Szerző: ANDREA AGOSTINI Dátum: Címzett: forumgenova Tárgy: [NuovoLab] Legambiente Il Nuovo Galliera a Genova: mattone,
finanza e tappulli
IL NUOVO GALLIERA A GENOVA: MATTONE, FINANZA E TAPPULLI
Niente di nuovo sul fronte urbanistico a Genova: continua la pratica ormai collaudata dell' "urbanistica del tappullo" , quella che fa pagare al territorio e agli edifici storici il costo della speculazione.
Così anche per il Nuovo Galliera la ricetta è sempre la stessa: prendere un progetto di fortissimo impatto sulla città, un progetto che non si può o non si vuole fermare, cercare di ridurne gli impatti più vistosi con interventi mirati, infine vendere il tutto come una grande affermazione del controllo pubblico sulle voglie speculative dei privati, non importa se cooperative o cardinali.. e magari uscirne con tanti ringraziamenti di cittadini contenti.
Il tutto, ovviamente, deve basarsi su affermazioni giuridicamente e tecnicamente ineccepibili che "guidino" la soluzione verso l'esito voluto.
Se per Boccadasse i vincoli erano grandi e reali, già con il Lido l'operazione di maquillage mostra la corda.
ma con il Galliera proprio non sta in piedi, come dimostrano anche cittadini e associazioni tutt'altro che festanti.
In sostanza, il vincolo della pianificazione regionale è da riferirsi alle politiche sanitarie, non certo a quelle urbanistiche; approntare quindi una singola variante urbanistica o meglio una serie di varianti urbanistiche diventa un non-senso proprio dal punto di vista urbanistico.
La Regione Liguria ha in animo di rivoluzionare la politica ospedaliera del capoluogo e intende intervenire su tutti gli ospedali: al Galliera col Nuovo Galliera, a San Martino col nuovo monoblocco, gli ospedali di Voltri, Sestri e PonteX dovrebbero essere soppressi e sostituiti da un nuovo ospedale del Ponente ancora da costruire, con ulteriore dismissione dell'ospedale di Sampierdarena.
Il tutto, ovviamente, con un ampio ricorso alle finanze pubbliche e il sostanziale aiuto di privati volenterosi, disposti a comperare le aree e (previa approvazione da parte delle Istituzioni della necessaria variante di destinazione d'uso..) a farci casette a schiera, o case di lusso.
Ora questa operazione del Nuovo Galliera, seppure validata dal conforto del Consiglio Regionale, per la parte urbanistica è tutta di competenza Comunale; e non si capisce come si possa pensare di intervenire nel corpo vivo di una città senza che ogni singolo intervento sia inserito in un contesto ( il nuovo Piano Urbanistico Comunale ) le cui linee di indirizzo sono state approvate dal Consiglio Comunale, ma che è ancora ben lungi dall'essere scritto, discusso ed approvato.
Per analogia, e per comprendere, ogni studente di architettura che proponesse uno o più interventi ad un esame verrebbe rispedito a casa con la raccomandazione di seguire il corso e attenersi ai testi dell'urbanistica moderna e scientificamente validata.
Gli ospedali sono eccezionali ricettori/produttori di traffico e di rumori, sono fonti di primissimo livello per l'inquinamento ambientale di ogni luogo della terra dove li si voglia costruire: figurarsi se si pensa di intervenire nei prossimi anni su tutti gli ospedali genovesi senza uno straccio di piano che ne analizzi le interazioni e gli impatti con la città, e détti soluzioni urbanisticamente accettabili.
Nel nostro caso, l'Ospedale Galliera è senza dubbio un carico da novanta nei fragili equilibri di Carignano e di tutto il centro cittadino. Quindi vanno studiate tutte le ipotesi alternative e le possibili soluzioni per attenuarne gli impatti e migliorare al contempo la situazione del quartiere.
Ritenendo necessaria una moratoria alla variante proposta, proprio in attesa dell'approvazione del nuovo PUC (ma in ottemperanza alle linee di indirizzo approvate in Consiglio Comunale ) ci limitiamo qui a produrre qualche idea per la soluzione di alcuni dei problemi esistenti, in piena coerenza con gli indirizzi succitati.
In primo luogo riteniamo che i volumi a progetto debbano essere tutti destinati ad una fruizione ospedaliera (con esclusione quindi della prevista destinazione a civile abitazione): questa norma permetterebbe di attenuarne sensibilmente gli impatti, senza aumentare (e di molto) la pressione antropica sul territorio.
Nello stesso tempo, l'accorgimento di far contare il vecchio ospedale come servizi, per costruire il Nuovo Galliera ex-novo, e' un modo un po' furbesco per giocare sui numeri e sugli standard urbanistici: il saldo finale sarebbe comunque molto negativo in termini di impermeabilizzazione superficiale e cementificazione volumetrica.
E', questo, un modo di fare urbanistica a dir poco "pigro", riproponendo vecchie ricette che ormai sono totalmente superate dalle attuali cognizioni culturali e professionali in campo architettonico ed ingegneristico.
Noi infatti riteniamo che la struttura attuale e storica dell'ospedale vada tutelata, salvaguardata e valorizzata, mantenendola all'uso originario, pur con la necessaria, anzi indispensabile rifunzionalizzazione.
Si tratta allora di procedere alla demolizione dell'edilizia frantumata di contorno, compatibilmente con le preesistenze storiche.
Questi spazi liberati dovrebbero essere destinati a un parco (non a qualche aiuoletta), una grande area verde che, in applicazione della legge sugli standard urbanistici, sia utile al nuovo ospedale e sia di libera fruizione per il quartiere, che consenta di attutire gli impatti e di accrescere sensibilmente gli indicatori di sostenibilità dell'intero ambito.
L'accorpamento di volumi e la loro destinazione devono essere pertinenti e circoscritti alle esigenze ospedaliere da ottimizzare, e vanno pianificati anche in base all'utilizzo di strumenti tecnologici in campo architettonico e biomedicale: sono scelte che saranno facilitate anche dalla prevista riduzione dei posti letto a favore di altri interventi (tecnologici e non), dunque in assoluta e reale compatibilità volumetrica e spaziale con l'area ospedaliera esistente.
Infine, la ricomposizione architettonica e il riassetto dell'area andrebbero operati con coerenza urbanistica e tipologica, in modo da fluidificare i canali tecnologici, per proporsi alfine in tutta Italia come modello innovativo negli interventi sui grandi servizi (non solo ospedalieri) nei centri storici.