[NuovoLab] né in Sardegna, né all'Aquila

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著者: norma
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To: controg8, forumgenova@inventati.org, fernanda, ugo, Giovanna Caviglione, graziella bevilacqua, graziella gaggero, haidi
新しいトピック: Re: [NuovoLab] né in Sardegna, né all'Aquila
題目: [NuovoLab] né in Sardegna, né all'Aquila
Se nessuno ha niente in contrario, manderei a giornali questo comunicato
( ricavato da un volantino dell'anno scorso, con piccole modifiche).
Inoltre, se rimane di attualità, lo darei come volantino il prossimo
mercoledì.
Fatemi sapere.
ciao
Norma


Rete controg8
per la globalizzazione dei diritti

A partire dal 1999 ci siamo opposti con tutte le nostre forze al G8 che
si è svolto a Genova nel 2001: non lo volevamo né qui, né altrove.

Sostenemmo allora - e ne siamo ancora convinti - che la pretesa degli
otto di assumere decisioni sulle sorti del mondo fosse del tutto
illegittima: non esistevano ( e non esistono ) trattati che dessero loro
alcun diritto internazionale.

Ritenemmo che si trattasse di una pura ostentazione di potere: tanto più
grave perché attuata dagli autori e garanti di un sistema economico
internazionale che assegna a pochi ( il 20% dell’umanità) l’80% delle
risorse, e lascia il resto delle persone nella miseria .

Sottolineammo che gli otto sono i maggiori azionisti del Fondo Monetario
Internazionale e della Banca mondiale: proprio gli enti responsabili,
alttraverso la politica del debito internazionale, del progressivo ed
inesorabile immiserimento die paesi poveri.

Gli otto dichiararono di perseguire progetti di pace: dal allora i
conflitti locali ed internazionali sono aumentati di numero. L’Italia è
coinvolta oggi direttamente nella guerra in Afghanistan, una guerra
criminale, inutile ed illegale. Per ben tre anni ha partecipato alla
guerra contro l’Iraq, un paese che non ci aveva ne’ aggredito ne’
minacciato; e non possedeva affatto armi di distruzione di massa.

Tra tanti proclami di lotta alla povertà l’Italia, paese ospite, promise
allora 260 milioni di euro al Fondo Globale contro l’AIDS, la TBC e la
malaria; denaro che non è mai stato versato.

Dopo sei anni comincia lentamente ad emergere il fatto che in quei
giorni fu sospeso lo stato di diritto: Carlo Giuliani è stato ucciso, e
centinaia di persone sono state picchiate,umiliate, arrestate e detenute
illegalmente. L’allora capo della polizia De Gennaro e funzionari
indagati per gravissimi reati sono stati promossi, dal precedente come
dall’attuale governo.

Nei giorni immediatamente precedenti il g8 la vita della città fu
sconvolta: oscene gabbie imprigionarono una parte del centro storico,
gli abitanti dovettero munirsi di pass, il porto fu chiuso, i barboni
"deportati" in campagna.

Lo stesso sindaco Pericu, che inizialmente aveva accolto la notizia
della scelta di Genova in modo favorevole ( aveva addirittura progettato
di consegnare a gli otto le chiavi della città in argento), protestò per
l’ingabbiamento e cercò di adoperarsi per limitare i danni. Purtroppo
non chiese ne’ la sospensione ne’ l'allontanamento del g8 dalla città.

Fu un governo di centrosinistra a scegliere Genova nel 1999 ( grazie,
ministro D’Alema), ed un governo di centro destra a gestire il g8 e la
"più grave violazione dei diritti umani in Italia dal dopoguerra". E
oggi Berlusconi annuncia di voler spostare il carrozzone all'Aquila ed
il centrosinistra plaude alla bella pensata.

Pensiamo che il g8 non debba svolgersi in alcun luogo; e che ovunque si
svolga meriti contestazioni nonviolente ( e quindi assolutamente
consapevoli e rispettose della tragedia che l'Abruzzo sta vivendo) ma
intransigenti.

E se davvero l'Italia volesse farsi promotrice di una politica
internazionale di pace e di giustizia potrebbe ritirare i propri soldati
da tutti i teatri di guerra, in primo luogo dall’Afghanistan,destinando
a spese sociali le ingenti somme risparmiate; potrebbe sostenere in
tutte le sedi internazionali che i paesi poveri hanno già
abbondantemente pagato i propri debiti; potrebbe rinunciare a dotarsi di
aerei da combattimento F35 del costo di 12,9 miliardi per destinare
quella somma alla ricostruzione dell'Abruzzo ( costo stimato dal
ministro Maroni 12 miliardi) ; riconvertire nel civile le proprie
industrie militari, e così via.