[Badgirlz-list] volantino antipsichiatrico contro il wpa per…

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Autore: Errata
Data:  
To: l38squatter
CC: badgirlz-list
Oggetto: [Badgirlz-list] volantino antipsichiatrico contro il wpa per il 4 aprile + aboliamo l'elettroschock!!




Psichiatri giù le mani dalle nostre esistenze !!!



Come collettivi antipsichiatrici saremo presenti
con un banchino di controinformazione e distribuzione materiale la
mattina del 4 aprile in
piazza S. Maria Novella a partire dalle ore 10 per contestare il
perpetuarsi di tutte le pratiche psichiatriche e per smascherare
l’interesse economico che si cela dietro l’invenzione di nuove malattie
per promuovere la vendita di nuovi farmaci.
Nel pomeriggio saremo presenti al corteo contro la cementificazione
selvaggia e
contro lo sgombero del csa nEXt-emerson
(partenza alle 15 da piazza S.Marco) con uno spezzone antipsichiatrico.
Non lasciamo in pace chi porta avanti da più di un secolo una guerra
quotidiana contro la libertà individuale! Psichiatri giù le mani dalle
nostre esistenze!!!!
Siete tutt* invitati a partecipare.
sotto il volantino che distribuiremo durante la giornata del 4 aprile.



collettivo antipsichiatrico Violetta Van Gogh-Firenze
collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud-Pisa





Psichiatri giù le mani dalle nostre esistenze !!!




Dall’1 al 4 aprile si terrà a Firenze un convegno internazionale di
psichiatria organizzato dal WPA (World Psychiatric Association. Il sito del WPA è www.wpanet.org e quello con il programma è
www.wpa2009florence.org ), durante
il quale psichiatri, esponenti delle multinazionali del farmaco e
associazioni di familiari faranno il punto della situazione sui
trattamenti attualmente in uso per i cosiddetti “disturbi mentali” e
pianificheranno nuovi sistemi di intervento a livello mondiale.
Leggendo il programma di questo mega-congresso ci si rende subito conto
di come oggi la falsa scienza psichiatrica abbia notevolmente ampliato
il proprio campo d’intervento.
Invadendo le nostre esistenze, sminuisce le sofferenze umane riducendole
a disturbi biochimici del cervello, sempre più interpretati come
patologie genetiche del soggetto.
Se è vero che assistiamo ad una sistematica diffusione del disagio, è
vero anche che le cause vanno ricercate nella società in cui viviamo e
nello stile di vita che ci viene imposto che esige sempre più efficienza
e concorrenzialità. In cambio ci viene offerta una precarietà sempre più
diffusa che genera senso di inadeguatezza e ostacola prospettive di
emancipazione.
Come risposta a ciò abbiamo la medicalizzazione di quelli che sono gli
eventi naturali della vita e di quei comportamenti non conformi agli
standard sociali. Le reazioni dell’individuo al carico di stress cui si
trova sottoposto vengono interpretate quali sintomi di malattia e le
risposte che riceviamo sono sempre dello stesso tipo: diagnosi-etichetta
e cura farmacologica.
Noi tutti scontiamo il peso di questa odierna esondazione psichiatrica,
che ha portato alla medicalizzazione delle nostre vite dalla crescita –
attraverso malattie create ad hoc per bambini vivaci – fino alla
vecchiaia, intromettendosi fin nella nostra sfera più privata laddove
pretende di “curare” il nostro approccio al cibo, alla sessualità e alla
sofferenza.
Alcuni ambiti di ingerenza della salute mentale derivano dal passato:
pensiamo alle nuove forme di “isteria femminile”, legate al ciclo
mestruale, alla gravidanza, al parto e alla menopausa, come se i
problemi dell’essere donna oggi fossero legati alla biologia. Altri
settori di intervento sono invece più nuovi come l’inquietante
psichiatrizzazione dell’infanzia e il ritorno in auge
dell’etnopsichiatria.
In un sistema economico e sociale basato sulla disuguaglianza e sulla
discriminazione, espliciti bisogni, come quello dell’autodeterminazione,
dell’integrazione, del lavoro e della casa, vengono considerati e
trattati come disturbi della mente.
In Italia, nonostante la tanto decantata chiusura dei manicomi, questi
continuano ad esistere nei servizi psichiatrici territoriali in cui si
riscontrano gli stessi meccanismi lesivi delle libertà individuali
(etichettamento, esclusione, ecc) e le medesime pratiche coercitive
(TSO, costrizione ai letti, farmaci come nuove camicie di forza,
pratiche aberranti come l’elettroshock).

Sempre pronta a pubblicizzare nuove ed inesistenti malattie allo scopo di
allargare il proprio bacino d’utenza per arricchire le tasche delle
multinazionali farmaceutiche, la psichiatria serve ad arginare qualsiasi
critica sociale e a normalizzare quei comportamenti ritenuti
“pericolosi” poiché non conformi al mantenimento dello status quo, al
fine di estendere il controllo sociale e la possibilità di intervento
normalizzante da parte delle istituzioni.

Siamo qui per contestare ancora una volta il perpetuarsi di tutte le
pratiche psichiatriche e per smascherare l’interesse economico che si
cela dietro l’invenzione di nuove malattie per promuovere la vendita di
nuovi farmaci.
Non lasciamo in pace chi porta avanti da più di un secolo una guerra
quotidiana contro la libertà individuale!




collettivo antipsichiatrico Violetta Van Gogh - Firenze

    [ www.violetta.noblogs.org  ]



collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud – Pisa
    [ www.artaudpisa.noblogs.org ]





aboliamo l'elettroschock!!!







