Martedì 19 maggio'09 ore 19
Vag61 - via Paolo Fabbri 110
Proiezione de:
"La resistenza nascosta"
Il documentario descrive l'attuale scena musicale sarajevese,
presentandone gli artisti principali e descrivendo il background dal quale
nasce nonché le influenze delle quali è debitrice. L'idea iniziale
sottesa al progetto è stata quella di presentare all'estero la vivace
scena musicale locale e di raccontare un aspetto affascinante della Bosnia
Erzegovina, un paese del quale purtroppo si parla troppo spesso solo in
relazione ai fenomeni bellici. Sarajevo gode di un'importante tradizione
in quanto negli anni '80 veniva considerata la capitale artistica della
Federazione jugoslava e ospitò una scena culturale vivacissima. La scena
musicale contemporanea, comprendente molti diversi generi, si descrive in
negativo, come volontà di contrapposizione al trash e all'anticultura
arrivati nell'area ex-jugoslava negli anni '90 e legati a doppio
filo all'ascesa delle nuove élite nazionaliste; i protagonisti sono
accomunati da un forte impegno sociale e da un orientamento antinazionalista in
cui la volontà di presentare un'alternativa culturale assume un
significato politico. La musica, insieme ad altre forme d'arte, sembra
essere uno dei pochi elementi in grado di oltrepassare le barriere costruite
dall'ultima guerra e rappresenta un caso significativo di resistenza
culturale. Per la realizzazione del documentario sono state effettuate 12
interviste a band di Sarajevo, Mostar e Zenica (Letu ¦tuke, Dubioza Kolektiv,
Skroz, Laka, Damir Imamovic Trio, Velahavle, Basheskia, Zoster, Ofsajd,
Kontra dj's crew), nonché al giornalista Amir Misirli, esperto di
rock jugoslavo e a Darko Ostoji, ex-membro di una band molto nota sin
dagli anni 80, gli Zabranjeno Pu¨enje, e di un'interessante trasmissione
satirica, Top Lista Nadrealista. Oltre all'aspetto musicale, ognuna delle
10 storie è stata incentrata su un nodo tematico. Così si è parlato del rapporto
tra musica e attivismo, degli stereotipi a cui è soggetta la musica balcanica in
Europa occidentale, del rapporto tra tradizione e sperimentazioni sonore, delle
difficoltà materiali con cui lottano ogni giorno gli artisti.. Il documentario
contiene anche degli excursa su alcuni dei fenomeni che è necessario conoscere
per comprendere il presente musicale: così si spiega cosa fu e cosa rappresentò
la scena rock jugoslava negli anni '80, considerata la seconda in Europa
per vivacità dopo quella britannica; cosa è il turbofolk, la musica trash che
ha invaso il mercato discografico post-jugoslavo negli anni della guerra e che
fa da specchio degli antivalori di una cultura aggressiva e machista; i
fermenti musicali prodotti dalla città negli anni dell'assedio (il cui
eco arrivò anche in Italia); il cosiddetto "spirito di Sarajevo" e
il rapporto controverso che lega i suoi abitanti alla città.
Oltre alle interviste di cui sopra sono state utilizzate riprese effettuate
durante concerti o party, e materiali audiovisivi forniti dagli artisti. Il
documentario, della durata di 1 ora e 20 minuti, è girato in inglese e
bosniaco, e sottotitolato in italiano. È stato realizzato con il contributo
parziale dell'Agenzia europea per il Servizio volontario europeo e della
Municipalità di Vogo¨ (Sarajevo).
I testi delle interviste sono diventati parte del dossier "La scena
musicale di Sarajevo" pubblicato dal portale Osservatorio sui Balcani
(
http://www.osservatoriobalcani.org/article/frontpage/204)
e dal materiale raccolto è stato tratto l'articolo pubblicato su
Peacereporter (
http://it.peacereporter.net/articolo/14437/Ancora+underground).
È inoltre possibile visionare il trailer del documentario sul sito:
http://www.myspace.com/smashingmrkve