[inquieto] Cosa significhi covar la serpe in seno, e che ris…

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Autor: ca_favale_mlist
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Para: ca_favale_mlist
Assunto: [inquieto] Cosa significhi covar la serpe in seno, e che rischi ne derivano
Questo testo narra degli scazzi cafavalesi dell'anno scorso e di alcune
loro ripercussioni in un contesto più allargato...



Cosa significhi covar la serpe in seno, e che rischi ne derivano
aprile 2009

Dopo svariati anni di convivenza, positiva fino a che riguardava una cerchia limitata di persone,
l'avventura cafavalese ha conosciuto un paio d'anni di empasse e un ultimo anno di crisi pesante,
con discussioni su temi importanti, che non sono riuscite a risollevare la situazione. 6 mesi di
"assemblea permanente" si sono conclusi con l'amara secessione di tutto il gruppo degli svizzeri,
piu` gli italiani a loro collegati. Da 8 siamo rimasti dunque in due, iniziatori dell'avventura
nonché proprietari del posto nonché madre e figlio.
Un riscontro positivo degli anni passati insieme, in termini materiali si ha venendo qua e
guardando i lavori fatti - al negativo, invece, non occorre venir fin qua perché le voci corrono,
e soprattutto quando sono alimentate da acredine e risentimento portano a galla modi di pensare
e sentire veramente stronzi, non trovando parola migliore.

Dopo circa 3 mesi dalla festa di nunatak a montorfano di mergozzo, siamo venuti a sapere che
Salome (di Cà Favale) ha proposto, durante un'assemblea che affrontava il tema delle occupazioni
rurali, l'occupazione di Cà Favale. Cassata da qualcuno, la proposta è caduta nel nulla. In
separata sede, tuttavia, c'è chi non ha storto il naso di fronte all'idea.
La proposta si commenta da sola ma pensiamo sia giusto esprimere quello che ne pensiamo.

In ordine di pesantezza, la prima cosa che ci ha colpito è il fatto che una persona che con noi
ha condiviso, nel bene e nel male, con facilità e difficoltà 5 anni di vita abbia potuto partorire
una proposta del genere. Altro che coltivarsi la serpe in seno! Entrando nel merito della cosa,
possiamo dire che piuttosto di occupare le terre di monsanto occupare cà favale è sicuramente più
semplice e con meno rischi, come del resto rubare il portafoglio a una vecchietta rispetto a
scassinare una banca.
Ci hanno colpito anche altre due cose: il fatto che qualcuno "a noi vicino" non abbia storto il
naso nel gossip post riunione a una proposta del genere; e che ci siano voluti 3 mesi per venire
a conoscenza della cosa. Tra l'altro, non dai diretti interessati, che si sono guardati bene dal
confrontarsi con noi, in perfetto clima omertoso, avendo evidentemente perso oltre che la bussola
anche il piu` elementare senso della misura rispetto a ciò che ti proponi di fare.

Prima di venire a sapere questo fatto, stavamo scrivendo una riflessione su quanto accaduto.
E' forse da rivedere, e prima di farlo girare volevamo avere qualche parere...
La vicenda dell'allontanamento del gruppo che vi abitava (david, urs, salome, eli, elena e gomma)
ha assunto aspetti che esulano da una ricerca di approfondimento e di valutazione di quel che è
successo. La riduzione a proprio uso e consumo del conflitto a una questione di proprietà privata
ci lascia interdetti oltre a farci incazzare. Indubbiamente, Cà Favale è una proprietà privata
come non c'è ombra di dubbio che per passare a una proprietà e gestione comune occorre condividere
obiettivi e metodi.

Certo, tirar su e rendere funzionale Cà Favale era un obiettivo prioritario e condiviso, da tutti -
ma il come non è secondario. Quando il conflitto tra di noi ha toccato il tasto dell'efficienza,
ci siamo trovati su fronti opposti.
Per noi non è tanto importante il risultato quanto le relazioni e le persone che consentono di
raggiungerlo, non vedendo nel risultato e in Ca Favale dei fini in se stessi ma piuttosto
trattandoli alla stregua di mezzi.

Per questo siamo stati tacciati di mancanza di concretezza, di incapacità di perseguire un
obiettivo il che in termini di efficienza potrà anche essere vero, soprattutto quando si
critica fino in fondo l'approccio consueto nell'affrontare qualsiasi problema pratico e si
cerca di costruire una propria base autonoma di conoscenza (compra la caldaia o mettiti in
grado di sistemare quella vecchia; compra o fatti regalare le piastrelle oppure ricicla il
materiale già presente in loco).
Siamo convinti che nell'epoca della delega totale e del continuo ricorso a presunti specialisti
per poter parlare di autonomia bisogna dotarsi di capacità nell'affrontare qualsiasi tipo di
problema. La capacità di socializzare le esperienze e i problemi in un percorso comune è uno
degli aspetti che ci mettono in relazione col mondo.

Per finire, un accenno a due ultime questioni.
La prima è l'incompatibilità tra individuo e gruppo, quando il gruppo non è formato da individui.
Cioè se il gruppo funziona da stampella per soggetti che da soli non sono in grado di delineare
un proprio percorso. In questo caso il "collettivo" si fa forte delle posizioni e delle pratiche
espresse dai suoi leader e diventa impossibile un rapporto individuale con tale monolito.

È quello che è successo a Cà Favale dove la contrapposizione è nata tra il "collettivo forte" e
gli unici due che non ne facevano parte. Enza e Vanja, ovvero la famiglia Siccardi, alias i
proprietari. L'identificazione familiare, pur partendo da un dato di fatto incontestabile
costruisce un castello di comodo che vanifica l'individualità di entrambi. Il confronto a
Cà Favale, posto da noi su tutt'altre basi, costretto sul binario morto di un buonsenso
comune, lasciava pochi dubbi su quello che sarebbe stato l'esito della situazione.

Finita, come spesso è successo nella storia delle "comuni", la storia della comune cafavalese,
resta aperta la possibilità di instaurare tra queste mura e non solo relazioni tra individui
che anziché affievolirsi trovino la forza e la capacità di consolidarsi col passare degli anni.

Enza e Vanja, da ca favale ... con furore e pachidermica determinazione