È del 17 marzo 2009 un articolo uscito su La Repubblica in cui si mette
in risalto come in merito all’applicazione della terapia
elettroconvulsivante la Regione Toscana applichi «regole più severe» a
tutela del paziente.
Effettivamente la Regione Toscana si è distinta, insieme ad altre, nella
volontà di porre un limite all’uso della TEC. Con la legge regionale
n.39 del 18 ottobre 2002 «in materia di applicazione della terapia
elettroconvulsivante, la transorbitale e altri simili interventi di
psicochirurgia» venivano, infatti, poste alcune restrizioni all’uso
dell’elettroshock. Nell’articolo 3 commi 2 e 3 si stabiliva che la TEC
può essere praticata solo con il «consenso libero, consapevole,
attuale e manifesto» del paziente e che a tale fine lo psichiatria
deve fornire esaurienti informazioni sugli effetti collaterali e sui
possibili metodi alternativi. Se ne sconsigliava inoltre l’utilizzo su
minori, anziani oltre i sessantacinque anni e donne in stato di
gravidanza e si vietava l’uso di lobotomia prefrontale e transorbitale e
di altri simili interventi di psicochirurgia. Al comma 4 si stabilivano
inoltre apposite linee guida sull`utilizzo dell’elettroshock e le
procedure relative al consenso e all`autorizzazione adottate dalla
Giunta regionale.
La Corte Costituzionale ha abolito nel dicembre 2002 questi passaggi
(commi 2 e 3 perché la Giunta Regionale non ha il diritto di dare
indicazioni su singole terapie, comma 4 per illegittimità
costituzionale). Rimanevano gli articoli 1 e 2 e l’articolo 4 in cui,
«considerata la non univocità dei dati di letteratura e le
discordanze che caratterizzano il dibattito sulla TEC nella
comunità scientifica», si avviava una Commissione Consiliare competente
a svolgere un’azione di monitoraggio, sorveglianza e valutazione.
Il fatto che la Regione operi un monitoraggio sulla terapia
elettroconvulsivante e sottolinei l’esigenza di un maggiore consenso
informato è sicuramente apprezzabile, ma la spinosa questione
dell’elettroshock rimane tutt’altro che risolta.
Da anni lottiamo affinché il consenso informato, previsto legalmente in
materia psichiatrica, venga effettivamente garantito al paziente - che
ha il diritto di sapere gli effetti collaterali ed i rischi in cui
incorre sottoponendosi a tale trattamento. Problema che si ripropone in
tutti gli ambiti dell’istituzione psichiatrica, primo fra tutti quello
delle terapie farmacologiche nel quale vige la più totale
disinformazione.

Ma soprattutto, al di là del consenso informato, rimangono la brutalità
di questa tecnica, la sua totale mancanza di validità scientifica e
l’assenza di un valore terapeutico comprovato.
I meccanismi di azione della TEC non sono noti. Per la psichiatria
«rimane irrisolto il problema di come la convulsione cerebrale provochi
le modificazioni psichiche» e «non è chiaro quali e in che modo queste
modificazioni (dei neurotrasmettitori e dei meccanismi recettoriali)
siano correlate all’effetto terapeutico» (G. B. Cassano, Manuale di
Psichiatria). Ma per chi subisce tale trattamento i danni cerebrali sono
ben evidenti e possono essere rilevati attraverso autopsie e variazioni
elettroencefalografiche anche dopo dieci o venti anni dallo shock.
Migliorandone le garanzie burocratiche, così come introducendo alcune
modifiche nel trattamento (anestesia totale e farmaci miorilassanti che
impediscono le contrazioni muscolari in precedenza diffuse a tutto il
corpo con la conseguente rottura di denti ed ossa) non si cambia la
sostanza della TEC. L’elettroshock deve essere abolito!
Ricordiamo inoltre che, al di là dei buoni propositi di alcune singole
regioni, la situazione a livello nazionale verte su tutt’altre posizioni.
Se nel 1996 una circolare dell’allora Ministro della Sanità R. Bindi
definiva l'elettroshock «presidio terapeutico di provata efficacia»,
nel mese di marzo dello scorso anno usciva una petizione del Congresso
Nazionale della Società Italiana di Psicopatologia, appoggiata
dall'AITEC (Associazione Italiana Terapia Elettroconvulsivante) per
aumentare i centri clinici autorizzati a praticare la TEC con
l’obbiettivo di arrivare ad almeno un servizio per ogni milione di
abitante in tutte le regioni d'Italia. È inoltre di ieri un allucinante
articolo, pubblicato al corriere della sera, che pubblicizza uno studio
del Policlinico di Milano in cui si paragona il cervello ad una pila:
«se il cervello fosse come una pila, la depressione potrebbe essere
vista come se il livello della batteria fosse basso. Perché allora non
ricaricare un cervello gravemente depresso con la corrente?»
Ci teniamo a ribadire che l’elettroshock è una disumana violenza e un
attacco all'integrità psicologica e culturale dell’individuo che lo
subisce. Insieme ad altre comuni pratiche della psichiatria come il TSO
(Trattamento Sanitario Obbligatorio), la terapia elettroconvulsivante è
un esempio se non l’icona della coercizione e dell’arbitrio esercitato
dalla psichiatria e dalla società nei confronti di chi non vuole
normalizzarsi alle sue regole.

Il collettivo antipsichiatrico Antonino Artaud-pisa









http://violetta.noblogs.org/post/2009/03/22/aboliamo-l-elettroschock