[Forumlucca] per fare politica ogni tanto

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Szerző: Marcantonio Lunardi
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Tárgy: [Forumlucca] per fare politica ogni tanto
AAA cercasi democrazia. Possibilmente in buono Stato
Lo sconcertante quadro politico-istituzionale del nostro Paese credo
abbia fatto scaturire più di qualche riflessione sulla situazione
delle nostre istituzioni sedicenti democratiche. Forse è
definitivamente tramontato il tempo in cui si diceva: "almeno possiamo
parlare liberamente, pensa a quelli in Africa o in Asia che non
possono fare neanche quello". Prospettiva consolante anche se un po’
minimal (Alberto Leoncini).


Gli ultimi due appuntamenti elettorali in Italia sono stati un
tracollo per partecipazione e dialettica. Ma andiamo con ordine:
abbiamo votato per il Parlamento Europeo (ricordo che in sede
comunitaria viene ormai (co)deciso circa il 70% della nostra
normazione, quindi il migliaio di stipendiati romani si occupano al
più della pesca al luccio, come direbbe la Littizzetto) con una legge
al cui confronto il porcellum calderoliano sembra venuto fuori dal
periodo d’oro della democrazia ateniese. Qualche dato per chiarire:
Sinistra e Libertà ha raggiunto il 5% nella circoscrizione Sud
(evidentemente sfruttando l’effetto traino di Vendola) senza eleggere
alcun deputato. Così come l’MPA di Lombardo, che pur superando le due
cifre nella circoscrizione Isole rimane ai blocchi di partenza.

Smettiamola con il ritornello “tutti i paesi hanno soglie di
sbarramento per l’Europarlamento”, perché al di là delle differenti
tradizioni politiche, ho i miei dubbi che gli spazi informativi nel
resto dell’Europa siano così contingentati come da noi. Al più il
paragone dovrebbe essere fatto con la Thailandia, dove Shinawatra è
anche padrone delle maggiori corporation del Paese, ma non mi sembra
sia neppure candidata all’ingresso in Comunità. Quindi l’argomento
regge poco.

Le soglie di sbarramento continuano ad essere alzate anche negli enti
locali, nella sinistrorsa Toscana (giusto per smentire una volta di
più la cosiddetta “superiorità morale” della sinistra), ad esempio, è
appena stata cambiata la legge elettorale proprio in questo senso, con
il consenso di sinistra e destra. Qualora ci fosse qualcosa su cui
sono in dissenso, comunque, mi premurerò a segnalarlo.

E veniamo al referendum elettorale. Sicuramente una pessima idea che
ci avrebbe traghettati a grandi passi verso una rediviva legge Acerbo,
con le prevedibili conseguenze del caso. Ebbene, le forze politiche
non hanno trovato di meglio di imbarcarsi in una campagna
astensionista che ha portato a “migliorare” il record delle astensioni
scendendo sotto il 24% nei voti espressi. C’è da dire che il partito
dell’astensione è un pessimo alleato, che dà risultati nel breve ma
che delegittima uno dei pochi e residui strumenti di democrazia
diretta presenti nel nostro ordinamento (che tuttavia non preserva
affatto dalla derive oclocratiche…Come la cronaca quotidiana mi pare
dimostrare ampiamente) e che soprattutto spinge moltissime persone
alla disaffezione per la politica.

Su questo sconcertante panorama si inserisce la lite condominiale del
PD, che tuttavia è riuscito a esprimere una posizione unitaria. Il no
a Grillo. Praticamente un miracolo. Il comico genovese, per il quale è
già stata chiesta a gran voce l’avvio della causa di beatificazione, è
riuscito nell’immane compito di compattare il partito di sedicente
opposizione, il quale ha ritrovato una granitica unità d’intenti nel
lavare i panni sporchi in casa. Tutti si augurano che dopo averli
stesi al sole ad asciugare rimangano energie per iniziare a
contrastare il principale esponente dello schieramento a loro avverso.
Nell’attesa seguiamo tutti con interesse i battibecchi Marino-Bersani-
Franceschini sui quali intervengono le sferzanti critiche della
Serracchiani. Il cronista deve riferire che, quando capitan Cannavaro
traghettava l’Italia ai Mondiali 2006, l’entusiasmo del popolo
italiano era circa di un decimo…. Ma il nostro premier e la sua
maggioranza possono dormire tra due guanciali, fintanto che i vari
Ichino continueranno a dire (Corriere della Sera, 5 agosto) che
vicende come quelle dalla INNSE riguardano 49 lavoratori da
ricollocare. Qui preferisco esimermi dal commentare. Sotto casa mia
c’è una pizzeria che cerca apprendisti. Può interessare?

Da rilevare anche le pratiche elettoral-masochistiche delle ali
estreme, chissà che ci facciano anche un documentario sopra, come per
le tribù della Papuasia. Battute a parte ciò sta generando una
preoccupante desertificazione del panorama politico da entrambe le
parti.

