[NuovoLab] Razzismo a Albenga Raid incendiario contro i dorm…

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著者: brunoa01
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題目: [NuovoLab] Razzismo a Albenga Raid incendiario contro i dormitori di clandestini
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Raid incendiario contro i dormitori di clandestini


Raid incendiario contro i dormitori e i nascondigli degli extracomunitari. La zona del Centa continua ad essere una delle frontiere più delicate del rapporto tra albenganesi e immigrati. Attorno alle 22 di giovedì le fiamme hanno distrutto una baracca in via don Lasagna, sulla sponda destra del fiume, a breve distanza dal punto dove qualche mese fa un altro capanno era stato divorato dalle fiamme. E a poche settimane di distanza dal drammatico rogo di vico Scotto

Raid incendiario contro i dormitori e i nascondigli degli extracomunitari. La zona del Centa continua ad essere una delle ‘frontiere’ più delicate del rapporto tra albenganesi e immigrati. Attorno alle 22 di giovedì le fiamme hanno distrutto una baracca in via don Lasagna, sulla sponda destra del fiume, a breve distanza dal punto dove qualche mese fa un altro capanno era stato divorato dalle fiamme.

Il rogo appiccato probabilmente con innesco e liquido infiammabile, è stato alimentato dal legno di cui era in gran parte costituita la baracca, dai materassi e dagli oggetti che si trovavano all’interno e anche dalla fitta vegetazione. In pochi istanti le lingue di fuoco hanno raggiunto l’altezza di diversi metri, e gli abitanti della zona hanno chiamato i vigili del fuoco, nel timore che le fiamme potessero diffondersi divorando le sterpaglie fino a raggiungere l’abitato. Un pericolo fortunatamente scongiurato dall’immediato intervento dei pompieri, che hanno dovuto lavorare a lungo per avere ragione dell’incendio della baracca e di quello divampato (a quanto pare sempre per mano di un piromane) nel vicino canneto. Fortunatamente l’assenza di vento al momento dell’incendio ha agevolato il lavoro dei vigili del fuoco, rallentando il propagarsi delle fiamme.

Pochi i dubbi sui motivi che hanno spinto il piromane ad appiccare il fuoco visto il clima di tensione che si vive in città, e in particolare nella zona del Centa, per la presenza di dormitori e bivacchi di extracomunitari spesso clandestini o dediti ad attività illecite, come testimonia il recente arresto di due spacciatori proprio davanti alle scuole.

Un clima di tensione già sfociato un mese fa in un altro raid incendiario, costato una grave intossicazione ad un bracciante agricolo che stava dormendo nell’abitazione di vico Scotto preso di mira da un gruppo di giovani italiani, arrestati poco dopo dai carabinieri.

«I cittadini non ne possono più. Quella zona è ormai un centro di accoglienza per extracomunitari irregolari – commenta Rosalia Guarnieri -. I residenti di via don Lasagna hanno segnalato più volte il problema della baracche abbandonate, i cui proprietari forse sono morti, che sono diventate un accampamento, con un viavai continuo di gente che certamente non si ritrova lì per giocare a carte. Visto che la politica del governo ha permesso di liberare i centri di identificazione ed espulsione, le amministrazioni locali si diano da fare per rintracciare i clandestini e mandarli nei centri, a meno che non si voglia continuare con la politica di accogliere queste persone che rendono invivibile la città, facendone un posto dove chiunque può comprare la droga in cinque minuti».

«Ogni illegalità deve essere perseguita – ribatte il sindaco Antonello Tabbò -. Deve essere colpito chi spaccia o delinque e deve essere colpito chi appicca il fuoco. Noi facciamo la nostra parte, ma il compito di perseguire i delinquenti spetta alle forze dell’ordine, che stanno facendo un ottimo lavoro ma che hanno carenze di organici e di mezzi. Per questo abbiamo chiesto al governo di inviare al più presto rinforzi nella nostra città. Ma attenzione a colorare l’illegalità di un’unica tinta: sarebbe pericolosissimo. E nei confronti degli stranieri ci vuole fermezza se delinquono, ma anche accoglienza se vengono per lavorare e vivere onestamente».

«Un patto per la sicurezza della città di Albenga». A lanciare la proposta è Marco Minniti, responsabile sicurezza del Pd, arrivato ieri mattina nella città delle torri su invito esplicito del sindaco Antonello Tabbò. Proprio nel giorno in cui si registra l’ennesimo episodio che manifesta il fragile equilibrio esistente in città su immigrazione, criminalità, convivenza civile. «Abbiamo sperimentato i patti per la sicurezza in molte città, province e regioni italiane – spiega Minniti - e hanno dato ottimi risultati. Cosa sono i patti per la sicurezza? Dei piani di intervento coordinati tra tutti gli enti ai vari livelli e per le rispettive competenze».

Ad esempio? «La sicurezza in una piazza si ottiene con un passaggio di una macchina della polizia o dei carabinieri, ma anche con una migliore illuminazione, quindi si metta nero su bianco che lo stato invia la pattuglia, mettendo a disposizione delle forze dell’ordine uomini, mezzi e risorse, e il comune mette i lampioni. Ma è chiaro che deve essere fatto in modo coordinato e condiviso. Questo metodo ha portato, ad esempio, il comune di Torino a investire un milione di euro per acquistare i mezzi per le forze dell’ordine, non come gesto unilaterale, ma nell’ambito di un piano di reciproci impegni per garantire la sicurezza». Un mese fa Albenga è stata teatro di un grave attentato incendiario ai danni di extracomunitari, ieri notte si è verificato qualcosa di simile.
Possono essere segni di deriva razzista? «Quando si affrontano i temi della sicurezza con toni accesi, si delegittima la magistratura, si tolgono risorse alle forze dell’ordine e si manda in piazza la Folgore è normale che si diffonda la giustizia fai da te, che spesso sfocia nell’intolleranza e nel razzismo».
Però il problema sicurezza non si può negare. «Assolutamente no. Se i cittadini si sentono insicuri non si può far finta di niente, anche se magari i dati sui delitti non sembrano allarmanti. Tempo fa andando a Bologna e leggendo i dati sulla criminalità pensavo che non avrei sentito particolari lamentele. Ero abituato a confrontarmi con realtà dove purtroppo accadono spesso fatti gravi, che invece a Bologna erano rarissimi. Ma gruppi di persone che schiamazzano fino a tarda notte e fanno i bisogni sui muri o nei portoni per i cittadini di altre città sono un problema di sicurezza. Bisogna intervenire, sapendo distinguere tra persone per bene e delinquenti, non tra italiani e stranieri».

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