Venerdì 17 aprile, a partire dalle ore 19 a Vag61
Buon lavoro, maledetto lavoro /3 - Quando gli operai decidevano
Non pagheremo noi la vostra crisi!
BUON LAVORO, MALEDETTO LAVORO...
Un ciclo di cineforum, assemblee, dibattiti su lavoro e precarietà
5 Venerdì al Vag61 di Bologna - Via Paolo Fabbri 110 (vicino al ponte S.
Donato, bus 20-37)
> Leggi il documento di presentazione della rassegna:
http://www.vag61.info/vag61/articles/art_4056.html
VENERDI' 17 APRILE
Quando gli operai decidevano: le Assemblee Autonome degli anni '70, Autonomia ed
autorganizzazione oggi
Organizzata con il Centro di Documentazione sui Movimenti Francesco Lo Russo -
Carlo Giuliani, questa giornata tenta di raccontare cosa è stato e ha
rappresentato il movimento dell'autonomia visto attraverso le esperienze delle
assemblee e dei raggruppamenti autonomi di fabbrica e di domandarsi se e in
quali forme si manifestino l'autonomia e l'autorganizzazione dei lavoratori ai
nostri giorni.
"Gli operai nella fabbrica non vanno per fare le inchieste, ma perché ci
sono costretti. Il lavoro non è un modo di vivere, ma l'obbligo di
vendersi per vivere. Ed è lottando contro il lavoro, contro questa vendita
forzata di sé stessi che si scontrano contro le regole della società. Ed è
lottando per lavorare meno, per non morire più avvelenati dal lavoro, che
lottano anche contro la nocività. Perché nocivo è alzarsi tutte le mattine per
andare a lavorare, nocivo è seguire i ritmi, i modi della produzione, nocivo è
fare i turni, nocivo è andarsene a casa con un salario che ti costringe il
giorno dopo a tornare in fabbrica."
Assemblea Autonoma di Porto Marghera
Ore 19.00- 20.30:
>>> Proiezione dei documentari di Manuela Pellarin, "Porto Marghera:gli
ultimi fuochi" e "Gli anni sospesi"
>>> Intervento di Devi Sacchetto (Università di Padova)- Soggettività
politica a Porto Marghera: origini e sviluppo dell'Assemblea autonoma.
Scheda del documentario:
Porto Marghera: gli ultimi fuochi
Soggetto e sceneggiatura: Manuela Pellarin, Enrico Soci; fotografia: Giovanni
Andreotta; montaggio: Massimiliano Corò; consulenza storica: Cesco Chinello;
produzione: Controcampo Produzioni S.r.l. Durata: 54 min. - Italia, 2004
Il titolo del documentario ha diversi significati: la parola "fuoco"
significa sia "fiamma o incendio", sia "sparo". In
questo caso, il termine si riferisce anche alle fiamme che fuoriescono dal
Petrolchimico, che rendono la zona industriale di Porto Marghera visibile a
diversi chilometri di distanza. Il futuro del polo chimico industriale è oggi
segnato: i danni ambientali che ha causato non possono essere ignorati, così
come le centinaia di morti di cancro. La parte più inquinante della produzione
industriale è stata delocalizzata in Asia orientale, ma l'Italia continua
ad essere uno dei più importanti produttori di Pvc.
Nel documentario, il falò acceso nella fabbrica dismessa, dove gli immigrati
irregolari cercano di scaldarsi, è un simbolo della nuova composizione di
classe, che ha trasformato un paese di emigrazione in un paese di immigrazione.
Ma la frase "gli ultimi fuochi" si riferisce anche alla stagione di
lotte che ha travolto quest'area industriale negli anni Sessanta e
Settanta. Lotte che hanno caratterizzato l'area e lasciato un impatto
duraturo su di essa. Talvolta la storia ha dei violenti sussulti: negli anni
'60 contadini provenienti da varie parti del Veneto furono catapultati in
uno dei centri più caldi di elaborazione politica realizzato dalla classe
operaia. Prima, la classe operaia non aveva mai identificato così chiaramente
la fabbrica come la causa dei disagi più gravi e come l'elemento che
annienta la vita. Proprio questa insistenza sulla nocività del lavoro, non solo
nell'industria chimica ma, oggi, ad esempio anche dei lavoratori precari
dei call center, ci impone di leggere questa storia non come repertorio da
museo, ma come parte di una tradizione operaia che parla al nostro presente.
Mettendo in stato d'accusa i modi e i rapporti di lavoro, oggi.
Il sindacato, e in particolare la Cgil, espulse gli organizzatori delle proteste
che si stavano estendendo da Porto Marghera al resto del Veneto. Ma questa
nebulosa riuscì a creare forme di organizzazione autonoma. L'Assemblea
Autonoma di Porto Marghera nei primi anni Settanta organizzò non solo le lotte
nelle fabbriche dell'area industriale, ma anche le occupazioni delle
case, la formazione di comitati di quartiere e le lotte di autoriduzione dei
prezzi. Con migliaia di lavoratori e cittadini, arrivò anche a bruciare le
bollette dell'elettricità.
ore 21.00 - 21.30:
>>> breve aperitivo con stuzzichini
A seguire:
>>> Dibattito con:
- Sandro Mezzadra (Università di Bologna): Le assemblee autonome e i
comitati operai nelle fabbriche degli anni '70
- Emilio Mentasti, autore del libro La guardia rossa racconta. Storia del
Comitato operaio della Magneti Marelli
- Valerio Monteventi: due esperienze bolognesi: il Comitato operaio della Ducati
ed il Coordinamento fabbriche di S.Viola
- Alessandro Palmi: la Lista Stralcio e il primo movimento dei precari della
Fiera di Bologna