A destra, parlo sempre delle europee, c’era l’imbarazzo di tre liste:
La Destra- MPA- Pensionati-Alleanza di Centro, Destra Sociale- Fiamma
Tricolore-No Euro e Forza Nuova. Tutte ben lontane dal 4%. Ancor
meglio ha fatto la sinistra, con Sinistra e Libertà, Partito Comunista
dei Lavoratori e Rifondazione-PdCI-Socialismo 2000-Consumatori Uniti
che sono riuscite a sperperare un bacino di voti che ancora si attesta
attorno al 7%, senza contare l’assenza di Sinistra Critica. E c’è chi
arriva a dire “arridatece l’Arcobaleno”, idea giusta al momento
sbagliato, ovvero quando si è trattato di punire la classe dirigente
dei due anni di disastrosa presenza nel Governo Prodi.

Tutto ciò ha portato a non essere rappresentati circa 23 milioni di
elettori (astenuti, bianche, nulle, partiti sotto quorum), cui vanno
sommati i minori privi del diritto di voto. Credo sia un numero con il
quale fare i conti. Allora, in nome di chi si legifera? E’ ragionevole
parlare di “uguaglianza” del voto se votando un partito piuttosto che
un altro so già in partenza che non potrò mai vedere eletto un
rappresentante? Quale accesso ai media è garantito ai cittadini che
vogliano organizzarsi per fare politica? Perché i rimborsi elettorali
sono dati, guardacaso, solo a quei partiti che riescono a ottenere
degli eletti? Siamo proprio sicuri dello stato di salute della nostra
democrazia? E’ esagerato parlare di eversione guardando alle
statistiche dei voti di fiducia, decreti legislativi e decreti legge?
Si può ancora considerare in vigore il “governement by discussion”
della tradizione liberale anglosassone?

Lascerei perdere quei commenti astiosi sulle donnine di Berlusconi che
mi ricordano tanto quel passaggio di “Bocca di rosa” di De Andrè “si
sa che la gente dà buoni consigli quando non può più dare cattivi
esempi”… I problemi sono altri, e vanno ahimè ben oltre del clima da
basso impero creatosi fra Palazzo Grazioli e Villa Certosa (abbiamo
già dimenticato le notti brave di Fiorani al Billionaire? E la
Santanché tutta intenta a fare la PR tra i vari colleghi del
Parlamento?). Di certo stiamo procedendo a grandi passi verso una
totale deparlamentarizzazione della politica. Sia perché il Parlamento
conta come il due di picche negli equilibri politici sia perché chi vi
è seduto è un nominato con funzioni di cancelleria e ratifica, visto
che ormai esistono in Italia due megablocchi con caratteristiche
uniformi e differenze risibili i quali placidamente navigano
nell’oceano dell’autoreferenzialità.

Non so se questo sia un bene o un male, ma di certo è un pericoloso
incentivo allo scontro sociale che rischia di acuirsi con l’attuale
crisi economica, generando una mancanza di rappresentanza e
collegamento per ampi strati della popolazione. Parlare di autunno
caldo rischia di essere un gridare al lupo, ma poco importa che sia
l’autunno o l’inverno. Ciò che conta è che per questa strada non si
può andare all’infinito. Questo è il messaggio da far passare, forte e
chiaro.

Ebbene in questo poco edificante contesto credo sia ragionevole
domandarsi quali possano essere le prospettive per uno stile di vita
che voglia essere democratico ed autonomo nel senso etimologico del
termine. Sono giunto a pensare che la fine dell’eterodeterminazione
delle scelte abbia come unico strumento il consumo. Siamo ciò che
consumiamo? E così sia. Ritroviamo attraverso il consumo la nostra
identità e la nostra dignità. Scegliere come e cosa consumare, o non
consumare, è il gesto più “sommamente rivoluzionario”, chiosando Marx,
che possa essere compiuto poiché autenticamente proveniente da un moto
di volontà del soggetto che lo compie. Spegnere la luce quando si esce
dalla propria stanza non fa solo risparmiare, è il modo più eloquente
per dire all’ENEL che noi, il nucleare, non lo vogliamo.

Il boicottaggio o, per contro, l’acquisto di determinati beni/servizi
da una fonte piuttosto che da un’altra è un aspetto con implicazioni
ben maggiori rispetto a quelle che si potrebbero a prima vista pensare
poiché se boicottiamo un’impresa vuol dire che non rientriamo nella
sua “coalizione di stakeholder”, ossia in quel novero di soggetti che
“hanno a che fare” con l’impresa (la nozione di stakeholder ha
accezioni più ristrette ma per le disamine in merito è sufficiente una
scorsa alla pubblicistica di area aziendalistica sulla quale non
intendo in questa sede dilungarmi), e questo per le public company
contendibili è una perdita di valore non risibile. Altro aspetto
interessante: quanto conta un voto dentro un’urna? Nessuno può dirlo
con certezza, ma è dimostrato che una campagna elettorale ha successo
se riesce a spostare il 5/10% dell’elettorato, per questo si usa dire
“caccia all’ultimo voto”, ebbene non conta esattamente come comprare o
non comprare un paio di scarpe Nike o un hamburger di McDonald’s??

Se a dominare la politica è l’economia, la democrazia non può che
rifondarsi su basi rigidamente economico- scambistiche. Consumare
informati conta molto di più, credo, di seguire gli stucchevoli
siparietti televisivi e le trite polemiche fra commedianti lautamente
retribuiti.


Alberto Leoncini

albertoleoncini AT libero.it

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Marcantonio Lunardi

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Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e
conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente
limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati
di un sol passo.
(da Considerazioni filosofiche sul fantasma divino, il mondo reale e
l'uomo)