[inquieto] una bozza di volantone per r/esistere in citta'..…

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Author: ca_favale_mlist
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Old-Topics: [inquieto] r/esistere in citta' ...
Subject: [inquieto] una bozza di volantone per r/esistere in citta'... aspettiamocommenti, revisioni, critiche ecc ecc!
Resistere, accanto all'immagine monolitica e statica che evoca –
l'olivo secolare che resiste alle intemperie – ha un contenuto attivo.
Che si conserva nel suo sostantivo – Resistenza – ed e' presente negli
affini reagire, reazione. Privato della parte attiva si riduce a un
reperto da museo (come gli ori etruschi) o da commemorazione (la
Resistenza).

L'appuntamento in citta' di Resistere si basa sull'ipotesi, tutta da
verificare, che nell'odierno tessuto urbano, fatto di luoghi e persone
sovradeterminati, sia possibile trovare un modo per non cedere alla
rassegnazione, vivacchiando in enclave asfittiche, e reagire non solo al
mercato e alle sue leggi, ma anche all'addomesticamento, al senso di
appartenenza fittizio, all'identeficazione del benessere individuale con
quello collettivo e statuale – la piu' grande mistificazione istillata
pian piano nelle coscienze da quegli acuti strateghi della “sinistra
storica”, che oggi assistono impotenti alla loro cancellazione dal
panorama politico del paese.

Tra i “combattenti per la patria”, ormai imbalsamati nel cerimoniale di
rito che ogni anno celebra la “lotta di liberazione” vi era chi ha
venduto cara la pelle, o l'ha portata in salvo, perseguendo un ideale di
uguaglianza e liberta` che e' falso e astorico infagottare nel
tricolore.
Certo, la storia successiva ha insegnato a tutti che non esistono
scorciatoie per conquistarsi un mondo degno di essere vissuto. Se il
“paese-guida”, l'ex urss, ha mostrato nei fatti di essere una “tigre di
carta”, il partito egemone della cosiddetta “sinistra” ha reso evidente
che gli ideali, le passioni, la lotta per la vita contro lo
sfruttamento, l'oppressione, l'alienazione non si tramandano per via
burocratica o gerarchica: da sempre, infatti, ogni apparato difende solo
se stesso e la propria sopravvivenza come casta edulcorando, smussando,
svilendo fino a renderle pura parodia le idee di rivolta che pure gli
individui coltivano di fronte all'imposizione del “credere, obbedire,
combattere” di mussoliniana memoria e delle sue varianti piu' recenti.
Fa un po' schifo sentire i vari imbonitori (che siano sociologi,
politici, vescovi oppure “opinion maker” poco importa) parlare di crisi
dei valori quando l'unico valore che la classe imprenditoriale persegue
e` quello del profitto – costi quel che costi in termini sociali e
naturali, mentre dal canto loro sindacati e partiti di sinistra non sono
mai stati capaci di affermare, sostenere, alimentare, o meglio hanno
scientemente rifiutato di farlo, idee e pratiche di rifiuto dello
sfruttamento, evitando con cura di ricercare e combattere i presupposti
di base e i molteplici addentellati che lo rendono ormai “naturale e
indiscutibile”:
la famiglia, col suo corollario di legami non d'amore ma di interesse,
di mutui per la casa, bimbi da crescere, asili e scuole in cui
parcheggiarli perche` assimilino come inevitabile la morale comune e la
logica autoritaria su cui si fonda, pediatri e medici che con infinita
presunzione e sicumera propinano a ogni eta` il rimedio indiscutibile
per ogni problema, dal rimedio classico, studiato a scuola e
sponsorizzato dall'industria farmaceutica a quello alternativo, per i
palati piu` sofisticati...
la morale, che spinge chi mesta nel torbido a proporre la castrazione
chimica per gli stupratori quando ognuno sa che il luogo principale dove
prospera la violenza sessuale e` l'ambito domestico (violenza sessuale
non e' solo stupro) e quando la ricerca del piacere e` da sempre inibita
come istinto naturale, mentre prospera, in simbiosi con l'economia, nei
villaggi turistici, nelle “case chiuse”, nel rapporto sesso-mantenimento
che troppo spesso sostituisce la passione tra le pareti familiari.
la religione, che da esperienza individuale si e` trasformata in
apparato gerarchico, basato su riti e regole, in combutta con gli stati,
e da loro finanziato e sostenuto.

