Al Copasir rmerge l'uso improprio di telefonini a tariffe super
agevolate da parte di amici o collaboratori degli eletti
Cellulari, parcheggi, portaborse le mille richieste dei senatori
Palazzo Madama, nel bilancio case ad ex parlamentari
di CARMELO LOPAPA
ROMA - Imbottire le strade del centro storico di Roma, magari l'isola
pedonale tra Palazzo Madama e il Pantheon, con una bella sfilza di
posti auto riservati agli onorevoli senatori. "Per motivi di
sicurezza", ovvio, ché i parlamentari (quelli non dotati di auto blu)
non possono certo arrivare coi mezzi pubblici. Quegli stessi,
distratti senatori che hanno il vezzo, da qualche tempo, di
distribuire a collaboratori, amici-amiche, quando non a familiari, i
telefonini a tariffa agevolata ai quali hanno diritto in ragione del
loro status. Bisognerà correre ai ripari, stando a quanto sta saltando
fuori dalle intercettazioni giudiziarie. Come pure sarà forse ora di
dare una regolata ad appartamenti ed uffici privati che Palazzo Madama
garantisce a una ristretta cerchia di parlamentari (anche ex)
privilegiati. C'è chi chiede l'assunzione di altri "consiglieri
parlamentari", la regolarizzazione dei portaborse in nero o la
creazione di una nuova, indispensabile Fondazione.
Di queste e tante altre richieste spicciole, ma dall'inconfondibile
profumo della casta - nonostante i tempi da vacche magre - sono
infarciti gli ordini del giorno che senatori di maggioranza e
opposizione hanno allegato al bilancio interno da 600 milioni
approvato ieri pomeriggio a Palazzo Madama. Richieste accolte, altre
respinte o trasformate in "raccomandazioni" dalla presidenza. Come
quella, tutt'altro che gradita ai più, con cui l'Idv chiedeva che si
sopprimesse la barberia a Palazzo. "Al massimo può essere una
raccomandazione", ha messo le mani avanti il senatore questore
leghista, Paolo Franco. Col presidente Schifani a rintuzzarlo: "Le
ricordo che adesso noi il barbiere qui lo paghiamo, non è più gratis".
E il questore: "Sì, è vero, ma le spese le deve coprire sempre la
cassa del Senato, dato che i 4 mila euro al mese che incassiamo
coprono solo una minima parte delle spese". Si va avanti così, di
privilegio in favore, difficili da cancellare. Così, i democratici
Casson, Zanda e altri chiedono che anche a Palazzo Madama si
introducano le impronte digitali antipianisti per il voto? "Pur
possibile in linea teorica, riteniamo che il nostro meccanismo
funzioni" chiude le porte il collegio dei questori e la presidenza.
Poi le richieste più bizzarre. Il dipietrista Giuseppe Astore mette
per iscritto la sua istanza affinché vengano "recuperati, ove
possibile, spazi destinati alla sosta ma attualmente non accessibili,
sul lato posteriore di Palazzo Madama". Quel che sta accadendo coi
cellulari, invece, lo si scopre dall'ordine del giorno (G.2) dei
democratici Ceccanti e Vita. I due scrivono che "in sede di audizioni
al Copasir", la commissione di controllo sui servizi segreti, "è
emerso che ci sono parlamentari in possesso di un numero elevato di
apparecchi telefonici che irritualmente lasciano in uso a terzi". Sono
quelle utenze a tariffe super agevolate che i senatori ottengono dai
gestori, non una come sarebbe previsto, ma due, tre, quattro. Elargite
poi agli accoliti. Salvo poi sentire protestare gli onorevoli con la
presidenza del Senato quando si scopre che le utenze sono finite sotto
intercettazione anche per via dell'uso magari non proprio ortodosso e
istituzionale che se ne sta facendo. Da qui la richiesta di vincolare
la stipula di quei contratti "al solo senatore in carica" e "per una
sola utenza".
Ma un'altra stortura da correggere l'addita dai banchi del Pdl Antonio
Paravia. Se la prende, intanto, coi "12 milioni di euro che il Senato
spende ogni anno per mantenere gli assistenti dei soli componenti del
Consiglio di presidenza, dei presidenti di commissione, dei senatori a
vita e degli ex presidenti. Per non dire degli appartamenti e degli
studi privati garantiti a spese dell'erario a quegli stessi
privilegiati". Che un caso appartamenti esista è confermato dal fatto
che se ne parli in un altro ordine del giorno, firmato dai senatori
dell'Idv, Caforio, Pardi, Giambrone e altri. Scrivono, tra le altre
cose, di "appartamenti di servizio situati in Largo dei Chiavari 79",
occupati da uffici ad personam e appartamenti, e che invece
"andrebbero destinati ai servizi che registrano maggiore carenza di
spazi". I vertici di Palazzo Madama glissano.
(24 giugno 2009)
http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/richieste-senatori/richieste-senatori/richieste-senatori.html