[NuovoLab] Dirottati in Abruzzo i fondi per la busvia

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Dirottati in Abruzzo i fondi per la busvia
20 maggio 2009
| Daniele Grillo



L’EMERGENZA ABRUZZO cancella la busvia della Valbisagno. Con poche lapidarie righe del comma 5, articolo 14 del decreto 39 (“Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo”) il governo ha sottratto dal portafogli di Genova 75 milioni di euro. Si tratta di finanziamenti inizialmente impostati sul proseguo del tracciato della metropolitana da Brignole a Staglieno, prospettiva abbandonata dall’amministrazione Vincenzi che avrebbe voluto “dirottare” i fondi sulla tramvia o busvia tra Molassana e Foce. Pronta la progettazione preliminare, affidata ad Amt, risolti i problemi con i comitati di viale Brigate Partigiane, mancava solo il sì del Ministero delle Infrastrutture a cambiare opera in quel documento che stanziava i finanziamenti della legge 211 del 92. Con un colpo di penna, quei soldi sono andati in Abruzzo.
La busvia, in un’elaborazione grafica, come è stata pensata in corso Sardegna

Paolo Pissarello, vicesindaco e assessore alla Mobilità, si dice furibondo. «Siamo di fronte a un dato politico pesantissimo. Si vuole che questo paese esca dalla crisi, ma dalla crisi si esce solo con opere e infrastrutture». Recita il decreto legge all’articolo 14: «I mutui concessi dalla Cassa depositi e prestiti entro il 31 dicembre 2005 in base a leggi speciali che prevedono l’ammortamento a totale carico dello Stato e per i quali gli enti locali mutuatari non abbiano provveduto a richiedere il versamento neanche parziale sono revocati». Proprio nel 2005, a pochi mesi dalla scadenza, la giunta Pericu ottenne il sì all’erogazione di 75 milioni di euro per proseguire a nord di Brignole con il metrò. Da più di un anno era iniziata a Roma una difficile partita - condotta da assessori e vertici del Comune - per spostare i finanziamenti. A sì quasi ottenuto arriva il sisma. «Tutti abbiamo nel cuore la tragedia dell’Abruzzo - dice ancora il vicesindaco - ma non si può tutte le volte scaricare il peso delle situazioni sugli enti locali». L’unica via possibile è l’approvazione di un emendamento che “corregga” il decreto, atteso dalla conversione in legge.


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