*Un risultato che ci incoraggia
**Messi i primi mattoni di un cantiere*.
di /Nichi Vendola 
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http://www.sinistraeliberta.it/vendola-il-cantiere-della-sinistra-continua-i-lavori/>/ 
Poche settimane e anche un muro di gomma difficilmente penetrabile da 
parte dei mass media, un vero e proprio oscuramento. Il *3%, per una 
forza conosciuta si e no dal 40% del corpo elettorale*, mi pare un 
*risultato che ci incoraggia*. Per noi di Sinistra e Libertà, un 
percorso rapidissimo, un neonato nella scena politica italiana, una 
*creatura appena sorta*. Abbiamo messo i *primi mattoni di un cantiere*. 
Ora l'intenzione è assolutamente quella di continuare a lavorare nel 
cantiere. Perché l'esigenza che noi abbiamo posto mettendo insieme 
sinistra è libertà, un luogo in cui i comunisti non nostalgici, i 
socialisti, i riformisti, i verdi, che devo dire in Europa hanno avuto 
una affermazione confortante, le culture critiche, il pacifismo, il 
femminismo insieme possono costruire quel soggetto politico del 
cambiamento adeguato ai tempi moderni, adeguato a interpretare un'epoca 
così difficile.
Più in generale possiamo dire che *salta lo schema del bipolarismo*. I 
due grandi partiti che tendono, nel centrodestra e nel centrosinistra, a 
assorbire e riassumere l'intera scena politica nazionale, non ce la 
fanno. Si aprono contraddizioni vistose e questo credo sia un dato su 
cui riflettere. C'è un *vento di destra in tutta Europa 
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http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/elezioni-in-europa/tutta-europa/tutta-europa.html>*, 
in certi casi c'è il protagonismo inquietante di forze neofascista, 
forze di estrema destra. Questo vento di destra invece, qui, nell'italia 
berlusconiana, in qualche maniera, si avvita, inciampa. Siamo di fronte 
alla *prima crepa del berlusconismo*, del partito che pensava di 
guadagnare risultati stratosferici. Non ci sono stati fuochi 
d'artificio, anzi c'è quella che sembra l'inizio di una possibilità di 
declino. Allora le forze di opposizione devono ragionare su questo, le 
forze di sinistra devono poter inziare un percorso per destrutturare il 
blocco sociale del berlusconismo, svelare la sua ideologia, incalzarlo 
sui temi oggi incandescenti, a partire dalla crisi economica e sociale. 
In fondo *Berlusconi* ha tentato un'operazione persino disperata,* 
nascondere la crisi*, negarla, dire che la crisi era solamente 
proiezione propagandistica delle sinistre.
Ma la crisi c'era. I carboni ardenti sotto la cenere ci sono in porzioni 
rilevanti del nostro paese. C'è un dolore esplosivo che viene occultato. 
Allora si tratta di capire se l'opposizione saprà interloquire con 
questa parte dell'Italia, saprà accendere un riflettore su questa 
porzione d'Italia, sarà in grado di contendere al berlusconismo il 
*racconto della vita vera , quotidiana, della fatica di vivere*. Se ci 
si chiuderà dentro il palazzo, immaginando un giorno un'opposizione 
urlata e un altro giorno un'opposizione solo emendativa, difficilmente 
si riuscirà nel cuore della società italiana a rappresentare una 
credibile alternativa alla destra. Chi  ha scelto la divisione, chi ha 
scelto la trincea ideologica invece di partecipare a un cantiere più 
largo e unitario abbia una responsabilità. Molti hanno combattuto per 
una prospettiva differente, molti, tra questi io, hanno considerato 
talmente* aspra la sconfitta della sinistra nel 2008* che c'era bisogno 
davvero di un* riposizionamento strategico*. La necessità era quella di 
uscire dalla contesa tra le tante anime, le tante differenze, la tante 
culture politiche, che hanno attraversato il 900. Quelle contese, quei 
rendiconti aspri, quelle fibrillazioni e talvolta persini quegli *odi, 
fuori dal 900*, quando è cambiato completamente lo scenario mondiale, 
non hanno significato. Io penso che invece si possa recuperare da 
ciascuna delle culture politiche della sinistra, materiali utili per 
rimettere insieme un luogo affascinante, un luogo popolare, che della 
politica sappia fare uno strumento che incide nella vita, un luogo utile 
alle coscienze. Questo bisognerebbe fare. In Europa, oltre che in 
Italia.* La crisi sociale, se non incontra un forte luogo sociale di 
sinistra, rischia di produrre effetti drammatici*. Le voci 
dell'intolleranza, dellla xenofobia e del razzismo, i *partiti 
neofascisti e neonazisti* che tornano al alzare la testa, sono il 
sintomo più inquietante di una profonda *crisi della civiltà europea* e 
del suo progetto di allargamento e di integrazione. E allora bisogna 
intendere che qui va giocata la partita. A questa altezza deve porsi la 
sinistra. Non mantenendo piccole eredità ideologiche, ma sfidando questo 
continente e il tempo nostro. Lì la sinistra gioca il senso della 
propria missione.
Il *dialogo* bisogna tenerlo aperto con tutti coloro che pensano che 
oggi bisogna rimettere insieme la *centralità dei diritti sociali *che 
stanno subendo l'attacco della destra, la centralità dei diritti civili 
che non riescono a  fare un passo in avanti e vivono una specie di 
stallo a causa della caduta libera del *sentimento della laicità dello 
stato* e persino la *centralità dei diritti umani* che hanno vissuto una 
stagione importante nel nostro paese e in tutta Europa. Allora diritti 
sociali, diritti civili e diritti umani sono il discorso fondativo di 
questa *nuova sinistra in Italia*. Una sinistra curiosa, ariosa, non 
settaria, non dogmatica. Non ci sono pregiudiziali nei confronti di 
nessuno. Non c'è nessuno che può interdire a qualcun altro di portare il 
proprio contributo a questa impresa. Ma questa è l'impresa, non 
un'altra. *Non siamo dentro al restauro delle glorie e dei miti del 
passato*, a una visione feticistica dei simboli. Siamo alla necessità di 
scavare quella trincea, di ricostruire quelle parole forti, nitide, per 
mettere in campo quella prospettiva che fa essere la sinistra non una 
piccola avanguardia, non una nicchia di sapienti.
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