著者: norma 日付: To: forumgenova@inventati.org 題目: [NuovoLab] 375° ora in silenzio per la pace
Rete controg8
per la globalizzazione dei diritti
Mercoledì 5 agosto dalle 18 alle 19 sui gradini del palazzo ducale di
genova, 375° ora in silenzio per la pace.
Incollo il volantino che verrà distribuito
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Il muro dell'illegalità e della vergogna
Cinque anni fa, il nove luglio del 2004, la Corte Internazionale di
Giustizia dell’Aja (ICJ) rilasciava il proprio parere consultivo
(successivamente approvato da un voto dell’Assemblea generale dell’Onu)
sulle "Conseguenze legali della Costruzione di un Muro nel Territorio
Palestinese Occupato".
Il pronunciamento dell’Icj, in particolare, si articolava in cinque
punti salienti:
1) la costruzione del muro da parte di Israele all’interno dei Territori
occupati (e cioè non seguendo la linea armistiziale del 1949, la cd.
green line) – ivi inclusa Gerusalemme est – e il regime amministrativo
associato a detto muro sono da considerarsi contrari al diritto
internazionale;
2) Israele ha l’obbligo di porre fine a tali violazioni, cessando
immediatamente la costruzione del muro e smantellando le porzioni di
muro già costruite che oltrepassano la green line,
3) Israele ha l’obbligo, inoltre, di risarcire i Palestinesi rimasti
danneggiati dalla costruzione del muro nei Territori Occupati;
4) tutti gli Stati sono obbligati a non riconoscere la situazione di
illegalità venutasi a creare con la costruzione del muro e di non
fornire in alcun modo aiuto o assistenza ad Israele nel mantenere in
essere detta situazione;;
5) le Nazioni Unite, e in special modo l’Assemblea Generale e il
Consiglio di Sicurezza, dovrebbero considerare quali azioni
intraprendere per porre fine alla situazione di illegalità determinata
dalla costruzione del muro e dal regime ad esso associato.
Cinque anni sono passati da questa importante pronuncia dell’Icj, eppure
nulla è cambiato, Israele continua a costruire il muro dell’apartheid in
aperta violazione della legalità internazionale, e gli Stati parti
contraenti della IV Convenzione di Ginevra permangono in uno stato di
incredibile e ingiustificata inerzia,.
La stragrande maggioranza del percorso del muro – esattamente l’86% del
totale – è situata, infatti, all’interno della West Bank e non lungo la
green line; ciò mostra, di tutta evidenza, come il percorso del muro sia
stato ideato e pianificato con il fine preciso di includere al suo
interno la gran parte degli insediamenti colonici costruiti in
Cisgiordania, insediamenti che sono da considerarsi illegali alla luce
del diritto internazionale.
Ad oggi, il percorso del muro è stato completato per circa 413 km.
(58,3% del totale), mentre risultano in corso di costruzione ulteriori
73 km. del tracciato (cfr. OCHA, West Bank Barrier Route Projections,
luglio 2009); quando il muro sarà stato completato, esso servirà ad
annettere ad Israele un ulteriore 9,5% della Cisgiordania, ovvero quelle
porzioni di territorio comprese tra la green line ed il muro stesso.
Il numero totale dei Palestinesi che resterà confinato tra il muro e la
green line è pari a circa 267.000; di questi, 125.000 saranno circondati
dal muro da tre lati (28 comunità, tra cui le aree di Biddya, Biddu e la
città di Qalqilya), mentre 28.000 si troveranno a dover vivere in
enclavi circondate dal muro da quattro lari (8 comunità, tra cui Az
Zawiya e Bir Nabala
Finché permarrà questo discutibile atteggiamento della comunità
internazionale e finché verrà adottato il solito doppio standard di
giudizio, consentendo se non giustificando ogni crimine, per quanto
efferato, se commesso da Israele, la pace in medio oriente sarà soltanto
un traguardo irraggiungibile.
E non è detto che a pagarne il prezzo saranno sempre e solo i Palestinesi