Indagini sugli anarchicigià pronte venti denunce

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Autor: brunoa01
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secoloxix
Indagini sugli anarchicigià pronte venti denunce
le "penne nere" ascoltate in questura
UNA VENTINA di giovani segnalati alla Procura per interruzione di pubblico servizio, dopo che gli alpini avranno testimoniato in questura. L'impiego delle penne nere in città, e l'automatica contestazione anarchica, alla fine hanno prodotto pure un'inchiesta, condotta dalla Digos e già a buon punto. «Chi ha ecceduto - si conferma in questura - dovrà inevitabilmente rispondere del suo comportamento. E nel giro di qualche giorno contiamo di concludere la prima tranche di accertamenti».
Nel mirino degli investigatori è finita soprattutto la seconda tornata di "intemperanze", andata in scena lunedì poco dopo le 11. In quel momento una delle cosiddette pattuglie "2 + 1" - ovvero due alpini e un agente - è stata accerchiata da venti contestatori. I quali sono riusciti, di fatto, a invertire i ruoli. Non più gli alpini nella parte di chi dovrebbe gestire la piazza, bensì gli anarchici. Che, con gesti e parole tanto eloquenti quanto simbolici (l'insofferenza, è bene precisarlo, non è mai sfociata in aggressioni fisiche) li hanno spinti a ripiegare. E alla fine la pattuglia ha davvero lasciato la strada, raggiungendo gli uffici del commissariato Centro - sistemato in piazza Matteotti, a due passi dal cuore della protesta - ed evitando un confronto più acceso che li avrebbe visti con ogni probabilità sconfitti in partenza.
Ecco, insomma, che per la pattuglia mista è stato decretato in fretta e furia lo stop della ricognizione, sebbene la spiegazione ufficiale fornita a pochi minuti dal marasma si concentrasse sull'imminente conclusione del servizio, escludendo in qualche modo gli anarchici dalla (radicale) modifica dell'itinerario.
Però la questura, coinvolta direttamente, ha deciso di non fermarsi. Anche perché identificare gli anarchici non è stato particolarmente difficile: nessun passamontagna o fazzoletti "d'ordinanza", e foto molto eloquenti sui giornali che hanno spianato parecchio la strada alle forze dell'ordine. Difficile, ovviamente, prevedere che piega prenderà nel dettaglio l'indagine. Ma non c'è dubbio che, mentre in altre occasioni gli investigatori avevano sorvolato, questa volta la "pubblicità" della contestazione ha indotto a non lasciar correre. Il reato che si profila concretamente è quindi l'interruzione di pubblico servizio, a conferma del fatto che gli alpini non avevano previsto di rintanarsi nel distretto di polizia.
Gli anarchici finiti sotto la lente della Digos appartengono al circolo "Doppio fondo", una delle realtà più attive dell'antagonismo locale. "Doppio fondo" rappresenta in qualche modo la continuazione di "Umpalumpen", a sua volta nato sui resti del centro sociale "Inmensa" di Bolzaneto. Inutile dire che l'episodio di lunedì, abbinato a uno, più blando ma in qualche modo simile, avvenuto sabato scorso, hanno suscitato un florilegio di reazioni: dal ministro della Difesa Ignazio La Russa («Mi aspettavo questa risposta, ma chi contesta l'esercito è un farabutto o un rapinatore») al capogruppo del Pdl in Senato Maurizio Gasparri («È grave che si contesti la presenza dello Stato addirittura davanti a un posto di polizia»). Fino al battibecco fra il sindaco Marta Vincenzi ed Enrico Musso (senatore Pdl e consigliere d'opposizione in Comune). Il secondo accusa il primo cittadino di «silenzio assordante» sui contestatori, Vincenzi rispedisce al mittente ribadendo che «di Grillo parlante in circolazione ce n'è già uno». Tante polemiche e pure un'inchiesta della Digos. Pensare che finora (vedi articolo sopra) la presenza degli alpini in città si è rivelata poco più d'una parata simbolica.
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