[NuovoLab] legambiente: rapporto ecomafia 2009

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著者: ANDREA AGOSTINI
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題目: [NuovoLab] legambiente: rapporto ecomafia 2009
chi fosse interessato al testo completo puo' richiedermelo.
andrea



Un business di 20,5 miliardi di euro per 25.776 ecoreati
accertati

l'Ecomafia non conosce crisi

31 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, come una
montagna alta 3.100 metri, spariti nel nulla

28mila nuove case abusive e 258 clan censiti



Legambiente presenta Ecomafia 2009

l'edizione dei record del dossier di Legambiente sulla
criminalità ambientale



Crescono le aggressioni al patrimonio culturale, il racket
degli animali e le agromafie;

aumentano le rotte dei traffici internazionali dei rifiuti

Aumenta la capacità di contrasto delle Forze dell'ordine
all'illegalità ambientale:

salgono gli arresti (+13,3%) e i sequestri (+6,6%)



25.776 ecoreati accertati, quasi 71 al giorno, 3 ogni ora.
Circa metà dei quali (più del 48%) si è consumato
nelle
quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania,
Calabria, Sicilia e Puglia), il resto si spalma
democraticamente su tutto il territorio nazionale. Il 2008
è
l'anno dei record per le inchieste contro i trafficanti di
rifiuti pericolosi, ben 25, con un fatturato che supera i 7
miliardi di euro. Tutti soldi sporchi accumulati avvelenando
l'ambiente e i cittadini. La montagna di scorie
industriali
gestite illegalmente dalla "Rifiuti Spa" in un solo anno
ha
raggiunto la vetta di 3.100 metri, quasi quanto l'Etna.
Non
è mai stata così alta.

Anche l'abusivismo edilizio non conosce tregua: 28 mila
nuove case illegali e un'infinità di reati urbanistici,
soprattutto nelle aree di maggior pregio. E poi il
saccheggio del patrimonio culturale, boschivo, idrico,
agricolo e faunistico. Tutto per un totale di 20,5 miliardi
di euro: questo l'incasso totale dell'ecomafia, di quei
258
clan censiti da Legambiente nell'ultimo anno (19 in più
rispetto all'ultimo dossier presentato), che hanno
continuato a fare affari e guadagnare enormi cifre alla
faccia della crisi economica in atto.

Questi gli impressionanti numeri dell'Italia sfregiata dal
malaffare nella foto puntuale del rapporto Ecomafia 2009 di
Legambiente, presentato oggi a Roma, nel corso di una
conferenza stampa alla quale hanno partecipato Sebastiano
Venneri, responsabile Osservatorio Ambiente e Legalità
Legambiente, il procuratore nazionale Antimafia Pietro
Grasso, il vicepresidente della commissione Antimafia Fabio
Granata, il presidente della commissione sul Ciclo dei
rifiuti Gaetano Pecorella, il responsabile Ambiente del PD
Ermete Realacci, Enrico Fontana del direttivo Legambiente,
il presidente del Copasir Francesco Rutelli e Vittorio
Cogliati Dezza, presidente nazionale Legambiente.

Dal dossier, in positivo emerge la maggiore efficacia degli
interventi repressivi da parte delle Forze dell'ordine.
Aumentano gli arresti, passati dai 195 del 2007 ai 221 del
2008 (+13,3%) e i sequestri: dai 9.074 del 2007 ai 9.676
dello scorso anno (+6,6%), mentre diminuiscono il numero di
reati ambientali (dai 30.124 del 2007 ai 25.766 del 2008), a
causa, soprattutto della tendenza da parte delle Forze
dell'ordine a concentrare le attività investigative sui
reati di maggiore gravità, tali da determinare
provvedimenti
e interventi repressivi più severi, come l'arresto e il
sequestro appunto.



