[NuovoLab] Riconvertire le industrie a rischio

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Author: brunoa01
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Subject: [NuovoLab] Riconvertire le industrie a rischio
Riconvertire le industrie a rischio
porre l'ambiente in cima all'agenda

Massimo De Santi*
Nella statistica nazionale delle città più inquinate, dopo Taranto c'è Livorno, la mia amata città, considerata a rischio di incidente rilevante. Basti pensare che la sua provincia contribuisce quasi per il 75% alla produzione di energia elettrica dell'intera Toscana: in essa sono presenti numerosi impianti chimici tra cui la Raffineria di petrolio Agip (tra le più grandi d'Italia), i depositi di gas costiero, la movimentazione su strada e ferrovia di sostanze tossiche, esplosive e pericolose, l'attracco nel porto di sottomarini nucleari, il transito continuo di navi gasiere e ora si vuole addirittura costruire un terminal offshore di rigassificazione di gas metano, il pericoloso impianto chimico di Rosignano Solvay e le acciaierie di Piombino con altri impianti altamente inquinanti.
Tutto ciò è stato sicuramente il frutto di una politica di investimenti postbellici che ha fatto di Livorno un luogo privilegiato di installazione di impianti chimici, energetici e industriali ad alta intensità di capitale, altamente dannosi per la salute umana e devastanti per il territorio. Tale logica è proseguita oltre gli anni 70 per tutti gli anni 80 e 90, nonostante le illuminanti analisi di Barry Commoner, Aurelio Peccei e altri che mettevano in guardia circa il rischio di modelli di sviluppo che potevano portarci al punto di non ritorno. E negli anni 2000 non siamo stati ancora in grado di invertire il processo e iniziare un'opera di riconversione ecologica dell'apparato produttivo-industriale e di risanamento ambientale. Infine, ma non per ultimo, nelle vicinanze di Livorno si incontra anche la base militare Usa di Camp Darby che, oltre a essere una delle più grandi basi logistiche dell'apparato di guerra e di dominazione imperialistica del mondo, è anche una installazione ad alto consumo di energia. Mai è stato fatto un bilancio dei consumi energetici (elettrici e non) e di approvvigionamento di acqua, e mai si è potuto sapere quali sono i materiali pericolosi e tossici contenuti nella base, incluso le armi di distruzione di massa nucleari e non.
Qui sta il problema: Livorno è un caso emblematico, ma non il solo. Taranto ha caratteristiche simili, ma anche La Spezia, e poi c'è il famoso triangolo della morte Augusta-Melilli-Priolo in Sicilia. Ad esempio, mai nella nostra provincia sono state fatte analisi epidemiologiche serie sui livelli di leucemie e tumori infantili, di allergie, di malattie respiratorie croniche, soprattutto nelle zone circostanti gli impianti. E' vero che Livorno è stata inserita - secondo le direttive Seveso - nelle zone ad alto rischio di incidente rilevante, ma gli amministratori che si sono succeduti nel tempo non hanno fatto interventi significativi di protezione, vuoi per inerzia culturale, vuoi per la sottovalutazione dei rischi vuoi per calcoli economicistici, localistici o di compiacenza nei confronti delle lobby delle multinazionali.
Allora che fare? Occorre sollevare, qui e altrove, il coperchio che nasconde le realtà a rischio di incidente ecologico rilevante, se non catastrofico, prima che sia troppo tardi.
Riconvertire è possibile. Basta pensare che in Cina l'intera città di Fuzhou è stata completamente risanata e le industrie altamente inquinanti sono state chiuse e in attuazione di un progetto integrato di riconversione sono stati insediati nuovi impianti nel rispetto delle norme di sicurezza moderne e di parametri ecologici di avanguardia. Tutti gli operai sono stati reinseriti nelle nuove attività. La Cina non sarà certo il paradiso, ma almeno inizia ad agire, mentre al contrario in Italia non si sta facendo sostanzialmente nulla. L'ambiente viene considerato un optional e la crisi economica viene usata come un alibi per non investire nelle fonti rinnovabili e nel risparmio dell'energia, e per inseguire la follia del nucleare.
Noi, che ci definiamo comunisti del terzo millennio, dobbiamo calarci nelle varie realtà e far sì che l'ambiente sia considerato l'elemento dirimente del conflitto storico, la cartina di tornasole del conflitto capitale-lavoro. La sfida è aperta. Occorre ora che la nuova federazione anticapitalista, comunista e di sinistra sia effettivamente alternativa al modello economico-energetico dominante ed inizi a porre anche la questione ambientale al centro dell'agenda politica.
*fisico nucleare
responsabile Energia, Cpr Prc Toscano

liberazione 28.7.09


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