Autor: ugo Data: Para: aderentiretecontrog8, forumgenova Asunto: [NuovoLab] *SPAM* OLTRE LA CATTIVERIA QUANDO IL DISUMANO DIVENTA
NORMA
[Un commento scritto per la MISNA da Fulvio Vassallo Paleologo, docente di Diritto privato e Diritto di asilo e statuto costituzionale dello straniero presso la Facoltà di giurisprudenza dell'Università di Palermo, componente del Consiglio direttivo e collaboratore dell'Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione)]
Il ministro Maroni è riuscito a deportare in Libia, da dove erano partiti, i migranti soccorsi ieri nel Canale di Sicilia. Anche se tra loro vi erano 40 donne e un numero imprecisato di minori, o vittime di stupri, che presto cadranno di nuovo nelle mani dei loro aguzzini. Questo è il prezzo della “sicurezza” che si vorrebbe offrire agli italiani. Si è quindi riusciti a “forzare” la portata del protocollo di intesa stilato da Italia e Libia nel dicembre del 2007, con Prodi al governo, successivamente ripreso dagli accordi di amicizia e collaborazione sottoscritti a Tripoli nell’agosto del 2008 da Gheddafi e da Berlusconi e infine ratificati dal Parlamento italiano nel febbraio del 2009 con il voto favorevole del Partito democratico.
Gli accordi vigenti con la Libia, come il Trattato di amicizia Italo-libico ed il Protocollo operativo che lo ha anticipato nel dicembre del 2007, non prevedono comunque il respingimento o la riammissione in quel paese di migranti irregolari giunti in Italia o, peggio, di naufraghi salvati in acque internazionali. In effetti, di pattugliamenti congiunti si parla da anni, ma le istruzioni impartite dal governo Prodi ai mezzi della marina militare, e la creazione nel 2007 del “sistema di accoglienza Lampedusa”, avevano consentito di attenuare l’emergenza umanitaria nel Canale di Sicilia senza ricorrere alla riammissione dei migranti in Libia ed ai blocchi navali. Una emergenza umanitaria che è invece riesplosa da quando Maroni ha deciso di bloccare la via di Lampedusa, pur riconoscendo che in gran parte era seguita proprio da richiedenti asilo, smantellando al contempo, a partire dallo scorso gennaio, il sistema di accoglienza, con la trasformazione del centro di prima accoglienza e soccorso di Contrada Imbriacola in un centro di identificazione ed espulsione.
Una emergenza umanitaria che rischia di aggravarsi ogni giorno di più per la decisione del governo italiano di impedire alla nostra Marina militare gli interventi di salvataggio nelle acque internazionali, con la scusa che sarebbero di competenza della zona SAR di Malta. E quando la Marina interviene potrà succedere ancora decine di volta quello che è successo oggi con il respingimento collettivo dei migranti verso un porto libico, vietato dalla Carta Europea dei diritti fondamentali. Anche Malta potrebbe seguire il cattivo esempio fornito dall’Italia e intensificare le deportazioni verso la Libia . Una svolta storica, come afferma entusiasta Maroni, che comporterà nell’immediato futuro un numero imprecisato di vittime.
Maroni sbaglia quando afferma che questa operazione non ha precedenti. Nel 2005 l’Italia era stata condannata dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo proprio perché aveva effettuato dei respingimenti collettivi dei migranti sbarcati a Lampedusa a partire dall’ottobre del 2004, con voli, prima militari e poi charter, decollati dall’aeroporto di Lampedusa con destinazione Tripoli e Misurata
Occorre fare presto. Anche perché le partenze dalla Libia continuano, e continueranno ancora in futuro, come è confermato anche oggi dallo sbarco sulle coste siciliane di un imprecisato numero di migranti che sono riusciti a fuggire prima dell’arrivo della polizia, proprio nelle stesse ore nelle quali due motovedette della Guardia Costiera ed un mezzo della Finanza riconsegnavano alla polizia libica i 224 naufraghi “recuperati” nelle acque del Canale di Sicilia. E la “guerra” continua. Giorno 8 maggio, mentre una imbarcazione carica di migranti veniva scortata da un rimorchiatore italiano verso Tripoli, per essere consegnati al Ministero dell’interno di quel paese, con il rischio di altra detenzione e di altre torture, altri migranti più fortunati, partiti dalla Libia, eludevano i dispositivi di controllo e puntavano dritto verso le coste siciliane.[CO]
fonte MISNA 09/05/2009
Ugo Beiso
Non potendo rafforzare la giustizia si è giustificata la forza B. Pascal