"Il fatturato totale dell'ecomafia non è mai stato
così alto
ed è cresciuto a livelli record proprio nell'anno più
nero
per l'economia mondiale - ha dichiarato il responsabile
dell'Osservatorio Ambiente e legalità di Legambiente,
Sebastiano Venneri -. Segno che il business degli ecomafiosi
non conosce congiunture sfavorevoli e che quindi è
necessario mettere in campo tutti gli strumenti possibili
per combattere chi lucra avvelenando l'ambiente e mettendo
a
rischio la salute dei cittadini. Speriamo quindi, vista la
disponibilità mostrata da numerosi rappresentanti di
entrambi gli schieramenti politici, che questo sia
finalmente il momento giusto per inserire i reati contro
l'ambiente nel codice penale e per confermare la
possibilità
, per le Forze dell'ordine, di utilizzare le
intercettazioni
telefoniche e ambientali nelle indagini contro gli
ecomafiosi. Tutte le operazioni raccontate in questo
rapporto infatti, difficilmente avrebbero potuto concludersi
con successo senza l'uso di questo insostituibile
strumento
d'indagine."



"La criminalità organizzata ha esteso i propri tentacoli
in
tutto il paese e ha avviato redditizie attività in molte
aree del Nord Italia - ha dichiarato il presidente
nazionale
di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza -. Lo ha reso
evidente un arresto che ha fatto scalpore, quello di Mario
Chiesa, già protagonista di Tangentopoli, ora impegnato
nel
redditizio business del traffico dei rifiuti, realizzato con
la collaborazione di insospettabili "colletti bianchi":
imprenditori, faccendieri e dipendenti pubblici corrotti. Le
mafie si infiltrano quindi in tutti i settori economicamente
vantaggiosi ed è per questo che abbiamo voluto istituire
l'Osservatorio Ambiente e legalità in Abruzzo, per
vigilare
affinché la ricostruzione post terremoto non diventi
l'ennesima occasione per fare vantaggiosi affari sporchi e
pericolosi ai danni dei cittadini e dell'ambiente".



Le attività operative delle Forze dell'ordine. Il
Comando
per la tutela ambientale dell'Arma dei carabinieri ha
operato, nel 2008, ben 130 arresti, 115 dei quali relativi
al ciclo dei rifiuti. Il maggior numero di infrazioni in
materia d'ambiente viene accertato dal Corpo forestale
dello
Stato (il 56,5% del totale) e molto intensa è
l'attività
delle Capitanerie di porto per quanto riguarda sia la pesca
illegale sia l'abusivismo edilizio nelle aree demaniali.
Cresce anche l'azione della Guardia di finanza, con un
aumento del 24,8% delle infrazioni accertate rispetto al
2007, come quella della Polizia di Stato (più 13%) e dei
Corpi forestali delle regioni e province a statuto speciale
(più 9,9%). Di grande rilievo è il lavoro svolto
dall'Agenzia delle dogane, con 4.800 tonnellate di rifiuti
sequestrate, sei volte tanto il quantitativo intercettato
nel 2007.



Rifiuti S.p.a. Dal 2002, anno di entrata in vigore del
delitto di organizzazione di traffico illecito di rifiuti,
salgono a 123 le operazioni giudiziarie portate a termine
contro i "signori dei veleni", raggiunti da ben 798
ordinanze di custodia cautelare, con 2.328 persone
denunciate e 564 aziende coinvolte. Un risultato
straordinario che testimonia tutta l'efficacia di quello
strumento normativo. Il lavoro per gli investigatori, del
resto, non manca: la montagna di rifiuti speciali spariti
nel nulla secondo l'ultimo censimento disponibile è la
più
alta di sempre: 3.100 metri con una base di tre ettari per
un giro d'affari che raggiunge circa 7 miliardi di euro
con
un incremento significativo rispetto al 2007, quando i
trafficanti si erano spartiti circa 4 miliardi e mezzo. 31
milioni di tonnellate è infatti, il quantitativo di
rifiuti
industriali di cui è certa la produzione ma assolutamente
ignota la destinazione finale.

