Szerző: dario rossi Dátum: Címzett: forumgenova@inventati.org, forumSEGE Tárgy: [NuovoLab] Checchino Antonini, Francesco Barilli,
Dario Rossi Molti anni dopo, di fronte al tribunale di Genova.....
titolo: Scuola Diaz - Vergogna di Stato
Edizioni Alegre,
euro 16,00
ciao
dario
Carloge ha scritto: > http://www.liberazione.it/giornale_articolo.php?id_pagina=67426&pagina=5&versione=sfogliabile&zoom=no&id_articolo=461547 >
> Checchino Antonini, Francesco Barilli, Dario Rossi
> Molti anni dopo, di fronte al tribunale di Genova che giudicava la notte
> cilena della Diaz, il pubblico ministero Enrico Zucca avrebbe spiegato
> quanto fosse difficile processare dei poliziotti
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> Molti anni dopo, di fronte al tribunale di Genova che giudicava la notte
> cilena della Diaz, il pubblico ministero Enrico Zucca avrebbe spiegato
> quanto fosse difficile processare dei poliziotti. Avrebbe detto che era
> come processare mafiosi e stupratori. Nei casi di violenza sessuale,
> infatti, viene amplificato il discredito per la vittima «che avrai mai
> fatto per farti conciare in quel modo? Mica sarai stata tu a provocare?»e
> in quelli contro i boss scattano gli stessi meccanismi di «omertà e
> coperture che rendono difficili i riscontri». Così avrebbe detto, sette
> anni dopo i fatti, iniziando una lunghissima requisitoria, pronunciata con
> l'incubo di un decreto "ammazzasentenze" che Berlusconi, tornato al
> governo, sembrava stesse per emanare. Così non fu e la requisitoria
> sarebbe terminata con la richiesta di pene a ridosso delle iniziative di
> movimento per l'anniversario delle giornate del luglio 2001 e a pochi
> giorni dalla scandalosa sentenza, definitiva causa prescrizione imminente,
> sebbene fosse solo il primo grado, sulle torture avvenute nella caserma
> della celere di Bolzaneto tramutata in prigione provvisoria per le retate
> di No global. E mafiosi e stupratori, secondo la pubblica accusa, hanno
> un'«aura di intangibilità» minore di uno "sbirro" che se la prenda con un
> «nemico dello Stato: allora la tentazione di violare le leggi è molto
> alta».
> Negli States, patria della police brutality, quando la polizia commette
> degli scempi si dice che ha passato la "linea blu". E dietro quella linea
> si ritira, innalzando una sorta di muro di gomma, per coprire le indagini
> su quegli scempi. Quello ai ventinove funzionari di Ps - accusati a vario
> titolo di lesioni e abusi contro novantatré manifestanti arrestati
> illegittimamente tra il 21 e il 22 luglio 2001 - è stato un processo alla
> linea blu. Vista da fuori, quell'operazione parve una mostruosa carica,
> prolungamento di quelle che avevano inseguito e sconvolto i cortei dei
> giorni precedenti. Spesso, quasi sempre, contro persone inermi. Cariche
> illegittime. Come quelle che, il venerdì, avevano aggredito anche con armi
> improprie (usanza dei carabinieri del battaglione Lombardia, a quanto
> pare), un corteo regolarmente autorizzato di ex Tute bianche che volevano
> opporre i loro corpi, imbottiti alla meglio, alla zona rossa degli "Otto
> grandi". Da quelle cariche ebbero origine gli scontri in cui fu ucciso
> Carlo Giuliani, 23 anni, col solo torto di trovarsi nel posto sbagliato al
> momento sbagliato. Un video a disposizione del giudice mostra chiaramente
> la scena di lui che si china a raccogliere l'estintore solo dopo aver
> visto spuntare dal lunotto del defender la pistola che lo ucciderà. Ma per
> il giudice non avrà importanza, la legittima difesa sarà quella del
> carabiniere che gridava:«Bastardi comunisti, vi ammazzo tutti quanti».
> Il giorno dopo, e un numero imprecisato di cariche, sputi, insulti,
> arresti, tutte cose più o meno illegittime - a giudicare dal numero di
> inchieste e dalle migliaia di chilometri di pellicola - 300mila
> dimostranti tentavano di lasciare Genova senza farsi accorgere dagli
> squadroni di robocop esagitati e travisati. via Battisti, tra il mare, il
> centro e Albaro, è una viuzza stretta su cui si affacciano due scuole dei
> primi del Novecento. È il complesso scolastico Diaz. Con le spalle al
> mare, a sinistra c'è la Diaz-Pascoli, di fronte la Diaz-Pertini. Di qua il
> media center, il quartier generale dei legali, l'ambulatorio del soccorso
> medico. Di là doveva esserci la casa delle Ong ma un violentissimo,
> inaspettato nubifragio, la notte del giovedì - dopo il corteo dei migranti
> - trasformò la scuola in dormitorio per gli sfollati dei campeggi. Quel
> sabato sera ci trovarono rifugio alcune decine di reduci, stranieri e
> italiani, dal corteo inseguito e brutalizzato per ore dalle polizie di
> Berlusconi. Al terzo piano c'era un'aula dove aveva trovato sede anche la
> redazione di Liberazione per quei giorni. Chi scrive terminò il suo pezzo
> poco dopo le 21.00 annotando che «intorno alla Diaz iniziava uno strano
> carosello di volanti». Poco prima tutta la piccola folla di giornalisti e
> mediattivisti s'era riversata alla finestra sentendo certe urla e sgommate
> che provenivano dalla viuzza. Un convoglio di macchine civetta e macchine
> della polizia e un blindato della celere. In molti gridavano «Assassini,
> assassini!». Forse riconobbero digossini di Napoli (la mattanza del 17
> marzo, centoventisei giorni prima, sembrò a tutti la prova generale di
> Genova). Volò, pare una bottiglietta che neppure andò a segno. In molti si
> misero a tranquillizzare il lanciatore.
> In questura qualcuno scrisse che quella fu un'aggressione dei Black bloc,
> gli stessi che avrebbero causato gli scontri delle ore precedenti. Fu così
> che prese le mosse la "notte cilena". Che la versione ufficiale facesse
> acqua se ne accorse perfino la blanda indagine conoscitiva concessa da
> Berlusconi a un'opinione pubblica scossa e a un'opposizione - il futuro Pd
> - più imbarazzata che indignata. Rifondazione, in imperfetta solitudine,
> chiederà una reale inchiesta parlamentare per sei anni fino al naufragio
> dell'idea nell'infelice legislatura del secondo Prodi.
> È smontando quella versione ufficiale che inizierà la lunga requisitoria
> di Zucca e del suo collega Francesco Cardona Albini che punterà a
> ricostruire minuziosamente il contesto in cui operò la «concreta attività
> di comando nell'ambito della quale sono maturate le condotte dei
> subordinati». Perché sotto processo ci saranno solo alcuni dei capi che
> coordinarono le irruzioni nelle scuole di via Battisti. Gli esecutori
> materiali non saranno mai identificati. Agirono travisati e il Viminale
> non ha mosso una paglia, anzi, ha remato contro ogni tentativo di dare un
> nome e un cognome ai protagonisti di quelle giornate che Amnesty
> International, al termine di un'inchiesta indipendente, definirà «la più
> grave sospensione dei diritti umani in Occidente, dopo la seconda guerra
> mondiale. […].
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