) ma il fatto drammatico che 14 milioni di colombiane/i sono costretti/e alla fame, che la povertà colpisce i 2/3 della popolazione, mentre una minoranza gode di estrema e spudorata ricchezza, che ci sono circa 4 milioni di desplazados cioè profughi interni a causa del conflitto armato, delle azioni criminali di gruppi paramilitari ancora esistenti e ringalluzziti, nonostante la generosa per i criminali ma non per le vittime Legge 975 del 2005 detta Legge "Giustizia e Pace" , che 4.000 sindacalisti dal 1980 ad oggi sono stati ammazzati, che tuttora vengono compiuti omicidi selettivi per eliminare coloro che si oppongono alla rapina delle risorse di un paese dalla grande, straordinaria ed affascinante "naturaleza", rapina ed avvelenamento del territorio operate da diverse Multinazionali. Chi scrive fa parte di un'Associazione- Onlus ( Rete di Enti locali, di associazioni e di persone singole ) che di queste cose ha parlato con diverse Istituzioni dello Stato colombiano ma in particolare con l'Alto Commissario dei Diritti Umani dell'Onu a Bogotà. Mentre i diversi governi italiani si sono occupati di stabilire rapporti commerciali fregandosene sostanzialmente del largo disprezzo dei diritti umani, l ' Associazione da anni fa azione di accompagnamento politico-diplomatico sul piano del rispetto della vita e dei diritti umani nei confronti di diverse comunità rurali che in Colombia conoscono minacce, vessazioni e omicidi dalle diverse fazioni coinvolte dal conflitto, compresi alcuni settori dell'Esercito. Suppongo inoltre che la Fondazione Centro di Solidarietà di Genova sia a conoscenza della non cristallina carriera politica dell'ambasciatore presente alla kermesse e come l'Italia sia diventato spesso sede di consoli ed ambasciatori colombiani, secondo la logica del " promoveatur ut amoveatur". Amo tanto la Colombia e i popoli della Colombia che non posso tacere, disponibile chiaramente al confronto sulle cose.
Distinti saluti.
Giuseppe Coscione della Rete italiana di solidarietà Colombia Vive!