Tra i casi che hanno fatto scalpore nell'ultimo anno,
l'indagine che ha svelato gli affari illeciti di Mario
Chiesa (ex tangentopoli) in combutta con i "colletti
bianchi": dipendenti pubblici corrotti e imprenditori
d'assalto; l'ingresso del Piemonte e della Lombardia tra
le
regioni più coinvolte dai traffici illeciti e il fenomeno
dell'interramento dei rifiuti industriali a Milano (6
ettari
di bosco compromessi), come nelle cave dei cantieri per
l'alta velocità ferroviaria nel Parco del Ticino e in
Calabria, dove le scorie della ex Pertusola Sud miscelate
alle polveri dell'Ilva sono state utilizzate per costruire
un aeroporto, l'acquedotto, le strade, le scuole. In vetta
alla classifica dell'illegalità ambientale in questo
settore
si piazza saldamente la Campania con 573 infrazioni
accertate (il 14,7% sul totale nazionale) e ben 63 arresti
nel corso dell'ultimo anno. Al secondo posto si piazza la
Puglia con 355 infrazioni accertate, 416 denunce, 271
sequestri, e 15 arresti. Al terzo posto la Calabria (293
infrazioni, 238 denunce, 567 sequestri), seguita dal Lazio
con 291 reati, 358 denunce, 172 sequestri e ben 11 arresti.
Il Piemonte è diventata la prima regione del Nord per
numero
di reati accertati, incidendo per il 6,5% sul totale
nazionale. Ma è la Campania la regione dei record: secondo
i
dati dell'Arpa, sono 2.551 i siti da bonificare tra
discariche, zone di abbandono incontrollato di rifiuti o
sversamenti di residui industriali. Negli ultimi tre anni,
si ipotizza siano stati smaltiti illegalmente in tutta la
regione circa 13 milioni di tonnellate di rifiuti di ogni
specie, che tradotti in camion significano 520 mila tir che
hanno attraversato mezza Italia per concludere i rispettivi
tragitti nelle campagne napoletane, nell'entroterra
salernitano, nelle discariche abusive del casertano o ancora
, più recentemente, nei terreni scavati per l'occasione
nel
beneventano e nell'avellinese.

A livello nazionale invece, i reati commessi sul fronte
rifiuti, nel 2008 sono stati 3.911, quasi il 38% dei quali
nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa; sono
state denunciate 4.591 persone e sono stati effettuati 2.406
sequestri. Ma, soprattutto, ben 137 persone sono finite in
manette. A testimonianza della crescita del business poi,
crescono pure i paesi coinvolti nei traffici internazionali
di rifiuti, che passano da 10 a 13 tra nazioni europee (5),
asiatiche (5) e africane (3).



Il ciclo del cemento. Stabile e solida al primo posto la
Campania anche per quanto riguarda il ciclo illegale del
cemento, a riprova che quest'ultimo e i rifiuti
rappresentano un'abbinata pressoché inscindibile negli
interessi della camorra. Anche in questo caso cifre e dati
sono impressionanti. Ben 1.267 infrazioni accertate, 1.685
persone denunciate e 625 sequestri. Il cemento è il luogo
ideale per riciclare i proventi dalle attività criminose e
nel caso campano si tratta di proventi ingenti che si
traducono in interi quartieri abusivi. Basti pensare che il
67% dei comuni campani sciolti per infiltrazione mafiosa,
dal 1991 a oggi, lo sono stati proprio per abusivismo
edilizio. All'indiscusso primato campano contribuiscono
anche i dati provenienti dal territorio che un tempo era
definito agro sarnesenocerino e che ora di agricolo ha
conservato ben poco, con 300mila metri quadri cementificati
illegalmente su un'area di 158 chilometri quadrati. Ma
l'abusivismo non risparmia neppure le località di
pregio, a
cominciare dalle costiere (amalfitana e cilentana) e
dall'area dei templi di Paestum, come a Ischia, l'isola
leader della cementificazione selvaggia, dove gli abusivi
hanno incontrato un alleato d'eccezione nel vescovo che ha
lanciato un appello alla procura perché si eviti "il
legalismo esasperato", sospendendo gli abbattimenti "in
attesa del Piano Casa del governo".

In tutta Italia, dopo anni di costante flessione, nel corso
del 2008 l'abusivismo sembra aver rialzato la testa con
28mila nuove unità (dati Cresme), grazie anche alle
aspettative nei confronti del governo e alla percezione di
un atteggiamento più possibilista nei confronti di 'chi
fa'
.