Se la sinistra non e' portatrice di valori che la differenziano dalla
destra, che cosa possono fare i suoi orfani a parte il flagellarsi, il
mugugnare, l'insistere masochistico e molto democratico nella creazione
di comitati impotenti? Alcuni salteranno sul carro al momento vincente,
pronti a fare autocritica al primo sentore che i giochi cambiano. Altri
si ritireranno nell'asfittico “privato”, raccontandosi e raccontando che
“non c'e' niente da fare”. Ma esistono anche quelli che non si
considerano orfani, e neppure reduci di tante battaglie perse. Che
combattono ogni giorno contro le difficolta' e contro la forza sottile e
malsana dell'assuefazione, del lasciar correre, del pensare in piccolo
perche` il grande e' troppo complesso.
In un impeto di ottimismo viene da pensare che bastera` sostituire
all'immane paralisi un principio di moto, per far tornare a fluire un
corpo sociale ridotto a mummia – e` questo principio di moto, di
movimento la spinta piu` faticosa, la scrollata piu` energica da
imprimere.

Per una settimana ci incontreremo nelle strade e nelle piazze di genova,
dormendo nei pochi parchi della citta`, cucinando e mangiando nelle
piazze, facendo baccano per la strada. E` il tempo a giocare dalla
nostra parte: la volonta` di sottrarsi alle regole – prime fra tutte, la
regola del salario – porta alla costruzione di una societa` che vive di
tempi propri, e che alimenta ritmi meno alienati rispetto alla frenesia
del lavoro / consumo metropolitano. Si tratta di darsi dei ritmi
funzionali alla vita che vogliamo condurre, ripercorrendo criticamente
le tappe che hanno portato all'oggi, riallacciando quei rapporti
fondamentali alla vita stessa e abdicando alla servitu` nei confronti
delle regole sociali che non condividiamo a partire dalle radici.

Quando la critica all'esistente va a monte di tutto re-inserendo l'uomo
nei contesti in cui vive – fatti di terra, mare, montagna, cemento
saranno i contesti stessi a suggerirci con la loro storia in che
direzione volgerci. Oggi, ci vacillano le gambe: che fare a Genova?

Muovendoci nell'ambito dell'ignoto, abbiamo deciso di farci sentire, a
gran voce, dalle varie anime che popolano questa lingua di terra –
anche, e soprattutto, per far sentire in citta' il nostro grido – per
poter, con tutti quanti si avvicineranno, ragionare sull'insieme delle
nostre vite - e per tastare, a un primo grido di allarme, qual'e` la
reattivita` residua, quali i desideri di riscossa, quale la propensione
a scavarsi la fossa anzitempo...

A darci spunti, alcune pratiche malate che vediamo affermarsi sempre
piu` sovente...
la somministrazione forzata di psicofarmaci, anche ai bambini,
l'abitudine sempre piu` dilagante del controllare e dell'essere
controllati fino ad arrivare all'autocontrollo in stile “nordico”,
ultima tappa prima dell'assuefazione totale a qualsiasi comandamento;
i sentimenti teleguidati di odio, d'amore, di rabbia... le ronde contro
il “barbaro” di turno... in questa italietta mai una volta che accada
come in francia o grecia, a sfociare in una sana rabbia proletaria
contro l'estabilishment tout court: politici, banchieri, imprenditori,
veline della tv, giornalisti, scienziati... unti, grassi e pasciuti,
sicuramente piu` responsabili di altri della gran parte dei disastri del
mondo.

Il senso impersonale del vivere moderno, dove vite sempre piu` simili
tra loro vissute a guisa di macchine fanno scomparire dall'orizzonte
passione, estro, fantasia – ricordando pero' che noi stessi siamo i
primi responsabili di quel che facciamo -e che non facciamo- di fronte
agli altri – e fin che gli “altri” non fiatano, potremo condurre la
nostra miserabile vita – ma, in un contesto piu` umano, non sara' piu`
possibile – o per lo meno, se ne pagheranno le conseguenze!

C'e' da fare a piene mani su tutti i campi e su tutti i versanti...
aprofittiamo della crisi del sistema!