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Author: News AutOrg.anizzazione Stud.entesca BO
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To: Autorganizzazione Studentesca, Collettivo SPA, No Gelmini SciPol Bologna
Subject: [autorgstudbo] AULA C: Mer 29/4 PROIEZIONE E PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTARIO "LA RESISTENZA NASCOSTA - Viaggio attraverso la scena musicale di Sarajevo"
http://aula-c.noblogs.org/post/2009/04/27/documentario-resistenza-nascosta


MERCOLEDI' 29 APRILE
ORE 16.30

AULA C AUTOGESTITA @ SCIPOL
STRADA MAGGIORE 45

PROIEZIONE E PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTARIO
"LA RESISTENZA NASCOSTA - Viaggio attraverso la scena musicale di Sarajevo"

Saranno presenti gli autori

La resistenza nascosta

"Viaggio attraverso la scena musicale di Sarajevo"

Di Francesca Rolandi, Andrea “Paco” Mariani, Monika Piekarz.

Il documentario descrive l’attuale scena musicale sarajevese,
presentandone gli artisti principali e descrivendo il background dal quale
nasce nonché le influenze delle quali è debitrice. L’idea iniziale sottesa
al progetto è stata quella di presentare all’estero la vivace scena
musicale locale e di raccontare un aspetto affascinante della Bosnia
Erzegovina, un paese del quale purtroppo si parla troppo spesso solo in
relazione ai fenomeni bellici. Sarajevo gode di un’importante tradizione
in quanto negli anni ‘80 veniva considerata la capitale artistica della
Federazione jugoslava e ospitò una scena culturale vivacissima. La scena
musicale contemporanea, comprendente molti diversi generi, si descrive in
negativo, come volontà di contrapposizione al trash e all’anticultura
arrivati nell’area ex-jugoslava negli anni ‘90 e legati a doppio filo
all’ascesa delle nuove élite nazionaliste; i protagonisti sono accomunati
da un forte impegno sociale e da un orientamento antinazionalista in cui
la volontà di presentare un’alternativa culturale assume un significato
politico. La musica, insieme ad altre forme d’arte, sembra essere uno dei
pochi elementi in grado di oltrepassare le barriere costruite dall’ultima
guerra e rappresenta un caso significativo di resistenza culturale. Per la
realizzazione del documentario sono state effettuate 12 interviste a band
di Sarajevo, Mostar e Zenica (Letu Štuke, Dubioza Kolektiv, Skroz, Laka,
Damir Imamović Trio, Velahavle, Basheskia, Zoster, Ofsajd, Kontra
dj’s crew), nonché al giornalista Amir Misirlić, esperto di rock
jugoslavo e a Darko Ostojić, ex-membro di una band molto nota sin
dagli anni 80, gli Zabranjeno Pušenje, e di un’interessante trasmissione
satirica, Top Lista Nadrealista. Oltre all’aspetto musicale, ognuna delle
10 storie è stata incentrata su un nodo tematico. Così si è parlato del
rapporto tra musica e attivismo, degli stereotipi a cui è soggetta la
musica balcanica in Europa occidentale, del rapporto tra tradizione e
sperimentazioni sonore, delle difficoltà materiali con cui lottano ogni
giorno gli artisti.. Il documentario contiene anche degli excursa su
alcuni dei fenomeni che è necessario conoscere per comprendere il presente
musicale: così si spiega cosa fu e cosa rappresentò la scena rock
jugoslava negli anni ‘80, considerata la seconda in Europa per vivacità
dopo quella britannica; cosa è il turbofolk, la musica trash che ha invaso
il mercato discografico post-jugoslavo negli anni della guerra e che fa da
specchio degli antivalori di una cultura aggressiva e machista; i fermenti
musicali prodotti dalla città negli anni dell’assedio (il cui eco arrivò
anche in Italia); il cosiddetto “spirito di Sarajevo” e il rapporto
controverso che lega i suoi abitanti alla città.
Oltre alle interviste di cui sopra sono state utilizzate riprese
effettuate durante concerti o party, e materiali audiovisivi forniti dagli
artisti. Il documentario, della durata di 1 ora e 20 minuti, è girato in
inglese e bosniaco, e sottotitolato in italiano. È stato realizzato con il
contributo parziale dell’Agenzia europea per il Servizio volontario
europeo e della Municipalità di Vogošća (Sarajevo).
I testi delle interviste sono diventati parte del dossier “La scena
musicale di Sarajevo” pubblicato dal portale Osservatorio sui Balcani e
dal materiale raccolto è stato tratto l’articolo pubblicato su
Peacereporter.