Stabile al secondo posto, nella classifica del cemento
illegale, è la Calabria con 900 infrazioni, 923 persone
denunciate e 319 sequestri. Anche in questo caso è
singolare
che una regione che presenta dati in recessione in tutti i
comparti faccia registrare proprio nell'edilizia l'unico
trend positivo. Secondo il rapporto della Direzione
nazionale antimafia "l'attività delle imprese di
costruzioni
ha continuato a espandersi nel comparto delle opere
pubbliche" e in particolare sulle due mega opere della
regione, la Salerno-Reggio Calabria e la SS 106 jonica. Il
tutto in attesa dell'affare più grosso: il Ponte sullo
Stretto. Continua la scalata del Lazio, che quest'anno si
colloca al terzo posto nella classifica del cemento illegale
, superando la Sicilia. Sono quasi raddoppiate in un anno le
persone denunciate e così pure i sequestri. E nella
relazione ispettiva sul comune di Fondi, inviata dal
prefetto di Latina al Ministero dell'Interno l'8
settembre
del 2008, si fa esplicito riferimento alle infiltrazioni
mafiose nel circuito degli appalti e dell'edilizia. Ma se
il
ciclo illegale del cemento resta uno dei business più
proficui per la criminalità organizzata, esiste anche un
sistema virtuoso di legalità organizzata, come quello
realizzato in provincia di Trapani grazie a un progetto di
riutilizzo sociale dei beni aziendali confiscati alla mafia.
La Calcestruzzi Ericina, un'azienda sottratta al boss
Vincenzo Virga, è stata affidata a una cooperativa di
lavoratori, la Calcestruzzi Ericina Libera. Oggi al posto
dell'impianto gestito da Cosa nostra è in funzione un
sistema di riciclaggio dei rifiuti inerti tecnologicamente
avanzatissimo, il primo del genere nell'Italia
meridionale.
La cooperativa è nata grazie al sostegno di Libera,
l'associazione antimafia presieduta da don Luigi Ciotti, e
dell'Unipol. E il calcestruzzo che produce può fregiarsi
del
marchio di Legambiente.



Zoomafie. Tre miliardi di euro è il business delle
zoomafie.
Per quanto riguarda il racket degli animali diminuiscono i
combattimenti tra cani, mentre restano stabili le corse
clandestine di cavalli: in 14 ippodromi si è verificata la
presenza di scommesse truccate e infiltrazioni della mafia
organizzata, con sequestri di immobili in Sicilia, Campania,
Calabria, nella Marsica abruzzese, in Puglia e in Lombardia.
Aumenta il business dei cuccioli venduti in clandestinità,
con grossi quantitativi provenienti dai paesi dall'Est
Europa per un mercato dei cani di razza del valore di 300
milioni di euro all'anno. Il 70% della fauna vertebrata
risulta minacciata dal bracconaggio, situazione che rischia
di aggravarsi con la nuova legge sulla caccia in discussione
in Parlamento. La pesca di frodo nel 2008 vede 991
infrazioni e altrettanti arresti di persone mentre sono 884
i sequestri, con 5.119.874 chilogrammi di pesce confiscati
dalle Capitanerie. Nonostante il divieto europeo del 2002,
le spadare restano il principale strumento di saccheggio:
sono almeno 300mila gli esemplari di specie viventi
impigliati nelle reti killer non selettive. 25 miliardi di
euro è a quanto ammonta, secondo il Corpo forestale il
commercio internazionale delle specie protette, sia animali
che vegetali, con 7-8 miliardi di euro di solo mercato
illegale. Illecito che riguarda ben 784 specie già estinte
e
oltre 16 mila a rischio. In generale il racket di flora e
fauna riguarda ogni anno 350 milioni di esemplari tra cui
uccelli, scimmie, orchidee e di cactus.



Archeomafia. Sono 1.031 i furti accertati con un lieve calo
del 5% rispetto al 2007 quando furono 1.085. In testa il
Lazio, seguito da Lombardia, Toscana, Piemonte e Campania.
Sono aumentati invece i furti nei musei (21 a fronte dei 13
nel 2007), parzialmente compensati da un +55% di tesori di
archeologia recuperati. Gli scavi clandestini sono aumentati
del 15%, così come le falsificazioni (più 36%). Sale del
9,2% il numero delle persone denunciate. Sono i privati, in
assoluto, i soggetti più colpiti dai furti di beni
culturali, con 472 casi, seguiti dalle chiese (443 furti nel
2008).