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Aihe: [Sexyshock] sab27/6 presentazione libro DIFENDERE LA RAZZA + doc GOOD MORNING ABISSINIA

sabato 27 giugno - ore 15.00
presso Centro Interculturale Zonarelli
via Sacco 14 Bologna

In occasione dell’uscita del volume di Nicoletta Poidimani:
DIFENDERE LA 'RAZZA' - Identità razziale e politiche sessuali nel
progetto imperiale di Mussolini (ed. Sensibili alle Foglie, 2009),

si terrà una riflessione pubblica sul riattivarsi odierno di nuovi
stereotipi razzisti e sessisti,
a partire dall'analisi delle politiche sessuali e razziali applicate
dal regime fascista nelle sue colonie africane.  A cura del Seminario
itinerante antisessista e antirazzista.

Intervengono:
Nicoletta Poidimani (autrice di Difendere la razza),
Najat Achak (Coordinamento migranti Bologna),
Kaha Mohamed Aden (scrittrice)

Introducono:
Liliana Ellena e Vincenza Perilli

Al termine dell’incontro, proiezione del documentario
di Chiara Ronchini e Lucia Squeglia
GOOD MORNING ABISSINIA


Promuovono:
Laboratorio femminista Kebedech Seyoum,
Anpi Bolognina,
Ass. Sopra i ponti,
Centro Zonarelli

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http://www.nicolettapoidimani.it/index.php/bibliografia/saggi

CAPITOLO I
DALL’IDENTITÀ NAZIONALE ALLA ‘RAZZA ITALIANA’: GENEALOGIA DI UN’IDEA
1. IL RAZZISMO FASCISTA E LA DIFESA DELLA RAZZA
2. DALL’ONORE AL ‘PRESTIGIO DI RAZZA’
3. ROMANITÀ, ARIANITÀ E DESTINO IMPERIALE
4. ‘RAZZA ITALIANA’, CONFINI TERRITORIALI E CITTADINANZA
5. UN FUTURO COLONIALE PER GLI EMIGRATI
6. DALL’ITALIA DELLE ‘DUE RAZZE’ ALLA CONQUISTA DELL’IMPERO
7. LA COSTRUZIONE DELLA ‘RAZZA ITALIANA’ IN TERRITORIO NAZIONALE

CAPITOLO II
COSTRUIRE L’IDENTITÀ IMPERIALE: LA ‘PUREZZA RAZZIALE’ COME PROGETTO
1. UN’ANTROPOLOGIA POLITICA AL SERVIZIO DELL’IMPERO
2. VOLGARIZZAZIONE, MISTIFICAZIONE E PROPAGANDA
3. “L’IMPERO FASCISTA NON PUÒ ESSERE UN IMPERO DI MULATTI”
4. IL METICCIATO E I PARADOSSI DELL’IDENTITÀ RAZZIALE

CAPITOLO III
AUT IMPERIUM, AUT VOLUPTAS: POLITICHE CONTRO LA PROMISCUITÀ
1. “LA LEGGE NOSTRA È SCHIAVITÙ D’AMORE…”
2. DALLA IPERSESSUALIZZAZIONE ALL’INVISIBILITÀ
3. POLITICHE SESSUALI E PERSECUZIONE DELLE UNIONI MISTE
4. GLI INSABBIATI E IL METICCIO BENITO
5. ‘PRESTIGIO’ E SEGREGAZIONE URBANA
6. UTERI LITTORI PER LA DIFESA DELLA ‘RAZZA’


Negli ultimi due decenni le ricerche sul colonialismo italiano hanno
cominciato a suscitare un certo interesse anche in Italia, pur
continuando a vigere una sorta di ostracismo nei confronti di chi osa
scoperchiare questo vaso di Pandora. L’impresa coloniale rimane, così,
nelle narrazioni dominanti, condizionata dal mito assolutorio degli
italiani brava gente, nonostante lavori come La pelle giusta di Paola
Tabet (Einaudi, 1997) abbiano fatto emergere la persistenza di
stereotipi razzisti dell’epoca coloniale anche nelle nuove
generazioni.
Le pagine che seguono sono la sintesi di un lavoro durato otto anni,
con alterne vicende, tra l’Italia e l’Eritrea, Paese che ha subito più
a lungo il colonialismo italiano (1890-1941) e che è stato il
territorio privilegiato della mia ricerca sul campo per l’abbondanza
di tracce architettoniche, antropologiche, culturali e documentarie ad
oggi sussistenti.
Si tratta di un lavoro di tessitura fra importanti e innovative
ricerche storiche e testi originali dell’epoca, attraverso la griglia
interpretativa di Luciano Parinetto che, nel suo La traversata delle
streghe nei nomi e nei luoghi (Colibrì, 1997), ha dimostrato come i
territori colonizzati
– a partire dalla conquista delle Americhe – siano stati il
laboratorio delle politiche poi importate in Europa. Se, infatti, il
Nuovo Mondo è stato il terreno sperimentale dei dispositivi della
caccia alle streghe europea, il Corno d’Africa è stato il laboratorio
delle politiche razziali e sessuali attuate nell’Italia fascista.
Conoscere questa parte della nostra storia è urgente soprattutto oggi,
col riattivarsi, sulla pelle di donne e uomini migranti, in nome della
sicurezza, di vecchi e sperimentati dispositivi razzisti e
de-umanizzanti che si formarono proprio nei cinquant’anni
dell’esperienza coloniale in Africa. Molte parole “fascistissime”
dell’epoca si ripresentano oggi nel linguaggio quotidiano così come
torna a riaffacciarsi sempre più prepotentemente una concezione della
donna e della famiglia di stampo clerico-fascista.
L’originalità di questa ricerca sta nell’evidenziare, anche da una
prospettiva di genere, il convergere di diversi piani e codici
comunicativi, così come di diverse discipline e saperi, nella
costruzione della ‘razza italiana’. La bibliografia utilizzata è, di
conseguenza, ampia e variegata: i testi di storia del colonialismo
fanno da sfondo ai discorsi su ‘razza’ e genere contenuti in testi
medici, giuridici e antropologici, così come nei romanzi, nei
quotidiani e nelle riviste di divulgazione popolare. Un’attenzione
particolare è dedicata anche al ruolo di fotografie e cartoline nel
costruire l’alterità e veicolare un immaginario di dominio.
Per non ingenerare confusione, ho sempre scritto tra virgolette il
termine ‘razza’, perché questa categoria è reale solo in quanto
effetto di rapporti di potere.
Volutamente non mi occupo, qui, del lavoro svolto in colonia dai
missionari, dalle suore e dai frati cappuccini. Il loro ruolo non ebbe
particolare incidenza né rilevanza sulla costruzione ideologica della
‘razza italiana’, ma ne fu piuttosto una conseguenza.
Infine, questa mia ricerca non ha pretese di esaustività; molto più
modestamente vorrebbe essere un contributo per un sano revisionismo –
non quel revisionismo assolutorio che pretende di mettere sullo stesso
piano vittime e carnefici ma un approccio che, invece, interroghi il
nostro passato per comprendere più a fondo il presente.